Uno stralunato Harrison Ford prende parte all’incontro stampa internazionale di Los Angeles per Indiana Jones e il quadrante del destino. Il film, presentato in anteprima al festival di Cannes, approda nelle sale americane il 30 giugno e, da noi, con due giorni d’anticipo, distribuito da The Walt Disney Company Italia.
Alla domanda di chi sia il suo mentore, Ford allude alla sua età: “So che Marlon Brando consigliò a un giovane collega attore di non preoccuparsi troppo, altrimenti lo si sarebbe visto sulla sua faccia. Questo significa, per chi non è un addetto ai lavori, che devi preoccuparti non del successo, ma solo di esserci”.
L’interprete di Guerre Stellari si è poi espresso su come sia cambiata la saga di Indiana Jones in questo quinto e ultimo appuntamento del franchise: “Credo sia cambiato molto. Abbiamo mostrato i suoi punti di forza nel corso dei primi quattro film. Ora stiamo entrando in una nuova fase della sua vita e lo vediamo dopo un’assenza di quindici anni. È un uomo invecchiato, sta andando in pensione e lo incontriamo nell’ultimo giorno dalla sua vita accademica, di certo non il massimo per lui. Il tutto, però, continua a funzionare molto bene perché si introduce il personaggio di Helena (Phoebe Waller-Bridge) per una nuova avventura intorno al mondo”.
Il film è ambientato nel 1969, nei giorni dell’Allunaggio, con un Indiana accasato con Marion. L’uomo si sente superato dal mondo che lo circonda, tanto che scienziati ex-nazisti come Voller (Mads Mikkelsen) collaborano persino con la NASA.
Che cosa significa salutare definitivamente il personaggio di Indiana Jones? “Non mi sembra un addio diverso dagli altri, ma non ho rimpianti, perché sento che abbiamo fatto un film davvero soddisfacente per il pubblico. Abbiamo dato grande attenzione al personaggio, cercando di plasmare una storia che riportasse Indiana nelle vite delle persone in maniera interessante. Insomma, è stato uno splendido addio”.
“Cos’è per Ford il personaggio di Indiana Jones?” gli chiede la stampa. “Intanto, ci tengo a dire, in questo mestiere siamo tutti dei narratori, quello che ho imparato nel corso degli anni mi viene dall’esperienza. In quarant’anni non solo sono riuscito a conoscere meglio il mio personaggio, ma anche il mio lavoro. Indiana Jones è per me ciò che è anche per il pubblico. È come un contratto che c’è tra noi. La cosa più importante è che la gente apprezzi quello che abbiamo fatto”.
Per dare al pubblico un Harrison Ford ringiovanito, nelle scene ambientate nel 1944 è stata utilizzata una serie di tecnologie molto avanzate, tra cui FRAN, un nuovo software di intelligenza artificiale sviluppato dalla Disney. Questo ha selezionato le immagini desiderate da materiali di archivio, sovrapponendoli poi a quelle delle ultime riprese. Tramite questa nuova tecnologia si abbattono i tempi del de-aging: ci vogliono solo cinque secondi per far ringiovanire in modo coerente il personaggio di fotogramma in fotogramma. Il software riesce a percepire i punti del volto modificati dall’età e interviene per creare o togliere i segni della vecchiaia. Una tecnica innovativa, che ha fatto ricredere anche lo scettico Harrison Ford: “Non ho mai amato l’idea fino a quando non ho visto come è stata realizzata in questo caso: è molto diversa dal modo in cui è stata usata in altri film che ho visto. Posso recitare qualsiasi scena, e grazie all’IA il mio volto viene collocato nella giusta angolazione di luce. Sembra una cosa bizzarra, ma funziona ed è comunque la mia faccia”.
ANSA
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