La voce di Valentina Bellè ha qualcosa di ipnotico. Bassa, calda, leggermente roca e con una leggera inflessione veneta che svela le sue origini. Lo scorso 14 febbraio l’attrice ha sfilato sul red carpet dei Critics’ Choice Awards per The Good Mothers, la serie Disney+ diretta da Julian Jarrold ed Elisa Amoruso candidata come miglior titolo straniero presentata lo scorso anno a Berlino 73, dove ha vinto la prima edizione del Berlinale Series Award.
E proprio a Berlino tornerà quest’anno l’attrice, scelta come volto italiano dell’European Shooting Stars. “Sono estremamente onorata” ha dichiarato Bellè. “Non vedo l’ora di incontrare i miei meravigliosi colleghi provenienti da tutta Europa, tutti questi incredibili talenti. E non vedo l’ora di essere a Berlino per scambiarci idee ed esperienze. E scoprire dove tutto è iniziato per loro”.
Il suo di inizio è avvenuto sulle assi del teatro della sua scuola elementare. “Uno spazio confinato in cui abbandonare l’idea di te stesso per un po’” racconta Bellè. “Lì sopra, in qualche modo, la realtà si espande ed è quello che mi innamora della recitazione tuttora. È dove ho capito che avrei voluto fare questo per il resto della mia vita. Ricordo che lo dissi anche a mia mamma, ma in realtà poi non ho portato avanti quest’idea. Era come se mi dicessi: “Mi ci dedicherò appena finisco il liceo”. Quando l’ho finito sentivo ancora quel forte desiderio ma non capivo bene se era un sogno un po’ da bambina o la realtà”.
Così nel 2012 lascia Verona e vola dall’altra parte del mondo, a New York, per studiare alla Lee Strasberg Theatre and Film Institute – “ Come ho messo piede nell’accademia il primo giorno ho capito che quel sogno non era solo un’allucinazione. È stata un’esperienza straordinaria” – e lì resta cinque mesi prima di tornare in Italia ed essere ammessa alla Scuola Nazionale di Cinema del Centro Sperimentale di Cinematografia.
“Non entrai subito. In graduatoria ero la prima degli esclusi. Quello stesso anno dopo di me entrò anche Simona Tabasco” ricorda l’attrice. “Quando, all’inizio, non mi presero non sapevo bene cosa fare. Volevo andare a Londra per provare ad entrare alla Guildhall. Nel frattempo però mi avevano consigliato di prendere un’agenzia. Quando mi proposero i primi ruoli entrai un po’ in crisi perché volevo concludere il percorso di studi. Chiesi consiglio ai miei insegnanti che mi dissero di cogliere quelle occasioni e così feci. La mia storia è andata così e a questo punto non posso che essere contenta”.
Nessun piano B, anche se confida che “se non avessi avuto modo di recitare, ho sempre pensato al lavoro degli insegnanti come uno dei più belli che esistono. Uno di loro mi ha cambiato la vita. So che hanno il potere di farlo, di aiutare i giovani a scoprirsi capaci di qualcosa, di sognare, di capire chi è di fronte e come aiutarlo a sbocciare. È un lavoro straordinario e difficilissimo”.
Dal primo ruolo ne La vita oscena di Renato De Maria presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, Bellè ha lavorato con grandi autori e in produzioni internazionali sul grande e piccolo schermo. Da Meraviglioso Boccaccio e Una questione privata dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani passando per I Medici, serie tv in cui lavora al fianco di Dustin Hoffman, che ritroverà anche sul set de L’uomo del labirinto di Donato Carrisi.
Almeno due i momenti di svolta. “Il primo è stato Fabrizio De André – Principe libero”, film tv dedicato al cantautore genovese interpretato da Luca Marinelli, “e il secondo The Good Mothers”. “Sono passati tanti anni tra l’uno e l’altro” sottolinea Bellè “e nel frattempo ho fatto tante esperienze importantissime tra cui recitare nella mia lingua, il veneto, nella serie tv Volevo fare la rock star. Ho capito quanto è fondamentale per un attore avere la possibilità di recitare nel proprio accento perché ti dà accesso a una verità, a delle parti di te e una libertà in scena che potresti non scoprire mai”.
Tra le altre produzioni internazionali anche Genius: Picasso, serie tv antologica dedicata al pittore spagnolo con il volto di Antonio Banderas in cui l’attrice interpreta Jacqueline Roque, musa e ultima moglie dell’artista, e Catch-22, mini-serie basata sull’omonimo romanzo di Joseph Heller diretta da George Clooney. Nel 2023, invece, è stata protagonista di due pellicole presentate entrambe in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
Da un lato Ferrari di Michael Mann, in cui, nei panni di Cecilia Manzini – personaggio ispirato a Fiamma Breschi, compagna del pilota Luigi Musso – recita al fianco di Adam Driver nei panni di Enzo Ferrari. Dall’altro Lubo di Giorgio Diritti, pellicola ambienta alla fine degli anni Trenta in cui condivide il set con Franz Rogowski – “Una persona un po’ magica, un artista molto generoso” – nel ruolo un artista di strada che lotta per riavere i suoi figli.
Nei prossimi mesi, invece, vedremo Valentina Bellè in A.C.A.B, la serie ispirata al libro di Carlo Bonini e al film del 2012 di Stefano Sollima in cui veste i panni di un membro della squadra mobile di Roma – “Ci sono parecchie scene in notturna di scontri lunghe e complicate. É molto impegnativa dal punto di vista fisico” – in Sei fratelli, commedia corale diretta da Simone Godano in cui recita al fianco di Riccardo Scamarcio e in La vita accanto, il nuovo film di Marco Tullio Giordana tratto dal romanzo omonimo di Mariapia Veladiano in cui interpreta una madre che rifiuta il suo ruolo a causa di una vistosa macchia purpurea sul viso della sua bambina.
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