Il giorno in cui il regista Michael Mann e il suo team hanno filmato il violento incidente automobilistico della Mille Miglia del 1957 per Ferrari, la pressione sul set era notevole. “Avevamo solo una possibilità”, ricorda il direttore della fotografia Erik Messerschmidt, spiegando che il team degli effetti speciali aveva creato e attrezzato un’unica auto a guida autonoma in grado di raggiungere la velocità desiderata, lanciarsi in aria e precipitare prima di atterrare in un fosso. Non potendo fare una seconda ripresa, hanno filmato la scena con sei telecamere come misura precauzionale.
Basato sulla biografia Ferrari. L’uomo, l’auto, il mito – scritta da Brock Yates, tradotta da Albertine Cerutti e in uscita per Garzanti il 28 novembre 2023, ndr -, il film è stato girato a Modena, luogo di nascita del fondatore della casa automobilistica, interpretato da Adam Driver, e in alcune località dei dintorni. La pellicola ripercorre la vita personale di Ferrari e l’attività professionale nelle corse automobilistiche, compreso il brutale incidente sulla Mille Miglia che costò la vita al pilota Alfonso de Portago, al suo navigatore e a 10 spettatori.
La scena dell’incidente della Mille Miglia
Le ricerche di Mann per questa scena si sono basate su filmati di altre corse, come un incidente mortale avvenuto a Le Mans nei primi anni Cinquanta. “Era un buon riferimento sia per la brutale realtà di quel tipo di incidente, sia per il modo in cui sarebbe stato trattato. Mann voleva che fosse una telecamera che ricordasse un cinegiornale”, afferma Messerschmidt. “Avevano fatto settimane di test con varie auto, posizionando pesi in diverse parti dell’auto per farla cadere in determinati modi, sperando che atterrasse dove volevamo noi. Mike è stato molto preciso, come sempre. Voleva che l’auto atterrasse in quel fosso”.
Il direttore della fotografia, premio Oscar per Mank (che quest’anno è tornato a lavorare con David Fincher per il thriller di Netflix The Killer) ha scelto accuratamente di filmare l’incidente in un momento specifico della giornata, quando il sole era basso e poteva ottenere la giusta illuminazione.
“Abbiamo aspettato e aspettato, e poi abbiamo fatto le riprese”, racconta. “E alla fine l’auto è atterrata esattamente dove il team degli effetti speciali aveva previsto che sarebbe atterrata. È stato straordinario. Non avevo mai visto nulla di simile”.
A questo stunt pratico sono stati aggiunti effetti visivi per posizionare gli spettatori nell’inquadratura e completare la sequenza. Sul set, il team ha disposto dei manichini intorno alla location “perché Michael voleva essere molto preciso sulla posizione delle persone”, ricorda Messerschmidt. “I manichini sono pesati, quindi interagiscono con la macchina in modo molto specifico e sono un ottimo riferimento per il team degli effetti visivi. Abbiamo anche fatto delle riprese con delle comparse”.
Lo stile visivo di Ferrari
In generale, lo stile visivo di Ferrari (che uscirà il 14 dicembre in Italia) comprendeva due estetiche distinte: un look pittorico per la storia personale di Ferrari e una telecamera più aggressiva per le corse. “Michael voleva che il film fosse molto viscerale, ad alto tasso di energia, e voleva che il pubblico sentisse di essere seduto al posto dei piloti”, spiega il direttore della fotografia. “Inoltre, guidavamo le auto ad alta velocità. Voleva che le auto raggiungessero le velocità a cui i piloti erano abituati a guidarle. E ci siamo riusciti”.
Ferrari è uno dei primi film girati con la telecamera Venice 2 di Sony e con i prototipi del sistema di estensione Rialto 2, che stacca efficacemente il sensore dal corpo della telecamera per consentirne l’installazione in spazi ridotti. “Li abbiamo messi dappertutto nell’auto”, dice Messerschmidt. “Sui paraurti, sul cofano anteriore, sul volante, a mano sul sedile del passeggero, a mano all’esterno dell’auto, sul biscuit rig. Questo particolare sistema ci ha dato un’enorme libertà e ci ha permesso di essere molto espressivi con la macchina da presa in un modo che non credo sarebbe stato possibile normalmente. Certamente non con quella qualità”.
Per le scene che ritraggono i rapporti di Ferrari con la moglie Laura (Penélope Cruz) e l’amante Lina (Shailene Woodley), Messerschmidt afferma che Mann voleva qualcosa che fosse fotografato e illuminato in modo più “classico”, con una macchina da presa più “paziente” e un look artistico. “Gli interessava emulare la pittura rinascimentale italiana”, dice il direttore della fotografia a proposito dei punti di riferimento di Mann. “Mi ha chiesto di guardare a Caravaggio e a quella scuola di pittura. In particolare, la scuola veneziana è qualcosa che adoro”, aggiunge Messerschmidt. “Ho messo insieme un book e gli ho rimandato delle immagini: Tintoretto, Tiziano e Caravaggio, naturalmente. E anche un po’ di Rembrandt. Quello stile di ritrattistica classica italiana, con l’aggiunta di un mix di maestri olandesi. Ed era proprio questa la direzione che volevamo prendere con la storia personale”.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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