Il produttore Edoardo Ponti sognava di vederle insieme sullo schermo, Anna Magnani e Sophia Loren, per conquistare l’America. Le aveva scelte come co-protagoniste del grande film La ciociara, tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia e adattato per lo schermo da Cesare Zavattini, insieme al regista Vittorio De Sica.
Un sogno destinato a restare tale, sfumato nel momento in cui Magnani scopre che a dover interpretare sua figlia, la “giovane e bruttina” Rosetta sarebbe stata la splendida venticinquenne Loren. Allora già arrivata a Hollywood con Un marito per Cinzia o La baia di Napoli e già celebre per Pane, amore e… (1955).
Un motivo anagrafico, secondo Magnani anche estetico, e forse di vera e propria competizione fra due dive così diverse, portò l’attrice a rifiutare un ruolo che era stato già dato per certo, ritagliato su di lei dopo la vittoria all’Oscar nel 1956 per La Rosa tatuata di Daniel Mann. Un ruolo a cui lei, prima di tutto, teneva in modo particolare. Le storie degli stupri di guerra nella Ciociaria erano infatti ancora vividi e presenti nella memoria collettiva.
L’addio di Anna Magnani comporta una riorganizzazione produttiva e narrativa. Edoardo Ponti, che inizialmente aveva preso accordi con la Paramount negli Stati Uniti, porta avanti il film da solo, appoggiandosi a delle co-produzioni francesi. Zavattini riscrive e ringiovanisce il personaggio di Cesira, rispetto a quello descritto nel libro di Moravia, per adattarlo all”immagine di Sophia Loren. E De Sica subentra definitivamente come regista del film.
Nonostante la battuta d’arresto, La ciociara riesce ugualmente a conquistare Hollywood, così come sperava Ponti con il suo progetto iniziale. E non solo. Il film porta un sorprendente Oscar a Loren come miglior attrice protagonista solo sei anni dopo quello vinto da Magnani.
Le due donne, Two Women, proprio come il titolo della distribuzione americana, restano così legate entrambe all’opera di De Sica, direttamente e indirettamente, attraverso un’altra storia, una versione mai accaduta, che avrebbe potuto cambiare per sempre il cinema italiano.
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