Tutto nasce da una lettera di una sedicenne. “Per me Idroscalo è il paradiso, perché la gente deve fermarsi alle apparenze solo perché siamo dimenticati da Dio?”. Silvia Fontana ora ha diciannove anni, partecipa da due anni al Punta Sacra Film Fest, ed è parte della comunità descritta da Francesca Mazzoleni nel suo splendido documentario del 2020, che prende il titolo proprio dal luogo nascosto in bella vista lì, alla foce del Tevere.
Parole che corrono nel vento quelle della giovane romana, arrivate come una missione in cui impegnarsi a Fabia Bettini e Gianluca Giannelli, direttori artistici di Alice nella città, che quel Punta Sacra lo avevano presentato in anteprima nel loro concorso, mostrando i legami che sanno crearsi dentro e fuori un’opera cinematografica, dentro un festival che è qualcosa di più di una rassegna cinematografica. È un mondo che crea altri mondi.
In fondo il cinema questo deve fare, mettere in collegamento. Fare in modo che un’opera non rimanga un monologo, ma diventi una conversazione da portare avanti oltre lo schermo. Punta Sacra Film Fest ne è la prova. E l’investimento civile ed emotivo che stanno mettendo Mazzoleni, ideatrice del festival, insieme a Bettini e Giannelli, ne è un’ulteriore conferma.
“Per la prima volta in questi giorni, sette o otto persone mi hanno chiamata per chiedermi come si arriva a Punta Sacra – racconta Fabia Bettini – Non artisti. Pubblico normale. Gente che vuole davvero venire qui a vedere i film a Idroscalo”. Cominciare a essere “visibili” è l’obiettivo di una comunità di cui si respira l’animo e la natura, un posto “eterno” come lo descrive Mazzoleni, fermo nel tempo come un “classico”.
Idroscalo di Ostia, “classico e eterno”
Effettivamente, un po’ fermo nel tempo, il Punta Sacra Film Fest lo è. All’estremità di un’arena che, proprio come quel Lido, è raccolta in poco spazio e poche sedie, restituendo con ancora più immediatezza il senso di comunione che la manifestazione va a creare, pronta ad accogliere a imbuto e formando un triangolo di terra con bambini che corrono per la strada (l’unica) e gatti che cercano di rubare il cibo dai cartoni della pizza.
L’atmosfera è quella di un piccolo paese, di una collettività con una precisa identità che però non respinge affatto il “nuovo”, “l’estraneo”, ma lo invita a entrare con la curiosità dei tantissimi giovani e qualche occhio sospetto degli adulti. L’attesa, ovviamente, è tutta per loro: attori, registi e artisti del mondo della cultura, del cinema e della tv. Volti che vengono a presentare, quest’anno, i loro film del cuore, da Jasmine Trinca nella prima serata con Lezioni di piano di Jane Campion a Carolina Crescentini e Motta con la favola di Celiné Sciamma Petite Maman.
“Ho scoperto Punta Sacra attraverso un documentario ed io sono romana – racconta Crescentini -. È surreale che non la conoscessi. Voglio venire qui per vedere e portare qualcosa che possa riunire una comunità, far riflettere. Non può rimanere un posto abbandonato”.
Proprio come affermato da Fabia Battini, le persone cominciano a riconoscere nel Punta Sacra Film Fest un evento estivo da seguire, e questo vale anche per amici e colleghi del mondo dello spettacolo, come Andrea Pirroni e Eva Cela, attore comico lui e prossima protagonista di Supersex su Netflix lei – serie diretta, inoltre, proprio da Francesca Mazzoleni.
La coppia sceglie di passare la serata a Ostia in compagnia di Motta, Crescentini e dell’opera di Sciamma. Da chi non sapeva dell’esistenza di questo porto per idrovolanti a chi, invece, lo conosce da sempre: “Io sono nato qui vicino, ora vivo ad Acilia, so bene di cosa si parla quando si nomina Idroscalo – racconta Perroni – Per questo con Eva siamo venuti. Per passare una serata con i nostri amici, ma anche per mandare un segnale”.
La passeggiata di Punta Sacra
Il sole inizia a calare, è il momento della passeggiata. Prima di ogni incontro, nell’attesa della proiezione, agli ospiti viene fatta percorrere la strada per la “punta” di Idroscalo, dove il sole tramonta affogando nel mare.
Una camminata per guardarsi attorno, scrutare quei due o tre pescatori che, ancora in costume, cercano di catturare gli ultimi pesci. E sempre con quei bambini accanto che ti mostrano la via. “Vedi quegli scogli? Sono finti! – rivela la piccola Francesca – Sono stati messi lì così quando fa l’alta marea l’acqua non arriva fin qui”, racconta, ricordando la mareggiata che nel 2022 si è abbattuta sul litorale romano, costringendo le ruspe a “sbracare” (sottolinea sempre Francesca) le abitazioni colpite.
