Mondi di povertà e di bellezza che non ci sono più: la vitalità e la struggente povertà di Uccellacci e uccellini, di Pier Paolo Pasolini, con Totò e Ninetto Davoli. Miracolo a Milano, di Vittorio De Sica (“perché riunisce il realismo e la poesia”). Ma anche Il Vangelo secondo Matteo, (“che resta il film più bello su Gesù”), sempre Pasolini. Poi, ovviamente, Fellini.
È il cinema del cuore di Matteo Zuppi, cardinale presbitero di Sant’Egidio, dal 2022 presidente della Cei. Ovvero l’uomo scelto da Papa Francesco, per la sorpresa di molti, a guidare la Chiesa italiana. L’uomo di un’amicizia lunga una vita con Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Il “prete degli ultimi”, secondo qualcuno l’erede morale di Carlo Maria Martini.
L’uomo che pochi giorni fa è stato inviato dal pontefice a Kiev, per tentare di avviare un processo di pace, un inizio di dialogo, nella guerra che la Russia di Vladimir Putin ha portato in Ucraina.
Per colui che per lunghi anni è stato vicario parrocchiale di Santa Maria a Trastevere non è la prima missione diplomatica in zone di conflitto: nel 1990, insieme al già citato Andrea Riccardi, a Jaime Pedro Goncalves e Mario Raffaelli, Zuppi ha svolto il ruolo di mediatore nelle trattative tra il governo del Mozambico ed il partito della Resistenza nazionale mozambicana, per mettere fine ad una guerra civile che durava dal 1975. Due anni dopo, il 4 ottobre 1992, la mediazione condusse alla firma degli accordi di Pace di Roma.
In questa chiacchierata con Concita De Gregorio, Matteo Zuppi rivela anche di aver visto il nuovo film di Matteo Garrone, Io capitano (che quasi certamente approderà alla prossima Mostra del cinema di Venezia): “È bellissimo”.
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