Le “arti marziali miste” femminili (MMA, “mixed martial arts”) non si erano mai viste nel cinema italiano. Ci ha pensato Massimiliano Zanin a rimediare, al suo primo film di finzione dopo i documentari Istintobrass del 2013 e Inferno rosso. Joe D’Amato sulla via dell’eccesso del 2021.
“Non so spiegare bene questo desiderio, ma sognavo da sempre di realizzare un film sportivo al femminile”, spiega il regista, 52 anni, parlando di The Cage – Nella gabbia, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2023, nella sezione autonoma di Alice nella città. “È una disciplina praticata poco in Italia, molto più in Asia o negli Stati Uniti. Si combatte realmente dentro una gabbia: volevo che quel recinto fisico diventasse anche un confine metaforico che i miei personaggi devono superare”.
Arti marziali e il lavoro nello zoo
La protagonista è la romana Aurora Giovanazzo, 21 anni, nel ruolo di Giulia, ragazza che dopo aver vissuto un evento traumatico – la perdita di un figlio ancora in grembo sul ring – decide di uscire dal circolo vizioso in cui è bloccata.
C’è la relazione col fidanzato Alessandro (Brando Pacitto), geloso e insicuro. C’è la comunità religiosa che frequentano, in cui non si sente capita. E c’è il lavoro allo zoo, metafora del suo stato d’animo – quello di un animale in gabbia. La stessa gabbia che, a volte, le persone si costruiscono da sole: “È l’atteggiamento che hanno i buoni – spiega Giovinazzo – Che per paura di far soffrire l’altro finiscono per smettere di amare se stessi. Ma c’è sempre una goccia che fa traboccare il vaso. E Giulia trova il coraggio di ribellarsi con la forza di una tigre”.
Nonostante la sua corporatura minuta, l’attrice ha avuto la fortuna di essere seguita dal romano Alessio Sakara, campione di arti marziali (tra i “massimi leggeri” più forti al mondo) che l’ha aiutata a cambiare fisico e postura, facendole mettere da parte i trascorsi da ballerina per trasformarla in un’autentica lottatrice. “Anche il corpo è una forma di comunicazione”, racconta l’attrice, in riferimento al lavoro sulla fisicità del personaggio di Giulia.
“L’esperienza del ballo mi aiuta tantissimo a stare in scena. Favorisce un rapporto familiare col corpo ed è uno strumento utile per interpretare ruoli diversi: il passato da danzatrice mi rende più sciolta se devo impersonare una persona sicura di sé, oppure mi aiuta a incurvare correttamente la postura se il personaggio è timido. Per The Cage è stato complesso perché ho dovuto “scomporre” il mio corpo, che si portava dietro dodici anni di danza. Dodici anni di punte in su, schiena dritta, sedere di fuori, che per l’MMA sono diventati piedi a terra, schiena piegata, gambe larghe”.
La genesi di The Cage
A insegnare a Giulia i trucchetti per superare i suoi stessi ostacoli è l’allenatrice Serena, una Valeria Solarino entrata in corsa nel progetto. “La genesi di The Cage – Nella gabbia è stata molto lunga”, racconta il regista.
“Inizialmente al centro c’era il wrestling, poi l’MMA. La protagonista doveva essere Serena Grandi, un’allenatrice che si innamorava di una sua alunna. La storia poi si è rivoluzionata, è entrata Claudia De Angelis per la prima stesura della sceneggiatura e a quel punto il film è diventato più sportivo che sentimentale. Inoltre c’è stato un evento scatenante che ha cambiato la mia visione sulla ‘gabbia’: sono stato per un mese chiuso in una stanza d’ospedale, dove ho capito bene come ci si senta quando si è in isolamento”.
Non solo Serena Grandi: anche un altro nome era stato fatto per interpretare il ruolo di quello che è diventato il personaggio di Serena. “Doveva essere Asia Argento – continua Zanin – Avevamo già fatto un gran lavoro di preparazione insieme, ma a dieci giorni dalle riprese la sua visione del personaggio e della storia non coincideva più con alcuni cambiamenti della sceneggiatura. In quel momento, Valeria Solarino si è liberata. Una scintilla. Ha un viso che ho sempre trovato molto interessante e che è stato stimolante da adattare a un contesto così lontano dalla sua eleganza. Sul set la chiamavo posh spicy, come fosse una delle Space Girls. L’ho sporcata, le ho applicato tatuaggi e cicatrici. Poi Sakara ha fatto il resto. Lei, in cambio, ha dato tutta la sua intensità, risultando credibile fin da subito”.
Prevedere le mosse dell’avversario
“Ognuno porta un po’ di sé nei personaggi, ma studiando il linguaggio dell’MMA spero di essere riuscita a dare spessore a Serena”, commenta Valeria Solarino, che sabato 28 ottobre riceverà il premio Q-cultura per il suo impegno sociale e artistico. “Era uno sport che non conoscevo, ma che funziona come una partita a scacchi. Bisogna prevedere ogni mossa dell’avversario, solo così si ha la possibilità di vincere. Dice Patrizio Oliva, ex pugile italiano: ‘l’avversario non è un nemico, è colui che ti dà l’occasione di esprimerti. Per questo, per me, è addirittura un migliore amico”.
Mentre l’allenatrice Serena cerca di spingere Giulia a superare i propri limiti, Massimiliano Zanin con The Cage – Nella gabbia tenta di raccontare il raggiungimento di una libertà che sembra sempre troppo lontana: “Non credo che si sia mai veramente liberi. Tutti vivono nelle proprie gabbie, nei propri limiti. A volte ci illudiamo di essere liberi, ma spesso siamo noi stessi a chiuderci in un recinto. La verità è che essere liberi ha un prezzo”.
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