Giochi lasciati in giro, sedie fuori dalle case basse, e ancora quei bambini che ti accompagnano a vedere la sera sconfiggere il giorno. “Guardami negli occhi. Ecco, ora so come sei fatta”. È il “superpotere” di un’altra bambina con cui “ci sono nata, non l’ho imparato da nessuno, se mi guardi so dirti come sei dentro”. È il momento di tornare all’arena.
Si è fatta sera, lo spettacolo sta per cominciare. Un gruppo di bambini – ancora loro – porta le ultime panchine, altrimenti tutti non ci stanno. E, in mezzo a loro, colei da cui tutto è cominciato. “Vedere tutta questa gente venire qui? Che devo dire, è un’emozione”. Franca Vannini non è solamente la protagonista del documentario Punta Sacra. “È una guerriera”, come la descrive la stessa Silvia, la giovane della lettera, nipote di un vero e proprio simbolo di resistenza e autorità a Punta Sacra.
“Qui è l’isola che non c’è – racconta Franca Vannini – Anche le mappe non ci segnano, ma noi esistiamo. Sai quanti anni sono che lottiamo? Ora ci sono anche cose belle, ma la lotta non finisce. Vogliono sempre cacciarci, ma stiamo cominciando un percorso di collaborazione con l’amministrazione. Eppure, comunque, ogni giorno che esci bisogna combattere, anche per un semplice cassonetto”.
Dal documentario al Punta Sacra Film Fest
La vita a Punta Sacra è cambiata dopo il documentario, ma l’obiettivo è sempre uno: resistere.
“Francesca l’ho conosciuta tramite un amico che è venuto a mancare, Marco Stefano Vitello. Me la portò qua che era una ragazzina. È rimasta incantata. Se non sbaglio era il giorno della ricorrenza della commemorazione di Pasolini che facciamo ogni anno. Quella volta avevamo creato una croce con tutte le scarpe usate o trovate in giro, il Tevere porta tutto. Che poi dicono che qui siamo noi zozzi, quando lo zozzo viene da Roma. Dopo aver girato un cortometraggio a casa mia, Francesca non ci ha più lasciati. Non è mai mancata alle nostre feste, tutte autofinanziate da noi della comunità Foce del Tevere. Allora un giorno, parlando, le ho detto: ma tu sei una regista, qua vengono solo a girare Suburra, a fare film sulla monnezza, a fare film sullo schifo, ma non possiamo fare una volta un film sulla comunità?”.
Da quel momento sono passati tre anni, undici festival e due edizioni del Punta Sacra Film Fest. Bilanci?
“La grande sfida di quest’anno era raddoppiare i film, raddoppiare gli ospiti, facendo scegliere le opere a chi le presentava, creando un terreno di scambio e comunicazione”, dice Francesca Mazzoleni. “C’è stata una condivisione di idee con persone che arrivano dal cinema, dalla musica, dalla letteratura, ampliando lo spettro delle serate e con un passaparola maggiore dello scorso anno. Sono felicissima. La sensazione è quella che una piccola comunità dello spettacolo si sia innestata in un’altra comunità che è quella del territorio. Un posto che è un limbo. Fisso, ma contemporaneo. Per questo la programmazione ha cercato di rispettare lo spirito del luogo, dalla partecipazione di Laika all’omaggio a Francesco Nuti. Tutti temi che, in una maniera o nell’altra, si interfacciano con Idroscalo. Dove finalmente le persone non vengono per giudicare un luogo, ma vedere un bel film”.
E il prossimo anno è già all’orizzonte, con tanto di bando Estate Romana 2023-2024 vinto. “La speranza è di fare ancora qualcosa in più – commenta Fabia Bettini – L’anno precedente con Gianluca avevamo fatto cinque giorni, quest’anno il doppio, il prossimo speriamo di costruire qualcosa di ancora più strutturato. Vincere il bando dell’Estate romana significa avere un budget di 25 mila euro all’anno, ma la speranza è di riuscire a coinvolgere altri partner che credano nel progetto. Penso all’università Sapienza, che siamo felici di avere vicino. Ma il sostegno più importate è quello della comunità, parlare con loro, entrando nel vivo di questa iniziativa”.
Gli ospiti salgono sul palco, la chiacchierata comincia, poi il film. Una cosa è chiara: una volta stati a Punta Sacra, Punta Sacra non ti lascia più.
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