Ha scelto di raccontare un’altra storia, Martin Scorsese, rispetto all’omonimo libro bestseller da cui è tratto il suo Killers of the Flower Moon. Non è più la storia dell’Fbi, dell’eroe che sventa il genocidio della nazione Osage, ma un focus sugli stessi Osage, raggiunto dopo diverse riscritture e incontri con la popolazione guidata dal capo Geoffrey Standing Bear. Per realizzarlo, il rispetto culturale è stato fondamentale.
“Abbiamo rispettato molto il modo in cui David Grann ha messo a disposizione le sue competenze per un libro ben studiato e per il modo in cui ha incontrato i nostri anziani. Ci siamo sentiti a nostro agio con quello che è venuto fuori”, ha dichiarato Standing Bear durante una conferenza stampa con Scorsese sul saggio di Grann del 2017.
Il libro racconta una serie di omicidi del popolo Osage in seguito a un boom petrolifero e le successive indagini dell’Fbi su questi omicidi, che divennero noti come il Regno del Terrore. Quando Standing Bear ha saputo che i diritti cinematografici del libro erano stati venduti, lui e altri membri della nazione Osage si sono preoccupati.
Un processo di costruzione della fiducia
“Storicamente i popoli nativi venivano a Hollywood per trovare lavoro come comparse nelle bande di indiani in film in bianco e nero”, ha affermato il Capo. “Eravamo preoccupati, ancora una volta, che qualcun altro raccontasse la nostra storia, che è molto intima”.
Scorsese intendeva raccontare la storia di Killers attraverso la prospettiva di Mollie Burkhart, interpretata da Lily Gladstone, una donna Osage e parente di diverse persone uccise per mano di uomini bianchi, tra cui il marito Ernest Burkhart, interpretato da Leonardo DiCaprio.
Standing Bear ha affermato che le sue preoccupazioni si sono placate quando Scorsese lo ha incontrato nei suoi uffici in Oklahoma. “Quando Marty si è presentato nel mio ufficio, ha esordito dicendo: gireremo qui. Racconteremo questa storia attraverso gli occhi di Mollie. È stato un processo di costruzione della fiducia”, ha dichiarato Standing Bear.
Scorsese e il suo team hanno lavorato con i membri della Nazione Osage su tutto, dalla realizzazione di arazzi per la decorazione del set all’acconciatura degli attori.
“La prima cosa che dobbiamo fare è assicurarci che il film sia corretto nei confronti degli Osage. Anche se avessi fatto il film 40 anni fa, so che mi sentirei ancora così”, ha dichiarato Scorsese. “Questo significa che ogni aspetto possibile di ogni scena con gli Osage doveva essere affrontato con persone della nazione Osage”.
Durante la conferenza stampa di martedì 26 settembre, Scorsese ha trovato un momento per parlare anche del musicista e compositore Robbie Robertson, che ha composto la sua ultima colonna sonora per proprio per Killers, prima di morire in agosto all’età di 80 anni.
La musica di Robbie Robertson
“È venuto a trovarci sul set, e in quei giorni faceva piuttosto caldo”, ha raccontato Scorsese di Robertson, sottolineando che il set poteva raggiungere temperature tra i 40 e i 43 gradi. “Robbie stava lì a lavorare con i musicisti e i cantanti Osage per assicurarsi che la musica che avrebbe scritto non presentasse errori. Quindi, stava seduto sul set e, a un certo punto, mi sono avvicinato e gli ho detto: ‘Fa piuttosto caldo’. E lui: ‘Fa un caldo da far impallidire l’inferno'”. Scorsese, sorridendo, ha aggiunto: “Era un poeta meraviglioso”.
Il regista vanta fino a oggi una lunga collaborazione con Robertson, in cui spicca il documentario The Last Waltz, un concerto del 1978 sull’esibizione d’addio del gruppo musicale di Robertson, The Band. Scorsese ha commentato: “Non riesco a sopportare la cosa. È morto. È stato un periodo devastante. Ci conoscevamo dal 1975. È come perdere un pezzo di te stesso”.
Il regista ha sottolineato che Roberston era di origine Mohawk. “Almeno lui è stato in grado di creare qualcosa a partire dalla cultura e di contribuire alle culture dei popoli indigeni”, ha dichiarato.
Killers of the Flower Moon di Apple uscirà nelle sale cinematografiche il 20 ottobre negli Stati Uniti (il 19 in Italia) grazie alla Paramount, prima di passare ad Apple Tv+ per il suo debutto in streaming. Il film è stato presentato in anteprima al Festival di Cannes, dove ha ricevuto recensioni estremamente positive.
Quando gli è stato chiesto cosa vuole che il pubblico tragga dal film sulla nazione Osage, Standing Bear ha risposto: “Siamo un popolo che è ancora qui. Siamo vivi con la nostra cultura. Siamo vivi e forti nonostante le difficoltà e le tragedie”.
Traduzione di Pietro Cecioni
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