Daisy Ridley è molto impegnata in questi giorni, ma si è ritagliata un po’ di tempo per promuovere The Marsh King’s Daughter. Il film, di cui Ridley è protagonista, ha subito grandi ritardi a causa delle conseguenze dello sciopero del sindacato degli attori, ora concluso.
L’attrice inglese ha molti motivi per essere orgogliosa del suo lavoro nel thriller di Neil Burger, in cui interpreta un ruolo psicologicamente complesso e molto impegnativo dal punto di vista fisico, quello di Helena. Da bambina, il personaggio ha vissuto fuori dal mondo con la madre (Caren Pistorius) e il padre (Ben Mendelsohn), fino a quando non è stata bruscamente e drammaticamente portata via per condurre una vita più civile.
Ridley condivide il ruolo con Brooklynn Prince, che interpreta la giovane Helena nelle scene di flashback. Le due attrici nel 2017 sono state protagoniste di un momento virale, quando Prince ha incontrato Ridley nel backstage di Good Morning America. Ridley ha poi sorpreso nuovamente Prince durante un Q&A di Un sogno chiamato Florida con Scott Feinberg di THR. Sebbene sia stata una vera e propria coincidenza che le due interpretassero lo stesso personaggio in Marsh King’s Daughter, Ridley si è stupita del fatto che entrambe abbiano interpretato Helena in modo simile.
“Stavamo interpretando la stessa persona e, anche se non ne abbiamo parlato, ci siamo entrambe avvicinate a lei in modo molto simile”, ha raccontato Ridley a The Hollywood Reporter. “Quando sono arrivata in Canada, mi ha mandato delle foto delle nostre precedenti interazioni. È piuttosto surreale quando sei un adulto e vedi una persona minuscola che cresce. Ti chiedi: ‘Dove sono finiti gli ultimi anni? Perché ora sei un’adolescente?'”.
L’ultima volta che Ridley ha parlato con THR è stato a fine gennaio per il suo film presentato al Sundance, Sometimes I Think About Dying, e all’epoca non sapeva cosa ci fosse in serbo per lei Star Wars. La situazione è cambiata rapidamente ad aprile, quando il ritorno di Ridley è stato annunciato sul palco della Star Wars Celebration dalla regista Sharmeen Obaid-Chinoy. Sarà lei a dirigere il film ambientato 15 anni dopo gli eventi di Star Wars: L’ascesa di Skywalker (2019). Steven Knight, sceneggiatore di Peaky Blinders e Locke, si occuperà della sceneggiatura.
Durante una recente conversazione con THR, Ridley ha anche raccontato la scena più emozionante di Marsh King’s Daughter, spiegando come ha legato immediatamente con Ben “Mendo” Mendelsohn.
Ha girato The Marsh King’s Daughter subito prima o subito dopo Sometimes I Think About Dying?
The Marsh King’s Daughter è stato girato subito prima di Sometimes I Think About Dying, L’ho girato, sono tornata a casa per due settimane e poi sono andata a interpretare Fran (ad Astoria, Oregon, ndr).
Quando ha iniziato a leggere questa sceneggiatura, qual è stato il primo dettaglio che ha suscitato il suo interesse?
L’esplorazione del legame padre-figlia e di cosa significhi aver cresciuto i propri figli in modo che ti venerino e siano terrorizzati da te. Il resto della vita di Helena è plasmato da questo e dalla paura che lei ha. Ma anche dal suo entusiasmo. Quando viene a scoprire che il padre non è morto, desidera ardentemente vederlo. Si tratta di un’esplorazione di ciò che significa essere genitore. Si tratta di capire fino a che punto si è disposti a proteggere il proprio figlio dalla persona che ti ha cresciuto.
La backstory ignota di Fran è un aspetto su cui lei e il regista di Dying avete discusso, ma in questo caso l’educazione di Helena è chiaramente delineata attraverso i flashback. Come attrice, preferisce disporre di tutti i pezzi del puzzle come nel caso di Helena?
È stata una cosa interessante ma diversa. In realtà non ho guardato il materiale di Brooklynn, perché non ero sul set. Stavamo interpretando la stessa persona e, pur non parlandone, abbiamo affrontato Helena nello stesso modo. È una cosa soggettiva, la memoria è nebulosa, e a volte le cose sono sbagliate. Il modo in cui vedevi una cosa quando avevi 10 anni e quello in cui la vedi quando ne hai 30 sono diversi. Perciò, per quanto riguarda la storia, non so se posso dire di preferire l’una o l’altra. Entrambe le strade ti mettono alla prova ed entrambe lasciano molto spazio, stranamente.
Ha incontrato Brooklynn Prince nel backstage di Good Morning America nel 2017, e poi l’ha sorpresa durante un Q&A. Ha svolto il ruolo di agente? Le ha consigliato di interpretare la parte del suo personaggio più giovane?
In realtà non l’ho fatto, ma quando ho saputo che era lei, ho pensato: ‘Cosa’? Quando sono arrivata in Canada, mi ha mandato quelle foto in cui è così piccola. Ricordo quanto fosse dolce e minuta, e ricordo di aver guardato Un sogno chiamato Florida e di aver pensato: ‘Oh mio Dio, questa ragazza è incredibile’. E poi il produttore (Alex Saks) che ha fatto Sometimes I Think About Dying ha lavorato anche a Un sogno chiamato Florida, quindi c’erano molti collegamenti strani. Non ho fatto l’agente, ma ero davvero entusiasta. È piuttosto surreale quando sei un adulto e vedi crescere una persona minuscola. Il tempo sembra diverso e ti chiedi: ‘Dove sono finiti gli ultimi anni? Perché ora sei un’adolescente?’.
