Il bolognese Matteo Pilati, 39 anni, è al suo secondo film, L’estate più calda, dopo l’esordio nel 2021 con Maschile singolare, diretto con Alessandro Guida e distribuito da Prime Video, in cui mostrava come anche in Italia potesse funzionare una rom-com a tema LGBTQIA+. Dal 6 luglio Pilati torna con un’altra commedia romantica, stavolta a cavallo tra religione e sessualità, prodotta da Notorius Pictures e distribuita, ancora una volta, da Prime Video.
Ne L’estate più calda – scritto insieme a Giuseppe Paternò Raddusa e Tommaso Triolo – il regista e sceneggiatore torna a dirigere il foggiano Gianmarco Saurino, 30 anni, già in Maschile singolare, insieme alla giovane attrice napoletana Nicole Damiani, 24 anni, al suo primo ruolo da protagonista. Un cinema pop che punta a Tutti insieme appassionatamente, con un sorpresa nascosta nei testi di chiesa.
L’estate più calda è balzato fin da subito in vetta alla classifica di Prime Video. Come si sente?
Vediamo se dura. Per ora è una grande gioia. Ma è appena uscito, quindi continuiamo a tenere le dita incrociate.
Quanto conta il gradimento del pubblico “teen” nel successo del film?
Noi puntavano al pubblico più largo possibile, come è stato per Maschile singolare. Naturalmente Prime Video ha un’attenzione particolare ai prodotti teen. Abbiamo scritto tenendoci nei confini del genere, ma penso che qualsiasi spettatore possa trovarci qualcosa. Ci sono più livelli di lettura.
Avete puntato al pubblico “largo” anche attraverso una precisa scelta di casting?
L’obiettivo era raggiungere tutti i target. Abbiamo Nino Frassica e Stefania Sandrelli, due dei volti più amati del panorama televisivo e cinematografico. C’è Michela Giraud, popolarissima in una fascia d’età più giovane, e Giuseppe Giofré, famoso per gli show del sabato sera. La composizione del cast è varia. Non è una questione di “moda”: ho semplicemente avuto la fortuna di poter inserire nel film tutto ciò che volevo, anche dettagli e nomi più “popolari”.
C’è qualcosa di male nel voler essere “popolare”?
Dipende. Spesso il termine “popolare” viene percepito con un significato negativo, come di qualcosa di volgare. Ha a che fare con l’etimologia: volgare viene da “volgo”, popolo appunto. Ma io non ho paura di fare un cinema che venga considerato popolare, o “pop”. Anche Ettore Scola era pop. Lo era Federico Fellini. Persino Antonioni era pop. O Mauro Bolognini, con tutti i suoi film con Massimo Ranieri. Il fatto di essere stati popolari non squalifica il loro status di maestri, non che voglia paragonarmi a loro.
Il suo Massimo Ranieri in questo caso è Gianmarco Saurino, anche lui molto “pop” in Italia. Perché affiancargli due attrici agli inizi, Nicole Damiani e Alice Angelica?
Il film è stato scritto pensando a Gianmarco. Anche per i ruoli di Lucia e Valentina avevamo in mente attrici con un po’ più di esperienza. Ma la cosa veramente fondamentale era trovare un’interprete siciliana. I casting sono stati lunghissimi. Ho chiesto alla mia casting director, Giulia Fusaroli, di cercare anche nelle accademie e nelle scuole di recitazione. Nicole l’avevo già notata, ma non l’avevo proposta perché non era siciliana. A un certo punto, visto che con le ricerche ci eravamo ormai spinti fino in Trentino Alto-Adige, ho pensato che potesse funzionare anche un’attrice campana. Sono contento che sia la mia Lucia. E lo stesso per Alice. Quando le ho messe l’una accanto all’altra sembravano amiche da una vita.
È vero che ha scritto lei i testi delle canzoni di chiesa de L’estate più calda?
Ho lavorato ancora una volta con Umberto Gaudino e Jean Michel Sneider, già autori della colonna sonora di Maschile singolare. Abbiamo registrato nello stesso studio che usa Paolo Sorrentino. Nel film c’è un pezzo originale di Francesca Michelin, Fulmini addosso, e il ritorno al passato con gli 883. Ma soprattutto una hit intramontabile come Un cocomero tondo tondo. Il problema è sorto quando ci hanno negato i diritti per le canzoni di chiesa.
Volevo iniziare il film con Te al centro del mio cuore, un canto molto anni Ottanta. Quindi ho chiesto a Umberto e Jean Michel di comporne alcuni originali. I loro testi, però, non erano abbastanza equivoci. Così, con Giuseppe Paternò Raddusa e Luca del Zio, li abbiamo rivisti. Era un mio sogno: scrivere canzoni di chiesa brutte (su Spotify è possibile ascoltare la playlist Canzoni di chiesa che spaccano, creata da Pilati, ndr.).
Quale è stata l’ispirazione cinematografica del film?
I cinefili ci troveranno riferimenti a Steven Spielberg e Sydney Pollack, ma il film alla base di L’estate più calda è Tutti insieme appassionatamente. Alcune citazioni sono volontarie, altre no. Ma suggerisco al pubblico di prestare particolare attenzione ai dialoghi secondari e alle notizie del meteo.
Perché i suoi personaggi sono ossessionati dal dubbio?
Sono tutti divisi tra idealismo e concretezza. C’è il prete di Nino Frassica, che è un uomo di Chiesa che non può fare a meno delle medicine. C’è Carmen, interpretata da Sandrelli, che vorrebbe riportare la moralità nel paese e combina solo casini infrangendola. C’è Valentina, fedele al culto dell’amicizia, che deve scontrarsi con il fatto che anche quel legame, spesso, è imperfetto.
Non ci resta allora che pregare per vedere come proseguirà L’estate più calda su Prime Video. Lei lo ha guardato la prima sera che è uscito in piattaforma?
No, ho guardato Alberto Angela. Forse. Mi pare. Comunque aspetto di vederlo con mio nonno, che ha cento anni. Era lui che mi portava al cinema quando ero piccolo.
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