“Non idoneo”. È tutto in queste due parole il mistero della scomparsa del film su Gianni Versace dal programma della Festa del Cinema di Roma, invitato il 19 settembre nella sezione Special Screening e scartato – senza appello – appena 24 ore dopo.
Il docufilm di Mimmo Calopresti Gianni Versace. L’imperatore dei sogni “non sarà alla Festa perché ad oggi, per quanto attiene alla valutazione artistica, non risulta idoneo a una proiezione ufficiale, come è emerso anche nel confronto avvenuto con la produzione del film, che nella fase di presentazione della proposta rimane l’unico interlocutore. L’invito precedentemente inviato è stato di conseguenza ritirato per decisione della direzione artistica che ne ha piena facoltà”.
Così Paola Malanga, direttrice artistica della Festa del Cinema di Roma, ha espresso la posizione del festival sulla polemica sollevata dal regista calabrese, che nelle interviste a Il Fatto Quotidiano e Il Foglio accusa di “censura preventiva” la Festa del Cinema per aver cancellato l’invito dopo il ritiro della famiglia Versace dal progetto. Il film, sempre secondo quanto raccontato da Calopresti, avrebbe dovuto chiudere la rassegna il 29 ottobre, con un party cui avrebbero preso parte anche Naomi Campbell e Carla Bruni.
Prodotto al 50% da Minerva Pictures – di cui Santo Versace, fratello di Gianni, è presidente dal 2019 – e dalla Quality film di Amedeo Letizia e Mariella Li Sacchi, Gianni Versace. L’imperatore dei sogni è costato circa un milione 300.000 euro, 650.000 dei quali investiti da Minerva Pictures, coproduttore e distributore del film. La storia, parte fiction e parte documentario, racconta l’infanzia del giovane Versace in Calabria, la sua sensibilità particolare, l’amore per il cinema e la moda e infine il suo approdo a Milano, dove – racconta Calopresti a THR Roma – “ha successo con la sua grande capacità di rivoluzionare tutto quel che tocca. Comincia a disegnare, ha idee diverse dagli altri: diventa famoso per aver tolto la cravatta ai suoi modelli mandandoli a sfilare a petto nudo, perché gli piacevano gli uomini. Arrivò a Milano in un momento positivo e lì ha sfondato”.
La versione di Minerva Pictures
Dietro alla “non idoneità” della pellicola, motivo ufficiale dell’esclusione della stessa dal programma, ci sarebbe non un problema di censura, ma di comunicazione – e più in generale d’intesa – fra gli stessi produttori del film.
La versione de L’imperatore dei sogni inviata da Quality Film alla Festa del Cinema non era, secondo Minerva Pictures, quella definitiva: “Il film a mio parere non era ancora pronto, non era finito”, spiega Gianluca Curti, amministratore delegato della società, a THR Roma. “E finché il film non è finito, non si può vedere. Andava migliorato”. Curti, che sostiene di “non ricordare” di aver proposto il film ai selezionatori di Roma (“Può pure essere che ce lo siamo detti”), prova a spegnere la polemica: “Nessuno ha sbagliato. Invito tutti a mantenere la calma, altrimenti si rischia di far male al prodotto. Meglio uscire più tardi, ma con un film migliore. Ci sono altri festival: Berlino, Cannes e persino Roma 2024”. Trincerato da ieri nel silenzio Santo Versace, che – sempre secondo Calopresti – avrebbe fatto pressioni su Malanga perché venisse ritirato il film: al momento né il regista, né i coproduttori, né lo stesso Curti sostengono di essere riusciti a parlarci.
Quality Film e Versace, una relazione complicata
Per Quality Film, che ha sostenuto il progetto fin dall’inizio con un investimento di 550.000 euro (le riprese sono iniziate nel settembre 2022: Minerva si è aggiunta pochi mesi dopo, “su diretto interessamento di Santo”, dice Letizia), la Festa del Cinema di Roma “ha fatto quello che doveva fare. Rispetto la scelta della direttrice artistica, nessuno può sindacare e non ce l’abbiamo con loro. Ce l’ho con Minerva, che ci ha fatto un danno anche economico”.
Il rapporto con il partner di coproduzione, prima ancora che la famiglia Versace si ritirasse dal progetto, aveva rischiato di incrinarsi nei mesi precedenti all’incidente festivaliero, dopo un iniziale “benedizione” data da Versace al progetto. “Minerva è sempre stata informata di tutto. Abbiamo scelto insieme gli attori (Leonardo Maltese interpreta Gianni Versace, Vera Dragone la madre Francesca, ndr) e visto la sceneggiatura. A febbraio dell’anno scorso abbiamo organizzato una proiezione del premontato del film a Roma, invitando Minerva. Non venne nessuno”. Il lavoro andò comunque avanti, ma – ricorda sempre Letizia – il montato originale dovette cambiare una prima volta “per una questione di repertorio e di diritti, troppo costosi. Abbiamo concordato con Minerva ulteriori modifiche”.
Durante la Mostra del Cinema di Venezia – siamo ormai ai primi di settembre – Minerva chiede a Quality Film di fermare l’edizione del film. “Era troppo tardi per farlo, ma dicevano che Santo voleva darci un’intervista in cui avrebbe detto cose inedite sul fratello. E così abbiamo aspettato. Siamo tornati a Roma. Ma non è mai successo. E questa cosa ha provocato ritardi che stiamo scontando ancora adesso”.
La parola agli avvocati
Quando Quality Film presenta il film ai selezionatori di Roma, “abbiamo fatto una riunione. Strano che Curti non se ne ricordi. Era venerdì 15: c’era il regista, la montatrice, Curti e la film commission della Calabria. Erano tutti entusiasti. Quando Curti si è alzato ha dato del ‘maestro’ a Calopresti, ha detto che il prodotto era ‘eccezionale’”. Eppure, ammette Letizia, “c’erano ancora delle modifiche da fare, e li abbiamo assecondati. Per esempio non volevano più che comparisse nel titolo il nome di Gianni. Le modifiche che hanno chiesto le abbiamo fatte tutte. Calopresti è stato disponibilissimo”.
La sera del 19 settembre, tuttavia, Letizia viene avvertito via mail da Minerva che il presidente Versace “si dissocia” e intende “togliere il marchio” dal film, pur volendo continuare a occuparsi delle vendite. “Ci siamo detti: andiamo alla Festa lo stesso, anche senza di loro. Ma poi il giorno dopo, alle 11, Malanga ci chiama per avvisarci che avrebbero tolto il film dal programma perché la famiglia Versace si era ritirata. Fosse stato per noi, il film sarebbe stato pronto da agosto. Adesso si stanno parlando i nostri avvocati: noi, il film, dobbiamo terminarlo. E uscirà. Con o senza Minerva”.
A mettere sale sulla ferita anche la durissima presa di posizione di Anac (Associazione Nazionale Autori Cinematografici), che con un comunicato si dice “sconcertata per il ritiro del film Gianni Versace, l’imperatore dei sogni di Mimmo Calopresti dalla Festa del Cinema di Roma. Dopo aver condiviso le scelte produttive, Santo Versace, fratello di Gianni, avrebbe deciso di non aderire più al progetto comunicando la sua contrarietà alla proiezione del film. Per Mimmo Calopresti si tratta di una decisione arbitraria che lede in primis il suo diritto di autore e la sua libertà di espressione”.
All’articolo ha collaborato Boris Sollazzo
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