Sundance 2024, ecco i migliori 15 film del festival secondo i critici di The Hollywood Reporter Usa

Il nuovo Steven Soderbergh su una casa infestata, l'opera di Jesse Eisenberg con Kieran Culkin, il ritorno di Aubrey Plaza e i documentari su Christopher Reeve, sui lavoratori di Amazon e sui cowboy argentini sono tra le pellicole preferite dalle grandi firme di THR

A Different Man

Lo sceneggiatore e regista Aaron Schimberg propone nel suo film un’accattivante sguardo su attori, drammaturghi, ego indagando sulla condizione di individui sfigurati. La provocatoria e cupa commedia di A24 è incentrata su un aspirante attore affetto da neurofibromatosi (interpretato con ironica gravitas da Sebastian Stan) che trova una cura, solo per poi desiderare la vita che aveva quando il suo volto era ancora deforme. Renate Reinsve e Adam Pearson (anch’egli affetto da neurofibromatosi) brillano nei ruoli chiave. – JORDAN MINTZER

Exhibiting Forgiveness

Questo tenero film d’esordio alla regia dell’artista Titus Kaphar è sostenuto da uno stellare André Holland nel ruolo di un pittore che tenta di riconciliarsi con il padre (il meraviglioso John Earl Jelks) su sollecitazione della madre (una sempre preziosa Aunjanue Ellis-Taylor). Preoccupato dalle questioni dell’amore e dell’attaccamento – e sfoggiando un senso della composizione mozzafiato – Kaphar si dimostra un ritrattista acuto e perspicace della vita nera. – LOVIA GYARKYE

Freaky Tales

Se è necessario fare un film dell’MCU perché la coppia di registi Anna Boden e Ryan Fleck (Captain Marvel) si tuffi nel tipo di creatività che Freaky Tales rappresenta, allora fatevi avanti con i supereroi. Nemmeno i caratteristici film indipendenti dei due come Half Nelson e Mississippi Grind possono prepararvi all’energia cinetica, all’immaginazione e alle giuste battaglie – sia a colpi di rap che di lama – di questa lettera d’amore alla Bay Area, raccontata in quattro storie interconnesse di sfortunati protagonisti, Pedro Pascal, Jay Ellis e Ben Mendelsohn. – DAVID ROONEY

Frida

Per la prima volta, la curatrice Carla Gutiérrez (RBG) supera l’etichetta di “icona” per affrontare Frida Kahlo alle sue condizioni, attingendo ai diari e alle lettere illustrate dell’artista messicana. L’avvincente ricchezza d’archivio del documentario comprende anche una straordinaria selezione di fotografie e filmati. Onorando Kahlo senza ricorrere al sensazionalismo, ma lasciandola anche parlare, il film evoca l’incantesimo della compagnia di una persona straordinaria. – SHERI LINDEN

Gaucho Gaucho

Il nuovo film dei documentaristi di The Truffle Hunters Michael Dweck e Gregory Kershaw li porta nella regione montuosa di Salta, nel nord-ovest dell’Argentina, per catturare la passione, la spiritualità e la profonda simbiosi con la natura di una comunità di cowboy e cowgirl. Il film si avvale di personaggi accattivanti che assaporano chiaramente la loro libertà dalla società contemporanea. Ma le vere star sono le magnifiche immagini in bianco e nero. – D.R.

Good One

La modestia del primo lungometraggio di India Donaldson rende la graduale esposizione delle profondità emotive della sua protagonista ancora più affascinante. Contrastando l’intimità del suo sguardo con la bellezza espansiva della sua ambientazione boschiva, il dramma racconta una gita in campeggio di una diciassettenne in procinto di andare al college (Lily Collias), con suo padre (James Le Gros) e il suo migliore amico (Danny McCarthy). È un biglietto da visita eccezionalmente forte sia per lo scrittore-regista che per la giovane protagonista. – D.R.

In the Summers

Il pacato film d’esordio di Alessandra Lacorazza è una sorta di poesia visiva, un’ode avvolgente alle esperienze condivise da un padre e dalle sue figlie. Raccontando la complicata relazione tra un uomo del New Mexico e le sue due figlie nel corso di quattro vacanze estive, il dramma, come il sorprendente Sundance dello scorso anno, All Dirt Roads Taste of Salt, ha un ritmo tutto suo. È un’esplorazione sottile e sensibile del perdono e della guarigione. – L.G.

