Sei fermo, in mezzo alla strada. Un gruppo di uomini sfila accanto a te. Non riescono a reggersi in piedi, uno di loro cade a terra. Qualcuno gli intima di alzarsi, poi gli spara in testa. Quegli uomini sono ebrei. Chi spara è un nazista. Un attimo dopo, sei in mezzo a una foresta. Intorno a te alberi e corpi privi di vita. Un cadavere giace qualche metro più in là, completamente nudo, martoriato.
Sono solo alcuni dei momenti di Tales of the March, la marcia (dei deportati) raccontata in realtà virtuale e basata sulle testimonianze dei sopravvissuti all’Olocausto: un progetto di Stefano Casertano, presentato fuori concorso nella sezione Biennale College Cinema – VR, che racconta il terribile inverno del 1944 in cui le SS costrinsero circa 700.000 prigionieri a raggiungere a piedi la Germania. Provati dalla permanenza nei campi di concentramento, gli uomini avanzano mentre l’utente ascolta le parole del protagonista Eithan.
“Siamo arrivati a Biennale College con un progetto da 220.000 euro. La storia è rimasta quasi invariata, ma ci hanno aiutato ad affinarla, a creare una struttura circolare”, racconta Casertano. “Nel College ci si confronta, si scambiano idee con persone di altri settori, ed è un grande elemento di crescita”.
Tales of the March, tra pavimento in betulla e Bastardi senza gloria
Proprio come fa con il cinema “tradizionale”, Biennale College sostiene anche i professionisti della VR con workshop per lo sviluppo dei progetti, finanziati fino a 75.000 euro. Ma per Tales of the March sono stati fondamentali gli investimenti privati, che dimostrano quanto il mondo VR interessi un mercato in costante espansione: “Volevamo creare un progetto ‘full immersive’. Durante la fase di sviluppo ci siamo accorti che i soldi non bastavano, ma grazie a investimenti esterni, e donazioni private, abbiamo portato a termine il lavoro. Sarà presto distribuito dalla Rai”.
Una ricostruzione che mette l’utente al centro di una stanza, tra rami di betulla e pavimento d’ardesia e roccia, su cui muoversi durante l’esperienza. Tales of the March ha richiesto quattro giorni di riprese nel Brandeburgo per un’opera “pensata per essere completamente immersiva”, continua l’ideatore. Gli abiti indossati dai prigionieri sono gli stessi utilizzati dalle comparse di Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino.
Un progetto VR che conserva la memoria e la racchiude in un visore, consegnandola alle generazioni del futuro: “La VR produce una copia della realtà non del tutto veritiera. Ma noi abbiamo giocato proprio con questa limitazione, soprattutto sensoriale. Gli ebrei deportati, in marcia, possono guardare solo in avanti, in un’unica direzione. Gli uomini liberi possono spaziare con lo sguardo”.
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