“Come posso io odiare John Wayne e poi amarlo teneramente quando prende improvvisamente in braccio Natalie Wood negli ultimi minuti di Sentieri Selvaggi?”. È con le parole di Jean-Luc Godard sul poster firmato da Ugo Nespolo in cui declina uno dei più celebri fotogrammi del film di John Ford che si apre la 41ª edizione del Torino Film Festival, diretta per il secondo – e ultimo – anno consecutivo da Steve Della Casa.
Nove giorni di proiezioni (sono 181 i film presentati in selezione ufficiale), masterclass, incontri con il pubblico, anteprime nazionali, mondiali e internazionali che si susseguiranno dal 24 novembre al 2 dicembre in vari luoghi della città.
Dodici i film del concorso, di cui la metà diretti da registe, provenienti da Italia, Canada, Corea del Sud, Argentina e Groenlandia. Commedie e drammi, animazione e thriller in cui il tema della maternità torna a farsi strada in declinazioni differenti in più di un titolo. Ma dove c’è anche spazio per la riflessione storica – presente e passata -, il lutto e le relazioni.
Un concorso di opere prime e seconde che parlano del cinema di domani.
I titoli in concorso al 41º Torino Film Festival:
ABOUT THIRTY di Martín Shanly (Argentina 2023, DCP, 92′)
Un uomo alle soglie della maturità, un coming of age tardivo, una commedia irresistibile e inclassificabile, malinconica e cerebrale.
BIRTH di Jiyoung Yoo (Corea del Sud, 2023, DCP, 155′)
Una gravidanza inattesa spezza l’equilibrio di una coppia. Memore di Lee Chang-dong, un’analisi spietata di sentimenti inconfessabili: egoismo, ambizione, disinteresse.
CAMPING DU LAC di Eléonore Saintagnan (Belgio/Francia, 2023, DCP, 70′)
Un campeggio vista lago come concentrato di miti e leggende. Un elogio del racconto che è anche parabola ecologica. Trasognato, come un film di Luc Moullet.
GRACE di Ilya Povolotsky (Russia, 2023, DCP, 119′)
On the road: una incredibile esperienza sensoriale attraverso le frontiere paesaggistiche, linguistiche e culturali della Russia contemporanea.
KALAK di Isabella Eklöf (Svezia / Danimarca, 2023, DCP, 125′)
Cosa cela dietro quel sorriso spento, Jan? Un trauma scioccante da elaborare, una storia scottante ambientata tra i ghiacci della Groenlandia.
LINDA E IL POLLO! di Chiara Malta, Sébastien Laudenbach (Francia / Italia, 2023, DCP, 76′)
Un maestro dell’animazione francese, una regista da sempre fuori formato, una commedia animata a rotta di collo, anarchica, esilarante, serissima.
NIGHT COURIER di Ali Kalthami (Arabia Saudita, 2023, DCP, 111′)
In una Riyad notturna, ultramoderna e poco vista al cinema, le tragicomiche vicissitudini di un fattorino, metafora di una società in cambiamento.
NON RIATTACCARE di Manfredi Lucibello (Italia, 2023, DCP, 90′)
Come l’incontro tra Locke e La voce umana: un’auto, una donna alla guida, la voce di un uomo al telefono. Una grande prova di Barbara Ronchi.
LA PALISIADA di Philip Sotnychenko (Ucraina, 2023, DCP, 100′)
Due spari, a 25 anni di distanza. E un film (giallo, a modo suo) che mostra i modi in cui la storia ufficiale viene costruita. Col fantasma della verità, ad aleggiare.
THE RAPTURE di Iris Kaltenbäck (Francia, 2023, DCP, 97′)
Celebrato come uno dei migliori esordi dell’anno, la storia di un sogno di maternità disperato, che procura brividi e tenerezza.
ATIKAMEKW SUNS di Chloé Leriche (Canada, 2023, DCP, 103′)
Quebec, 1977: cinque persone della comunità di nativi Atikamekw sono trovate morte. E restano in attesa di giustizia. Una versione intima e umanista di Killers of the Flower Moon.
WHITE PLASTIC SKY di Tibor Bánóczki, Sarolta Szabó (Ungheria / Slovacchia, 2023, DCP. 111′)
In un futuro prossimo, le persone possono scegliere di morire e diventare alberi.
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