I Saw the TV Glow

Un fenomenale Justice Smith interpreta un adolescente alienato che trova conforto nell’amicizia con una ragazza (Brigette Lundy-Paine) e nella serie televisiva di fantascienza per giovani adulti che entrambi amano. In uno stile che ricorda il Gregg Araki d’annata, con accenni a Donnie Darko e Buffy l’ammazzavampiri, il dramma sull’angoscia adolescenziale di Jane Schoenbrun parla dei luoghi in cui ci rifugiamo quando non ci sentiamo a casa nel mondo reale – e della brutale realtà che anche la fantasia ha i suoi limiti. – JOURDAIN SEARLES

Luther: Never Too Much

È sorprendente che Luther Vandross non sia mai stato protagonista di un documentario, considerando la sua impronta sull’industria musicale. Dawn Porter rimedia a questa situazione con un ritratto vivace, che fa un uso sorprendente di filmati delle prove, video dei concerti, vecchie interviste con Vandross e altre più recenti con i suoi amici e la sua famiglia. Porter prende l’attenzione dei media sul corpo del cantante R&B (che ha lottato a lungo con il suo peso) come punto di partenza per esaminare il desiderio di Vandross di essere amato. – L.G.

My Old Ass

È sempre una bella sorpresa incontrare un volto nuovo che sia anche una presenza naturale sullo schermo. È questo il caso dell’accattivante Maisy Stella, che interpreta Elliott, un’adolescente in procinto di andare al college, nella calda miscela di commedia, romanticismo e fantasia di Megan Park. Il fatto che la nuova arrivata possa fare da spalla ad Aubrey Plaza, in forma sardonica e impareggiabile nel ruolo della futura Elliott dispensatrice di consigli, non fa che addolcire la situazione. Era dai tempi di Toy Story 3 che un film non era così in sintonia con i teneri sentimenti associati alla partenza da casa e all’addio all’infanzia. – D.R.

Presence

È una sensazione rinvigorente sapere fin dalle prime battute di un film che si è in mani sicure, e Steven Soderbergh trasmette questa sicurezza all’istante in questa storia di fantasmi terrificante che si svolge in un’unica ambientazione. Lucy Liu, Chris Sullivan, Eddy Maday e la nuova arrivata Callina Liang interpretano una famiglia sull’orlo del baratro dopo essersi trasferiti in una nuova casa. È chiaro fin dall’inizio che la casa sarà un personaggio importante. Ma ancora più significativo – e agghiacciante – è il punto di vista dietro la telecamera in soggettiva che dà il titolo a questo film horror magistralmente realizzato. – D.R.

A Real Pain

Un film di coppia che fa ridere a crepapelle, ma che si fa notare per la sua carica emotiva, il secondo film da regista di Jesse Eisenberg segue due cugini (interpretati da Eisenberg e da un fantastico Kieran Culkin) che si recano nella loro casa ancestrale in Polonia per ricordare la nonna. Esplorando il conflitto degli americani alle prese con i propri problemi, anche se minori, e cercando al contempo di essere consapevoli dell’esperienza punitiva subita dai loro anziani, è un film sull’Olocausto con una prospettiva nuova. – D.R.

Sugarcane

Il film di Julian Brave NoiseCat e Emily Kassie indaga sul retaggio abusivo e sull’impatto devastante delle scuole missionarie dei nativi americani gestite dai cattolici in Canada. La sensibilità del film verso il dolore continuo dei suoi soggetti è uno dei suoi principali successi. Tuttavia, i registi gestiscono il loro pesante argomento senza disperarsi, intrecciando sorprendenti momenti di leggerezza, sollevando i loro intervistati e abbracciando il turbolento arco emotivo dell’indagine. – L.G.

Super/Man: The Christopher Reeve Story

Nel loro documentario profondamente commovente e abilmente modulato, Ian Bonhôte e Peter Ettedgui ripercorrono la storia personale e hollywoodiana del protagonista, insieme all’instancabile attivismo per la consapevolezza della disabilità che è scaturito dalla sua paralisi in seguito a un incidente equestre del 1995. Una delle cose che rendono Super/Man così soddisfacente è che, per un film in cui la tragedia e la perdita giocano un ruolo così centrale, è ricco di speranza, gentilezza, gratitudine e resilienza dello spirito umano. – D.R.

Union

Nel loro documentario intelligente, ricco di sfumature e avvincente, Stephen Maing e Brett Story seguono la neonata Amazon Labor Union mentre cerca di organizzare i lavoratori dei magazzini Amazon di Staten Island. Utilizzando tecniche discrete di cinema diretto, il film fa qualcosa di più interessante che raccontare una semplice storia di Davide contro Golia; cattura la frustrazione e l’euforia di cercare di fare la cosa giusta in un momento storico impossibile. – DANIEL FIENBERG