Terni Film Festival, vincono una israeliana e un palestinese. Ma i due registi non salgono insieme sul palco

Sono Iris Zaki e Mohammed Almughanni i vincitori della kermesse dedicata al dialogo tra popoli e religioni. Il premio per la miglior regia è andato a Kasia Smutniak per il documentario Mur. Il direttore artistico Moni Ovadia: "Una storia terribile e dolorosissima"

Di THR ROMA

Sono l’israeliana Iris Zaki e il palestinese Mohammed Almughanni i vincitori della 19/a edizione del Terni Film Festival, kermesse internazionale dedicata al dialogo tra popoli e religioni. Egypt, a Love Song  di Zaki – che racconta la storia della famiglia della regista, originaria dell’Egitto, e discendente da
un matrimonio tra un musulmano e un’ebrea – ha ottenuto infatti l’Angelo per il miglior documentario, mentre An Orange from Jaffa del regista di Gaza – ambientato in un posto di blocco israeliano – quello per il miglior corto. Entrambi hanno ottenuto, inoltre, l’Angelo per la migliore sceneggiatura.

Sia l’Angelo per il miglior Film sia il Premio Signis sono andati invece al messicano The Realm of God di Claudia Sainte-Luce. Il premio per la miglior regia è andato a Kasia Smutniak per il documentario Mur. Particolarmente soddisfatto del risultato il direttore artistico Moni Ovadia: “La vittoria di Iris Zaki e di Mohammed Almughanni, in questo momento assume un valore simbolico per i molti che non sanno quasi niente né di Israele né di Palestina”.
“Io sono ebreo ma sono noto per la mia militanza ultra-quarantennale a sostegno dei diritti del popolo palestinese. In questa storia terribile e dolorosissima c’è un oppressore e un oppresso”, ha aggiunto.

Una visione condivisa dalla stessa Zaki, che ha espresso solidarietà al popolo palestinese e condannato fermamente l’attacco a Gaza del governo israeliano, così come gli insediamenti e le occupazioni. “Nessuna par condicio in questo momento di guerra – ha commentato il direttore generale del festival, Arnaldo Casali – né buonismi, né semplificazioni”. “Non volevamo semplicemente dare un segnale di speranza, ma costruire concretamente il dialogo”, ha aggiunto.

“Non è stato facile. I due registi – ha spiegato – hanno condiviso l’albergo, il ristorante, persino un premio, ma non siamo riusciti a farli salire insieme sul palco”.

“E’ stato doloroso, ma ci ha aiutato a capire quanto sia complessa e tragica la situazione e che senza giustizia non può esserci pace”, ha concluso Casali.

(ANSA)