Una memoria precisissima. Chirurgica. Nanni Moretti, di Cannes, ricorda tutto. Persino come era vestito la prima volta che ci venne da regista. Anno 1978, 45 anni fa, il suo Ecce Bombo arrivava direttamente in concorso (poi vinto da L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi): “Mi ricordo che indossavo una camicia gialla a quadretti. Non c’erano tappeti rossi né l’obbligo del vestito da sera. Le proiezioni si facevano sul lungomare, dalla parte dei grandi alberghi. Me ne andavo in giro con i miei attori, Paolo Zaccagnini, Fabio Traversa e un altro amico, nella totale inconsapevolezza. Non avevo la minima idea di dove stessi o di quanto fosse importante partecipare a Cannes. Da Caro Diario in poi le cose cambiarono molto”.
Trent’anni dopo
A trent’anni esatti dal Caro Diario, il suo primo premio vinto a Cannes (miglior regia al festival del 1994), Nanni Moretti incontra i giornalisti nel padiglione italiano, in un lungo e divertito amarcord. Il suo film, Il sol dell’avvenire, sarà proiettato stasera dopo gli ottimi risultati al box office italiano (3 milioni 708.915 euro). Il film di Marco Bellocchio, Rapito – accolto calorosamente dalla stampa – ha riacceso l’attenzione internazionale sulla pattuglia italiana in arrivo al festival. Le acque, insomma, sono tranquille. Per ora.
“Con Caro Diario arrivai a Cannes che il film era stato già venduto a una distribuzione francese. Il presidente di giuria era Clint Eastwood: quando mi è capitato di incontrarlo di nuovo, ha detto che era rimasto colpito dalla mia Vespetta (quella che Moretti guida nel film, ndr). Mi sembrava incredibile che se ne ricordasse ancora, a distanza di decenni. Caro Diario era il primo film in cui interpretavo me stesso, perché mi sembrava assurdo nascondermi dietro a un personaggio di finzione, soprattutto nell’episodio della malattia. A quel tempo cominciavo i film senza essere pronto, senza sceneggiatura, scrivevo da solo. Da La stanza del figlio in poi (Palma d’oro nel 2001, ndr) non l’ho più fatto”.
“Tim Burton? Simpaticissimo”
Provocato con una domanda sulla giuria chiamata a decidere la Palma d’oro di quest’anno – tra loro anche la regista Julia Ducouranu, cui Moretti ha dedicato mesi fa un divertito sfottò – il regista ha preferito non rispondere (“Non è elegante parlare della giuria”), pur ricordando volentieri le sue plurime esperienze da giurato. Una in particolare, la prima delle due volte a Cannes, con Tim Burton, Isabelle Adjani, Mike Leigh, Gong Li. Passata alla storia come la “terribile giuria” del 1997.
“Tim Burton era simpaticissimo, sempre di ottimo umore. Tranne la mattina decisiva: fece incubi tutta la notte, perché eravamo molto responsabilizzati, rinchiusi in una villa con la polizia intorno. Ho dei filmini ancora da sonorizzare sulle mie esperienze in giuria. Prima o poi…”. Per la cronaca, la giuria presieduta da Adjani fu – secondo quanto riportato nelle sue memorie dal direttore generale del festival dell’epoca, Gilles Jacob – una delle più turbolente della storia di Cannes: dopo litigate furibonde, e complicate contrattazioni (Adjani definì Moretti “Machiavelli”) la Palma fu assegnata a L’anguilla e Il gusto della ciliegia. Uno storico premio in ex aequo, pur di uscire da quello che era diventato, a tutti gli effetti, un incubo.
La mancanza di vittimismo
Soddisfatto del successo del suo film in sala, Moretti ha spezzato una lancia in favore delle nuove generazioni di cineasti italiani: “Molti giovani registi mi hanno detto che il mio film gli ha dato energia e fiducia in quello che si possa ancora fare con il cinema. Mi piacciono gli esordienti, mi piacciono i film quando sono fatti con tutti i crismi, ma con pochi soldi, troupe minuscole e agili. E quando non sono modaioli”.
Un film infine, Il sol dell’avvenire, in cui gioca un ruolo importante anche la politica, con cui Moretti dice di aver da sempre “un rapporto intermittente. Se sono preoccupato per la piega che sta prendendo la politica nel nostro paese? La destra fa la destra e sono sicuro che piano piano la sinistra tornerà a fare la sinistra. Per quanto riguarda l’Italia mi ha colpito, in Romagna e in Emilia, la reazione delle persone. La loro intelligenza, l’energia. La mancanza di vittimismo e il buonumore con cui hanno reagito alle terribili alluvioni”.
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma