Prima di Spider-Man: A New Universe, Sony Pictures Animation era uno studio di animazione con dei complessi di inferiorità rispetto ai giganti. Quando è arrivato Miles Morales a fare l’uomo ragno è cambiato tutto, e il sequel Spider-Man: Across the Spider-Verse conferma che lo studio continua oggi a fare scuola. Il film del 2018 ha rappresentato una rottura con l’animazione allora imperante, tale da consacrare Sony Pictures Animation non solo con un premio Oscar ma anche con quei giganti che si affrettavano a seguirne le orme. Superare A New Universe sembrava quindi impossibile. Eppure se c’è qualcosa che Miles Morales insegna è che nulla è impossibile. E infatti il film di Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson è tutto quello che un sequel dovrebbe essere. Il meglio del primo film moltiplicato. Per lasciare, di nuovo, senza parole.
Spider-Man: Across the Spider-Verse: Miles e Gwen sono cresciuti
In Spider-Man: Across the Spider-Verse il nostro protagonista è Spider-Man da più di un anno ed è cresciuto quindi più in fretta dei suoi coetanei. Nonostante questo è sempre un ragazzo di 15 anni, un ribelle che si sente più adulto di quanto non sia in realtà e che ha imparato che le regole non vanno seguite senza farsi domande. Distaccato all’inizio dai genitori, Miles diventa più maturo in questo film e passa anche molto tempo ad approfondire la sua relazione con i suoi. La famiglia e la responsabilità di indossare la maschera di Spider-Man sono due dei pilastri della trama. Il terzo è Gwen Stacy, che diventa la co-protagonista assoluta e che ne guadagna in complessità.
In questo secondo capitolo i personaggi crescono, come le relazioni tra loro, e noi sappiamo qual è la posta in gioco. Ogni decisione pesa e il nostro legame con Miles e Gwen si rafforza di fronte a un intenso epilogo, consapevole di rappresentare il finale di una puntata intermedia (l’uscita del terzo film della saga Spider-Man: Beyond the Spider-Versei è prevista per il 29 marzo 2024).
Al di là degli ammiccamenti e dei cameo, il film punta quindi l’attenzione su un gruppo preciso. Su Miles e Gwen e poi sui nuovi personaggi, come Miguel O’Hara, Spider-Woman o il meraviglioso Spider-Punk. Spider-Man 2099 è il più interessante per quel tocco da antagonista e per l’aura di mistero che lo circonda. Ma la vera sorpresa è quanto La Macchia, il cattivo principale del film, funzioni. Oltre ad essere molto carismatico, la sua connessione con Miles lo rende determinante per la questione del multiverso.
Il supereroe brilla grazie all’animazione e non viceversa
La miscela di stili potrebbe non sorprendere a prima vista, ma i nuovi personaggi e le ambientazioni trasudano una tale ambizione e cura che riescono a sorprendere di nuovo. Riescono a elevare l’animazione a livelli che non avremmo mai pensato. E gridano a squarciagola che “l’animazione è cinema”.
Il cinema dei supereroi brilla grazie all’animazione, e non viceversa. Non solo al livello della visione, ma anche a quello della narrazione. Se in A New Universe abbiamo visto che chiunque poteva indossare la maschera e diventare un eroe, ora capiamo quali sono le motivazioni per esserlo. Ecco perché l’animazione racconta anche tutto il carico emotivo dei personaggi.
Il film dura due ore e mezza e anche se ci sono dei momenti in cui l’atmosfera si appesantisce sa come recuperare il ritmo. Grazie alla colonna sonora, composta da Daniel Pemberton, e alle scene d’azione, che in alcuni casi sono così frenetiche che non si sa dove guardare e si rimane col fiato sospeso.
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