Quando si tratta di Wes Anderson, lo scenografo Adam Stockhausen ammette di essere prima di tutto un fan e poi un collaboratore.
“Amo il modo in cui racconta le storie”, spiega Stockhausen, che ha collaborato per la prima volta con il regista ne Il treno per il Darjeeling, come direttore artistico. Da allora, Stockhausen ha lavorato come scenografo in Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore, Grand Budapest Hotel (per il quale ha vinto un Oscar), The French Dispatch, e Asteroid City, uscito quest’anno e nella recente serie di cortometraggi del regista per Netflix – La meravigliosa storia di Henry Sugar, Il cigno, Il derattizzatore e Veleno – tratti da racconti di Roald Dahl.
“Mi piace come pensa in modo visivo”, aggiunge Stockhausen riferendosi a Anderson. “Mi piace decisamente la sfida di contribuire a realizzare i suoi progetti”.
Il lavoro di Stockhausen per Asteroid City
L’ultimo film del regista – che vede la partecipazione di attori abituali dei film di Anderson come Jason Schwartzman, Jeffrey Wright, Tilda Swinton, Edward Norton, Adrien Brody, Liev Schreiber e Bryan Cranston, oltre a Scarlett Johansson e Tom Hanks – è una commedia metatestuale ambientata nel 1955, che si svolge in gran parte nella fittizia città di Asteroid City, dove un gruppo di bambini appassionati di astronomia (e i loro genitori) si riunisce per una convention di osservazione delle stelle. Sotto il cielo notturno, tuttavia, Asteroid City viene visitata da un extraterrestre e i visitatori vengono bloccati da ansiosi funzionari governativi.
Naturalmente, il colpo di scena è che gli eventi in technicolor che si svolgono all’interno di Asteroid City sono in realtà scene di una pièce teatrale – presentate come uno speciale televisivo in stile Playhouse 90 che documenta la realizzazione della produzione – con il film che funge da lettera d’amore a istituzioni creative come l’Actors Studio e ai film e alla tv dell’epoca.
Stockhausen racconta che il suo lavoro è partito dalla città che dà il titolo al film. Lo scenografo ha iniziato il suo lavoro procurandosi immagini del sud-ovest degli Stati Uniti nel dopoguerra. Un punto di riferimento importante era la Monument Valley e le sue vedute panoramiche, notoriamente immortalate dal regista John Ford in film western fondamentali come Ombre rosse e Sentieri selvaggi. “Avevo un’incredibile collezione di cartoline, qualcosa come cento vecchie immagini di cactus e strisce in mezzo alla strada”, ha raccontato l’autore della sua dettagliata ricerca fotografica. “Da ogni sorta di piccole cose specifiche, per poi arrivare alle idee più grandi”.
I film dell’epoca che presentavano sfondi opachi erano utili anche per dare una visione estesa di una piccola città in mezzo al nulla. “Definivano un ambiente nel contesto di un set costruito”, spiega Stockhausen. Poiché ciò che si svolge ad Asteroid City è un’opera teatrale all’interno di un film, Stockhausen ha trasmesso un senso di surrealismo, in particolare con finte formazioni rocciose e sfondi dipinti. Lo scenografo afferma che la domanda è diventata “Come estrapolare questo palcoscenico su una scala più ampia, più grandiosa? Non per i limiti fisici del palcoscenico, ma perché ci piaceva l’idea: come possiamo renderlo enorme? Ha qualcosa che dà la sensazione di un set, ma in un modo più intenso e speciale”.
Per il motel, dove i Junior Stargazers e i loro genitori alloggiano durante la permanenza ad Asteroid City, Stockhausen ha evitato luoghi specifici del West, progettando invece dei bungalow che dall’aspetto “potrebbero provenire dal nord dello stato di New York o dal Maine, qualcosa che è stato trasportato nel sud-ovest”.
Questa è stata una direttiva dello stesso Anderson, che voleva evitare edifici fatti di mattoni d’argilla o altri materiali naturali. Stockhausen ha raccolto diverse immagini di bungalow d’epoca del New England e ne ha selezionato le caratteristiche migliori. “Abbiamo scelto un dettaglio della cornice di un tetto, l’insegna sul lato di un altro edificio. Abbiamo usato una tenda da sole perché ci piacevano le strisce”, racconta Stockhausen. “È diventata una gigantesca macchina di idee: Guarda quante cose incredibili possiamo prendere e mettere insieme per creare qualcosa di completamente fresco, nuovo e originale”.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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