Difficile pensare che a qualcuno possa essere venuta l’idea di una piscina assassina, ma così è stato. È nata da Bryce McGuire, che nel 2014 dirige il cortometraggio Night Swim insieme a Rod Blackhurst, e che per il lungometraggio tratto da quei tre minuti e cinquanta di visione diventa invece soltanto co-sceneggiatore.
Il problema dell’opera horror, però, è che nel momento in cui lo spunto iniziale viene consumato tutto nei primi minuti – il tempo di un prologo che è, inoltre, di poco distante dal corto di dieci anni prima – allora non resta nient’altro da dire. E, soprattutto, non c’è più null’altro con cui spaventare.
Incuriosita da una barchetta che è rimasta a galleggiare nella loro piscina, una ragazzina cerca di recuperarla venendo risucchiata in un universo (acquatico) altro. Non si avranno più notizie della bambina. E ciò che avverrà anni dopo, con l’arrivo dei Waller nella stessa casa, non sarà di certo meglio di quella scomparsa.
Capitanati da Wyatt Russell e Kerry Condon, che dimostrano ben presto che anche a loro di stare lì, a recitare, alla fine, non è che vada poi tanto, i membri della nuova famiglia con residenza nei pressi della piscina sciagurata comincerà a vivere eventi inspiegabili e situazioni inquietanti.
Night Swim
Cast: Wyatt Russell, Kerry Condon, Amélie Hoeferle, Gavin Warren, Jodi Long, Nancy Lenehan, Eddie Martinez, Elijah J. Roberts, Rahnuma Panthaky, Ben Cinclair, Ellie Araiza
Regista: Bryce McGuire
Sceneggiatori: Bryce McGuire
Durata: 98 minuti
E pensare che tutto nasce dal padre, giocatore di baseball infortunato, che voleva soltanto fare acquaterapia gratis. Invece si ritroverà con una maledizione con cui avere a che fare, ricevuta in garanzia con la casa comprata al posto di andare in qualche struttura specializzata. Ormai un accessorio più frequente, nelle magioni americane, dell’aria condizionata.
Night Swim o del fatto che non tutto deve per forza diventare un film
Così Night Swim si dilunga in una storia che non ha nessuna trovata originale, se non quell’unica prima sequenza d’apertura – e, quindi, la creazione del corto. E che nel tirarsi, stendersi, cercare di diventare un film, crea disastrosi buchi in cui far perdere acqua da tutte le parti.
Le scene sono inutilmente lunghe, la sventura che viene inflitta a chi si avvicina alla piscina è fallata, e come se non bastasse McGuire e Blackhurst tolgono anche l’unico elemento che potrebbe effettivamente avere senso in un simile tipo di racconto. Il non visto.
Loro non lasciano in sospeso il mistero delle sparizioni della piscina, no, loro realizzano pupazzoni trovati in qualche giostra in stile casa degli orrori, riproposti però in digitale. Brutti che fanno spavento più per quanto sono mal realizzati che per il loro effetto horror. Terrificanti perché è evidente che gli animatori non sono stati pagati abbastanza e hanno voluto farla pagare alla produzione.
Nella combo storia che non funziona e compartimento orrorifico non accettato nemmeno dal club dei B movie, Night Swim è l’esempio che se una cosa va bene, è semplice, e non ha bisogno di dilatazioni o stravolgimenti sarebbe il caso di lasciarla così com’è. Che altrimenti ogni sacrificio è vano. E pensare che, il sacrificio, si scopre poi essere anche il tema principale del film.
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