Nanni Moretti, istruzioni per l’uso. Dialogo con Concita De Gregorio

In occasione dei settant'anni del regista riproponiamo l'intervista della direttrice di THR Roma realizzata in occasione dell'uscita del suo ultimo film, Il sol dell'avvenire. All'interno dell'articolo le clip sul suo rapporto con la critica e con la Francia

I primi passi nel cinema, i tentativi – tutti falliti: “per fortuna”, dice – di lavorare da ragazzo sui set di Luigi Magni e dei fratelli Taviani. I Super 8 degli esordi e la pellicola, l’amata pallanuoto e la politica, abbandonata a 17 anni. La sala: il cinema come atto creativo e destinazione, il cinema da regista, esercente, pubblico e produttore. No a Netflix, sì ai coreani, mai con chi pensa che le battaglie non vadano combattute, anche “quando sembrano perse” in partenza. Tra ironia e autoironia, amarcord e autoanalisi divertita, Nanni Moretti si racconta alla direttrice di The Hollywood Reporter Roma Concita De Gregorio. Un dialogo confidenziale in cui il regista racconta qualcosa del suo privato, il momento di confusione quando a 17 anni abbandonò prima la pallanuoto, poi la politica, infine la scuola. E quel punto, dopo un viaggio in Francia e uno a Londra, la decisione: “Mi aggrappai, pur confusamente, al cinema”.

Un incontro che attraversa tutta la carriera del regista, atteso a maggio in concorso al Festival di Cannes, a cinquant’anni esatti dai suoi primi corti La sconfitta e Paté de bourgeois. “Mi è sempre venuto naturale raccontare con ironia il mondo generazionale, politico e sociale, della media borghesia di sinistra – dice – e farlo mettendomi in scena. Sono cose che mi porto dietro da tutta la vita”.

Nanni Moretti, da Io sono un autarchico a Il sol dell’avvenire

Nel nuovo film, scritto con le sceneggiatrici Francesca Marciano, Federica Pontremoli e Valia Santella, Moretti torna alla commedia dopo i toni più dolenti di Mia madre e Tre piani, mettendo in scena un vero e proprio “manuale d’uso” di se stesso. Un “Nanni-tutorial” che, assicura, “non era il programma estetico del film. Però in effetti, tornando dopo più di vent’anni a un film da protagonista, è inevitabile il riaffacciarsi di temi e di toni. Va bene, accolgo questa interpretazione. Ma se è così, non ne ero consapevole”.

Chiude l’intervista una riflessione sul rapporto di Moretti con la promozione dei film, sulla genesi de Il sol dell’avvenire e sul rapporto che lo lega fin dal suo secondo lungometraggio, Ecce bombo, al Festival di Cannes. “Ci sono stato tante volte, anche come presidente di giuria. Alla fine certamente conta il merito, ma alcuni premi sono anche frutto del caso. Spesso il palmares non segue logiche razionali. Quest’anno ci sono registi che ho sempre seguito, come Ken Loach, Wim Wenders o Aki Kaurismaki. Ma sono curioso di tutti i film in programma”