Ronzii di mosche, cigolii di porte, scricchiolii di assi di pavimento. E tanto sangue. Sgorga dai corpi feriti dai demoni, zampilla a causa di oggetti terreni – persino una grattugia – scorre a fiotti tanto da riempire un ascensore. In un’era di sequel, è piacevole vedere che l’horror La Casa – Il risveglio del male (in sala dal 20 aprile 2023 per Warner Bros Italia), pur essendolo, fa rivivere i morti senza alcun bisogno di un collegamento contorto a ciò che è accaduto prima.
La versione di Lee Cronin del classico The Evil Dead di Sam Raimi soddisfa anche il più hardcore degli spettatori. Lo sceneggiatore e regista ha creato una sanguinosa sinfonia di arti strappati e teste mozzate. Anche se i fan più accaniti potrebbero essere delusi dalla mancanza di Bruce Campbell nei panni di Ash Williams, abbiamo la sensazione che comunque gli piacerebbe molto la Beth interpretata dall’attrice australiana Lily Sullivan. Prima della visione, un’avvertenza: attenzione a vetri e cingolati.
La Casa – Il Risveglio del Male va in città: la trama
Cronin porta l’azione da una capanna fatiscente nei boschi alla grande città. Il tecnico della chitarra Beth (Lily Sullivan) si presenta all’improvviso a bussare alla porta di sua sorella Ellie (Alyssa Sutherland) che abita in un vecchio palazzo di Los Angeles, definito “squallida topaia” dai suoi abitanti. La paura non si prova solo nella solita casa isolata in campagna ma è infiltrata nella nostra vita quotidiana. Lei ha già tre figli, Danny (Morgan Davies), Bridget (Gabrielle Echols) e Kassie (Nell Fisher), mentre Beth ha appena scoperto di aspettarne uno. Si presenta per un consiglio su che cosa fare ma anche la sempre saggia “El” ha i suoi problemi: il padre dei tre è andato via e tra poco verrà sfrattata.
A complicare tutto il Necronomicon, senza di lui ovviamente non sarebbe un film dell’universo Evil Dead. Il libro dei morti viene messo in scena con un bel restyling e questa potrebbe essere la sua migliore versione. L’uso dei vinili su cui è registrata la voce che legge la formula maligna sembra un po’ obsoleto, ma alla fine risolve un problema di trama lungo decenni: perché le persone continuano a pronunciare ad alta voce le parole in latino di un libro minaccioso? In Evil Dead Rise non lo fanno, al posto loro interviene il giradischi e i protagonisti così non sono in grado di impedirgli di evocare il male.
Personaggi, interpretazioni, influenze
Come se far parte di un franchise già iconico con i propri elementi distintivi non fosse abbastanza, Cronin è stato influenzato anche da La cosa e Shining. Un paio di ingegnosi riferimenti visivi spiccano e non sono solo virtuosismi, ma trovano un senso nella scrittura del film. Perché in fondo anche in Shining c’è qualcuno che reagisce male alla pressione sociale. Qui non è un padre, è una madre ed è posseduta.
La performance di Alyssa Sutherland è perfetta. Interpretare una “rediviva”, deadite, così vengono definite le persone impossessate nei film di Evil Dead, è un lavoro sporco ma qualcuno lo deve pur fare. E lei lo fa egregiamente, affrontandolo a testa alta, regalandoci uno spettro memorabile e terrificante.
Evil Dead Rise è molto più cruento dei suoi antenati degli anni ’80, ma conserva la brutalità della ripartenza della saga, ormai datata 2013.
Non manca nemmeno l’umorismo, che ha reso Evil Dead 2 un cult. Senza però arrivare all’esilarante Army of Darkness, le iniezioni di umorismo rappresentano le pause necessarie dal sangue. Altrimenti lo schermo sarebbe rosso per tutta l’ora e mezza della durate del film.
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