Mary e lo spirito di mezzanotte: una famiglia matriarcale nello sguardo di Enzo d’Alò. “Il cinema serve a raccontare le utopie”

Per il suo nuovo film il regista autore di La gabbianella e il gatto ha chiesto a David Rhodes (storico chitarrista di Peter Gabriel) di collaborare con lui. L’idea è nata nel 2014, la lavorazione è partita nel 2019 ed il progetto è stato completato definitivamente l’anno scorso. L'intervista con THR Roma

Mary e lo spirito di mezzanotte non è un film d’animazione. È un film in toto, un’opera realistica in chiave animata. Ci tiene a precisarlo Enzo d’Alò, che da sempre lotta contro il cliché dei generi considerati (solo ed esclusivamente) destinati ai bambini. Tratta da un libro di Roddy Doyle, Enzo d’Alò definisce la sua ultima opera una storia autobiografica in primis per se stesso. Un ri-adattamento in chiave cinematografica con l’intento di “mantenere la storia e l’intimità della vicenda della famiglia dell’autore”.

Per il progetto, il regista autore di Opopomoz ha chiesto a David Rhodes (storico chitarrista di Peter Gabriel) di collaborare con lui. L’idea è nata nel 2014, la lavorazione è partita nel 2019 ed il progetto è stato completato definitivamente l’anno scorso, oggetto finale di un processo tanto lungo ma altrettanto voluto.

Cinema e musica per D’Alò

“Enzo ha le idee chiare. Su cosa gli piace ma soprattutto su ciò che non gli piace”, commenta Rhodes riguardo il processo creativo del cineasta. La collaborazione tra i due ha una storia ventennale, e nasce da quella che d’Alò definisce “una particolare passione per il discorso musicale”. I due artisti si erano incontrati nel 1998 per la realizzazione della colonna sonora de La gabbianella e il gatto, cult di d’Alò osannato dalla critica internazionale, e dopo più di venticinque anni hanno deciso di ri-incontrarsi. Riguardo le composizioni di Mary e lo spirito di mezzanotte, d’Alò commenta “Avevo chiesto a David di contaminare il progetto, e lui l’ha fatto benissimo. Abbiamo inserito i sean nos, delle voci melismatiche che cantano da sole. Poi abbiamo aggiunto degli elementi tipici della tradizione irlandese, come l’arpa celtica e le cornamuse”.

L’intento – perfettamente riuscito nei minimi dettagli – è quello di restituire allo spettatore l’ambientazione irlandese del libro a partire dai suoni e dalle canzoni contenute nel progetto cinematografico: “Siamo partiti da alcuni loop, poi abbiamo aggiunto una linea melodica e infine un’orchestra”, spiega il compositore e chitarrista. Nella colonna sonora del film, anche Matilda De Angelis: “Lei è una Mary un po’ più grande. È molto simile alla protagonista. L’ho scelta perché è schiva, diretta e sincera, proprio come lei”, ha aggiunto d’Alò per spiegare la particolare collaborazione.

Il sogno e l’utopia nell’animazione

A chi gli chiede da cosa derivi la sua spiccata inclinazione per l’animazione – che rifiuta (ancora una volta) tassativamente di definire un genere – d’Alò risponde: “La mia è una generazione di sognatori. Sono figlio del ’68, una grande utopia. E ne avremmo bisogno di altre, di utopie”.

E questa raffigurazione per certi versi utopica, tipicamente fantastica, è arricchita – squisitamente in sincrono con la narrazione e con le musiche – dalla rappresentazione grafica di incubi e sogni, disegnati dalle graffianti matite di Peter De Seme, Marco Zanoni e Regina Pessoa. Perché spiega, “i film servono a questo: a raccontare i miei desideri, la mia parte infantile”.

Mary e lo spirito di mezzanotte: un racconto sul ricordo

Una scena da Mary e lo spirito di mezzanotte

Una scena da Mary e lo spirito di mezzanotte

Quella di Mary, in effetti, è una storia di sogni astratti, ma anche di valori profondamente concreti come il transgenerazionale, la memoria, la tradizione e la mancanza. Racconta un periodo di vita complesso, che l’undicenne riesce ad affrontare solo grazie alla presenza – fisica ma anche sotto forma spettrale – di altre tre donne: sua madre, sua nonna e la sua bisnonna. Una famiglia matriarcale, la sua, raccontata da una narrazione anch’essa tutta trainata al femminile. Costituita da quattro donne diverse per età, temperamento e (soprattutto) generazione, unite però dal denominatore comune della ribellione.

Per spiegare l’intreccio di rapporti alla base del film, il regista chiosa: “I nonni sono liberi, non devono imporre regole, a quello ci pensano i genitori. E Tansi, la bisnonna, in questo senso è ancora più libera, perché svincolata dalla schiavitù del corpo”. Al suo settimo lungometraggio alla regia, Enzo d’Alò – dotato della solita caratterizzazione socio-politica intrinseca nei suoi personaggi – riesce nell’intento di rappresentare con sensibilità e con cura il commovente legame di una bambina con sua nonna e con le donne del suo nucleo familiare. Nella loro presenza, e – forse ancor di più – nella loro assenza.