Una ragazza con un passato da sportiva che sogna il cinema da quando era bambina, il primo impiego come runner di una troupe, una storia d’amore con l’attrice protagonista e poi il passato dell’attrice che bussa alla porta con una pistola. Runner di Nicola Barnaba è un action movie, quasi tutto fughe, inseguimenti e prove da trovare e da salvare per riuscire a scagionarsi, il tutto in un labirintico hotel isolato nel mezzo della Calabria.
In concorso al Noir in festival di Milano, la storia di Lisa (Matilde Gioli) rincorsa da Bosco (Francesco Montanari), un poliziotto-criminale deciso a farla apparire colpevole di un omicidio che non ha commesso, si inserisce con leggerezza e ironia nel filone dei film d’azione. Il film è prodotto dalla società di produzione cinematografica Camaleo e sarà prossimamente al cinema distribuito da Plaion Pictures.
Barnaba, i suoi lungometraggi precedenti erano comici, come mai ha cambiato genere?
In realtà la commedia non è proprio il mio genere. Prima di questo ho diretto tre lungometraggi. Il primo era Una cella in due con Maurizio Battista ed Enzo Salvi, effettivamente un film comico. Ma non era un film mio: sono stato chiamato all’ultimo dalla produzione per sostituire il regista con cui c’erano stati dei problemi. Nonostante ciò è venuto bene, gira ancora in televisione. E poi ho fatto un’altra commedia, anche quella mi è stata offerta: Ciao Brother con due comici romani, Pablo Pedro. Con loro mi sono molto divertito. Prima di Ciao Brother avevo anche girato un piccolo horror molto low budget ma molto più “mio”. Runner è di nuovo farina del mio sacco, ma con una produzione vera dietro.
Poi in realtà ho lavorato su qualsiasi tipo di film perché oltre ad aver diretto questi tre, ho sempre fatto tante altre cose nel cinema: ho lavorato dieci anni con Giorgio Capitani e poi ho fatto montaggio, seconde unità… Qualsiasi cosa pur di stare sul set.
Come la protagonista del suo film…
Infatti. L’idea di una persona appassionata di cinema che nonostante una carriera già avviata in altre cose molla tutto per fare il runner.
E lei cosa faceva prima di approdare al cinema?
In un’altra vita ho preso una laurea in farmacia e ho fatto per un po’ il farmacista, poi ho deciso che non faceva per me.
Come ha scelto questo tipo di soggetto?
L’idea mi è venuta finendo per caso anni fa in un albergo enorme e labirintico: mi piaceva l’atmosfera e l’ho unita alla mia passione per il film di McTiernan Trappola di cristallo (Die Hard). Ho lavorato sui personaggi partendo da me, tanto che Lisa nella prima bozza della sceneggiatura era un personaggio maschile. Ma fra i miei film preferiti ci sono anche quelli di James Cameron, che spesso hanno come protagoniste donne serie e dure che combattono, e ragionandoci su ho deciso di modificare la struttura del film e passare a una protagonista femminile.
Ho avuto l’impressione che la scelta di un personaggio femminile e della storia d’amore fra Lisa e Sonja fosse molto naturale, come se non finalmente ci fosse più bisogno di tematizzarlo.
Non ho trovato difficoltà a costruire il personaggio, per me basta che la storia funzioni e poi i personaggi possono essere uomini, donne, bianchi, neri, l’importante è che siano realistici e reali. Io punto sempre sull’entertainment puro e non vedo difficoltà nel realizzarlo con personaggi di un genere o di un altro. Matilde ne ha fatto un personaggio molto interessante.
Aveva già lavorato con lei?
No, e non avrei immaginato accettasse, invece ci si è buttata a capofitto nel film, ha fatto lei il 90% degli stunt, altro che Tom Cruise. È stata di ispirazione anche per me, è stato molto bello lavorare con lei.
Vi siete confrontati per dar corpo al personaggio.
Io non sono molto rigido su queste cose, la sceneggiatura ha una struttura da seguire ma accetto molto il confronto con gli attori. L’ideale sarebbe fare riunioni prima per decidere insieme determinati passaggi, poi siccome il tempo è sempre poco molto avviene direttamente sul set e questo non è negativo, anzi a volte è molto positivo, e lo è stato anche in questo caso. Cercavamo di trovare sempre insieme le soluzioni migliori per le situazioni in cui ci andavamo a imbattere. Perché poi uno ha in testa delle cose ma quando sei sul set molte cose cambiano e bisogna adattare le scene ai luoghi e alle situazioni: in questo la collaborazione con gli attori è molto importante.
E Francesco Montanari?
Nemmeno con Francesco avevo mai lavorato. Ha dato anche lui un apporto molto importante, ha aggiunto delle belle sfaccettature al personaggio di Bosco: c’era già in sceneggiatura una vena ironica ma lui l’ha molto amplificata, è riuscito a farne un personaggio odioso e carismatico insieme.
Bosco ha dei tratti molto maschilisti che vengono ridicolizzati.
Sì, sottovaluta Lisa e si ritrova a fare un po’ Willy il Coyote della situazione, ne passa di tutti i colori. Ma quel che semini raccogli.
Continuerà a fare film d’azione?
Ho in testa storie di vario tipo e non ho un genere preferito. Direi che mi piacciono le belle storie quindi immagino che in futuro continuerò a passare da un genere all’altro con molta leggerezza. Però di questo genere in particolare mi piacciono i personaggi femminili decisi e forti e spero di trovare una buona storia, magari che possa interessare anche Matilde. E in questo momento mi sembra ce ne sia molto bisogno. Il film esce in un momento molto drammatico. Non so se un personaggio di un film come questo può aiutare qualcuno a reagire a determinate situazioni, io mi auguro di sì. Faccio entertainment, ma se può essere utile ben venga.
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