Shawn Levy racconta perché si è sentito attratto dalla regia della nuova miniserie di Netflix Tutta la luce che non vediamo. La serie in quattro episodi creata da Steven Knight, tratta dall’omonimo romanzo bestseller di Anthony Doerr, segue Marie-Laure, un’adolescente francese cieca, che stringe un improbabile rapporto con un soldato tedesco, Werner, dopo essersi rifugiata, durante la Seconda Guerra Mondiale, nella città di suo zio in Francia.
“Quando ho letto la prima bozza del primo episodio dell’adattamento, il mio piano era di produrre lo serie, magari dirigere un episodio”, ha detto Levy alla rivista People in una recente intervista. “Ma dopo averlo letto, ho sentito che dovevo fare tutto io”.
Sebbene la serie sia diversa dal suo genere abituale, ha spiegato: “Ho amato il libro e l’adattamento. E si ricollega ai miei lavori precedente in quanto è fondamentalmente – e smaccatamente – emotivo”, aggiungendo: “È stato semplicemente un tipo di narrazione molto diverso per me”.
Levy è noto per il suo lavoro su progetti passati che vanno da Un’altra scatenata dozzina, Deadpool, Free Guy – Eroe per gioco, Stranger Things, Arrival e Una notte al museo, gli ultimi tre prodotti dalla sua casa di produzione, la 21 Laps Entertainment. Sebbene tutti i suoi progetti siano molto diversi tra loro, l’attore ha notato che hanno tutti una cosa in comune.
“Tutte le mie opere tendono ad avere un cuore caldo al centro”, ha detto Levy. “È così che mi piace vivere. Sono come un libro aperto, le mie emozioni le mostro sulla pelle, sul viso, nella mia voce”.
Tutta la luce che non vediamo, interpretata da Mark Ruffalo, Hugh Laurie, Louis Hofmann e Aria Mia Loberti, è attualmente disponibile in streaming su Netflix.
Levy ha dichiarato, a proposito del modo in cui ha girato la serie: “Volevo affrontarla come un film lungo, in questo caso un film di quattro ore. È diverso da qualsiasi cosa io abbia mai fatto. Le interpretazioni hanno un tono molto diverso da qualsiasi altra cosa io abbia fatto. È un vero e proprio dramma d’epoca”.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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