Lei e Ben Mendelsohn vi eravate già incontrati a una festa di Natale della Lucasfilm o era la prima volta che vi incrociavate?
Era la prima volta che ci incrociavamo e non avrei potuto essere più entusiasta. Ci siamo sentiti via FaceTime perché eravamo entrambi in quarantena, e l’ho amato immediatamente. Mi ha detto: ‘Daisy, instauriamo un rapporto. Chiacchieriamo e basta. Usciamo su FaceTime, frequentiamoci e parliamoci’. E quando ci siamo incontrati, mi è sembrato di averlo già incontrato molte volte. È un attore fenomenale e ho amato le scene con lui, perché sono confuse, strazianti, spaventose e allegre. Lui è semplicemente meraviglioso e dà tutto se stesso ogni volta. È stato davvero divertente giocare con le diverse sfumature, perché ci sono così tante cose contrastanti nel loro rapporto, in particolare quello che Helena prova per lui. Quindi, avere tutto questo spazio da riempire è stato davvero meraviglioso.
Credo che anche per lei fosse la prima volta che interpretava una madre. Quanto ha influito sul suo tipico approccio al personaggio?
Ho chiamato Joey Carson la piccola Meryl Streep. Aveva cinque o sei anni. L’aspetto interessante di avere un bambino vicino sul set è che tu sei al suo servizio. Quindi, in un certo senso, è un’esperienza di recitazione straordinaria, perché non pensi affatto a te stesso. Non so come sia essere un genitore, ma suppongo che sia così. Quando veniva sul set era semplicemente meraviglioso, sia che stessimo girando sia che non stessimo girando. Era tutto al suo servizio, e giocavamo tutto il tempo. Questa cosa ti allontana da te stesso in un modo davvero meraviglioso. È l’opposto dell’autocoscienza. L’unica cosa che volevo era che lei stesse bene.
La psicologia delle persone che sono passate dal vivere fuori dalla società alla vita civile deve essere piuttosto complessa. Quanto è andata in profondità per cercare di capirla?
Mi sono documentata sui culti e sui sentimenti delle persone indottrinate e che hanno avuto figure genitoriali difficili. La cosa più evidente in quello che ho visto sono state le lacrime. Anche molto tempo dopo aver abbandonato certe situazioni, queste persone non piangevano. Le persone non piangono per anni e anni dopo aver lasciato certi gruppi. Helena cerca disperatamente di non mostrare nulla, perché suo padre le dice letteralmente che le uniche lacrime che vuole vedere sono i tatuaggi sul suo viso.
Quindi è stato un interessante esercizio di moderazione fino al momento in cui lei dice al marito: ‘Questo è ciò che sono. Questo è ciò che ha fatto di me. Vuoi accettarmi adesso?’. E il tutto ha reso la scena molto più vulnerabile e intima. Per una persona che è stata sposata per un po’ di tempo e che ha mentito al proprio partner su molte cose, dire ‘questa sono io’ ha reso la scena davvero emozionante. Il mio è stato un esercizio di moderazione, e quando io e Ben abbiamo girato le scene insieme, è stato davvero difficile non essere emotivi perché lui è così (sussulta). Non so se ci sono riuscita, ma sì, in gran parte si trattava di non essere troppo vistosi con le emozioni.
A parte la recitazione fisica che ha dovuto attuare, è stata la scena che ha atteso o temuto di più?
L’ho aspettata, sì. Ogni volta che leggevo quel pezzo nel copione, pensavo: ‘Oh mio Dio, questa povera donna’. C’è sempre quel momento in cui pensi: ‘Questa è l’essenza più umana di questa persona’. Quindi aspettavo quella scena, ma ero anche eccitata all’idea di vedere come sarebbe andata, perché non si può mai sapere. Ci si può preparare, si può parlare e si può discutere di cosa potrebbe essere e di cosa è, ma l’espressione reale di ciò che è si vedrà sempre e solo nel momento stesso. Quindi me lo aspettavo, e poi è stato molto bello, soprattutto dopo aver trattenuto così tanto e poi essere in grado di prendere fiato come Helena. È stato molto commovente.
Senza contare le riprese dell’ultimo minuto alla Bad Robot, Sometimes I Think About Dying è l’unica volta che ha girato un film negli Stati Uniti?
Sì! Ho girato The Marsh King’s Daughter in Canada e poi abbiamo girato Dying ad Astoria (Oregon). In Inghilterra non è permesso guidare da soli per andare sul set, ma io ho guidato per raggiungere alcune location di Dying. È stata una sensazione diversa. Ma sì, è stata la mia prima volta in America.
Parlando di Inghilterra, sette mesi fa lei è stata sommersa di adulazioni sul palco della Star Wars Celebration. Qual è stato il corso degli eventi che ha portato a quel momento?
Il corso degli eventi è che quando ero al Sundance, io non sapevo nulla. Quando sono tornata ho girato Magpie e ho fatto con Kathy Kennedy quella che credevo fosse solo una colazione (ride, ndr). Poi se ne è parlato e ci ho pensato. Mi piaceva la storia e mi sono detta: ‘Ok. Le cose sono accadute abbastanza rapidamente e mi è sembrato di essere istantaneamente su un palcoscenico, introdotta da Sharmeen Obaid-Chinoy’. Onestamente mi ha fatto tornare indietro a quando avevo 20 o 21 anni, quando è stato annunciato Star Wars: Il risveglio della forza. Ero pietrificata, ero sopraffatta, ero molto nervosa, ma la risposta è stata davvero meravigliosa. E sono davvero entusiasta del prossimo film. Non ho letto nulla, ma conosco la storia. Vale davvero la pena di raccontarla, di esplorarla. Credo che la gente ne sarà entusiasta.
Traduzione di Pietro Cecioni
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