Nanni Moretti è uno dei registi italiani più importanti della sua generazione. Non stiamo esagerando, e non è solo un modo di dire. Con il suo lavoro è riuscito a condizionare e a ispirare tantissimi autori. Passati, presenti e con buone probabilità futuri. Il suo stile e soprattutto la sua ironia sono riconoscibili. Come marchi di fabbrica. Moretti è Moretti. È un punto di riferimento, un’icona. Alcune delle sue battute (“le parole sono importanti!”, “Io non parlo delle cose che non conosco!”, “Mi si nota di più se…?”) sono entrate prepotentemente nel nostro immaginario: finiamo per citarle in modo del tutto spontaneo. Anche per questo, la critica non può ignorarlo.
Il legame che Moretti ha stretto nel corso degli anni con la stampa ha accompagnato il dibattito culturale del nostro cinema e del nostro paese. Ogni volta che un suo film arriva nelle sale (e Il sol dell’avvenire, di cui abbiamo ampiamente parlato su queste pagine, ne è una prova) si aprono discussioni, confronti, confronti. Ognuno ha la sua idea, e ognuno vuole esserci, partecipare. Perché, lo ripetiamo, Moretti è Moretti. In questa clip, tratta direttamente dall’intervista che gli ha fatto Concita De Gregorio, Moretti parla francamente del suo rapporto con le critiche e con la stampa.
Dice di aver sempre accettato qualunque tipo di nota e di appunto, e di essere sempre stato pronto al dialogo. Nel suo cinema, il Nuovo Sacher, ha ospitato artisti proprio con questo intento. Quello di innescare un dibattito con il pubblico. Moretti sa, e le sue dichiarazioni lo provano, che per avere un cinema sano, un’industria funzionante, è fondamentale avere anche una critica pronta a intervenire e a non tirarsi indietro davanti alla verità – la sua, ovviamente, verità. Durante le interviste televisive e nelle poche che ha concesso ai giornali nel corso della sua carriera, Moretti ha scelto con attenzione toni, parole e riferimenti. Vuole essere preciso, e ha ragione. L’ha dimostrato anche in questa conversazione con la direttrice del nostro giornale. Il cinema, alla fine, è come un grande gioco. Come un circo. I veri protagonisti sono gli spettatori. Sono loro che hanno l’ultima parola.
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