Il film di Alessandro Siani è andato bene al botteghino. Nella sua giornata di uscita, 1 gennaio 2024, il comico napoletano – protagonista, regista e sceneggiatore – segna 950 mila euro di incasso con una media copia di 2561 su 366 schermi e oltre 126 mila spettatori. Un successone. Può capitare. Succede anche al miglior pubblico possibile.
E, perciò, succede anche che il primo dell’anno forse le persone non hanno voglia di fare altro se non di rilassarsi al cinema e non pensare. Magari non guardare nemmeno il titolo del film che hanno scelto, ricordarsi giusto un volto familiare riconosciuto su un poster e, così, decidere di andare al cinema.
Impossibile altrimenti spiegare il riscontro al botteghino di Succede anche nelle migliori famiglie. E non per offendere nessuno, né gli spettatori, né lo stesso Siani. Ma dopo un anno, il 2023, in cui il fenomeno di punta, C’è ancora domani di Paola Cortellesi, ci ha mostrato la traiettoria del cinema italiano e di dove sta andando – e dove anche il pubblico vuole trovarlo – allora nei risultati esaltanti di Succede anche nelle migliori famiglie c’è qualcosa di strano.
Forse un torrone andato a male o un panettone imbevuto troppo nel rum. Insomma, qualsiasi tipo di evento o inciampo che ha fatto sbagliare a molti il numero della sala.
Succede anche nelle migliori famiglie (e ai migliori comici?)
Chiariamoci subito: siamo contenti per Alessandro Siani. E siamo anche contenti se il pubblico, guardando il suo film, si sia divertito al cinema. Scusateci però se rimaniamo sorpresi. Sebbene il candore del comico sia evidente, quanto la passione per il suo lavoro al pari del desiderio di far veramente ridere la gente, viene difficile difendere l’ultima produzione del regista, rimasta sempre identica a se stessa.
Un performer, un tempo al massimo della carriera, che ha poi disimparato a parlare agli spettatori (lo sappiamo, dati alla mano la nostra tesi è a sfavore, ma il linguaggio cinematografico del film pure).
Ci sono sketch che non fanno ridere, trovate slapstick su cui la comicità è andata avanti e una brillantezza nella scrittura, nelle interpretazioni e nelle trovate ironiche che sfiora il raso terra.
Un trio di fratelli, questa la trama del film (con co-protagonisti Cristiana Capotondi e Dino Abbrescia), alla morte del padre si ritrovano a dover impedire alla madre di sposare un altro uomo (Antonio Catania), con in più la ricerca di riscatto da parte del personaggio di Siani, che il complesso dell’essere la pecora nera nelle sue storie non se l’è mai tolto.
Si potrebbe dire: sono idee semplici, fanciullesche. Ciò che si dovrebbe dire, in verità, è che quello che faceva ridere una volta, oggi, non può funzionare. Non è detto neanche che debba farlo. Perché tutto il resto deve andare avanti, ma non la risata? Alessandro Siani sembra rimasto l’amichetto delle medie che ti fa sghignazzare tra una merenda e l’altra, non evolvendosi mai nel gran istrione dalla carriera decennale.
Poi, magari, ha solo (che “solo” non è) saputo intercettare un suo tipo di pubblico, ben circoscritto, e non gli importa di spostarsi, cambiare, migliorare. E magari va bene anche questo. A Siani sicuramente. Ma dovrà accettare il fatto che, probabilmente, rientrerà in quella schiera di artisti che, in vita, i critici non hanno mai apprezzato. Così che forse un giorno qualcuno potrà dire: succede anche ai migliori comici.
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