Zoe Saldana potrà anche aver recitato in quattro dei più grandi film di tutti i tempi, ma questo non significa che a volte non perda fiducia in se stessa. Ecco perché, inizialmente, aveva rifiutato la proposta di Taylor Sheridan di prendere parte a Operazione Speciale: Lioness. Tuttavia, solo un anno dopo, su consiglio di suo marito, Saldana si è rimessa in contatto con il regista, scoprendo che la stava ancora aspettando. Così l’attrice ha fatto il grande passo.
Zoe Saldana interpreta Joe, un’agente della CIA addetta alle attività speciali, che invia altre donne sotto copertura per conquistare la fiducia di mogli, fidanzate e figlie di terroristi. La serie Lioness ha delle sfumature alla Sicario, il film che ha aperto la strada a Sheridan. Anche il personaggio di Saldana, come quello di Josh Brolin nel film, opera in una zona un po’ grigia. Saldana è perciò ottimista sul fatto che Lioness possa suscitare lo stesso interesse del thriller del 2015 diretto da Denis Villeneuve, scritto e ideato da Taylor Sheridan.
L’attrice ha anche parlato della conclusione di Guardiani della Galassia Vol. 3, che vede Peter Quill (Chris Pratt) e Gamora (Saldana) prendere strade diverse. “È stata una decisione agrodolce”, ha detto. “Avrei voluto che nel capitolo finale trovasse un modo per rimanere nel gruppo dei guardiani, ma quello del film è il modo giusto di concludere le cose”.
Intervista a Zoe Saldana, da Guardiani della Galassia a Operazione Speciale: Lioness
Dove si colloca Operazione Speciale: Lioness nella sua carriera?
Sono passata dall’isolamento in casa durante la pandemia a Gamora, alla Amy di From Scratch – La forza di un amore e poi a Joe di Lioness. Taylor Sheridan mi ha contattato nel 2020, a metà della pandemia. Mi ha mandato la sceneggiatura dell’episodio pilota e non sono riuscita a smettere di leggerlo. Era da un po’ che non leggevo qualcosa di così intenso e bello. Mi ha subito conquistato. Mi ha detto: “Se ti è piaciuto e vuoi far parte di questa storia, voglio scriverla per te. Voglio scriverla pensando a te per il ruolo di Joe”.
Questo è avvenuto in un momento della mia vita in cui non ero pronta a sentirmelo dire. Non avevo molta fiducia in me stessa. Mi sentivo un po’ bloccata, immagino molti di noi possano capirlo. Così ho detto: “No, grazie”. Ma un anno dopo, ho finito un progetto per Netflix, ero in Italia e mio marito mi ha detto: “Chiama e vedi a che punto è il progetto”. Così ho fatto e Taylor non aveva fatto il casting. Stavano ancora aspettando me. Allora ho deciso di fare il grande salto. Mi sono detta: “E se avessi la stoffa per partecipare a una serie di Taylor Sheridan e fare un buon lavoro?”.
Joe è un’agente del reparto Attività Speciali della CIA. Si occupa delle agenti che vanno sotto copertura per avvicinarsi alle mogli, alle fidanzate e alle figlie dei terroristi. Essendo un personaggio riservato e chiuso, qual è stato il suo modo di entrare in contatto con lei?
Dovevo avere ben chiare in mente le sue intenzioni. Joe è una persona schietta. È pulita. Non c’è niente di sporco in quello che fa. Se va fuori controllo, è perché vuole fare la cosa giusta e salvare le persone. È incredibilmente responsabile. Questo doveva essere molto chiaro, perché si può rimanere imperturbabili solo per il gusto di apparire misteriosi e imperscrutabili, oppure perché si è consapevoli del motivo della propria riservatezza.
Bisogna controllare le proprie emozioni ed essere cinque passi avanti. È questo che continuava a venir fuori mentre facevo le mie ricerche sul mondo dello spionaggio. Queste persone sono sottoposte a un duro addestramento per anticipare tutto ed essere sempre cinque passi avanti. Perché in qualsiasi momento devono prendere decisioni molto rischiose, che possono salvare molte vite o sacrificarne altre, e devono essere in grado di farlo con grande responsabilità.
Josh Brolin ha interpretato un agente della CIA relativamente simile a quello della sua Joe in Sicario. Ha l’impressione che Taylor Sheridan stia cercando di riprendere il discorso da dove l’aveva lasciato in quel film?
Lo spero. Adoro Sicario. Ho pensato che fosse un film molto interessante in cui persone normali cercano di fare la cosa giusta in modi pessimi, e quindi in un certo senso mi è sembrato molto simile. Per lui è importante non limitarsi al bianco e nero delle cose. Si muove in una zona grigia ed è molto complesso. Volevo sapere cosa si prova a stare in questo mondo e vivere in questi luoghi dove si prendono quotidianamente decisioni che mettono a rischio la vita propria e altrui.
Da James Cameron e J.J. Abrams fino a James Gunn. Ora, Taylor Sheridan. Continua a ritrovarsi a lavorare con artisti in grado di costruire mondi nuovi. Vede anche lei un filo conduttore?
Sì e sono grata che questi professionisti vedano qualcosa in me, soprattutto quando io in primis non ci riesco. Amo quello che faccio. Mi impegno molto. Cerco di scegliere progetti che mi piacerebbe guardare quando non lavoro. Questi sono i temi, i generi e i film che esploro, che guardo, di cui faccio ottime recensioni, che critico, per cui faccio il tifo. È giusto che io rimanga fedele a ciò che amo e a ciò che mi piace.
Che ne pensa della chiusura della storyline di Gamora nel terzo capitolo dei Guardiani della Galassia? Anche lei ha apprezzato il fatto che James Gunn non abbia preso la strada più ovvia?
Sì. È stata una decisione agrodolce, ovviamente. Avrei voluto che nel capitolo finale Gamora rimanesse e trovasse un modo per tornare a essere una dei guardiani, ma questo mi è sembrato il modo giusto di concludere le cose, visto quello che aveva passato. In fin dei conti, da qualsiasi multiverso fosse arrivata, avrebbe vissuto la stessa esperienza con Thanos (Josh Brolin) e avrebbe avuto lo stesso senso di colpa, nonché lo stesso trauma. Alla fine ha trovato conforto con i Ravagers e si è sentita più accolta che mai.
Operazione Speciale: Lioness è dal 23 luglio su Paramount+. Questa intervista è stata realizzata prima dello sciopero della SAG-AFTRA, iniziato il 13 luglio, è stata tagliata per motivi di lunghezza e di chiarezza.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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