La fioraia, il vagabondo, la scoperta di una verità struggente. Non sono pochi coloro che pensano che sia una delle scene più belle, più commoventi, della storia del cinema: la ragazza ha riacquistato da poco la vista grazie, così lei crede, alla generosità di un milionario, ed ha aperto un negozio di fiori. Spera un giorno di incontrare nuovamente il suo benefattore. Un giorno, davanti alla sua vetrina passa Charlot, un clochard, che viene insolentito da alcuni strilloni: lei ovviamente non può riconoscerlo, ma prova compassione per quell’ometto. Quando Charlot si volta, e la vede, rimane a fissarla, incredulo. La fioraia esce per offrirgli un fiore ed una moneta. Il vagabondo vorrebbe fuggire, ma alla fine accetta il fiore. Lei lo avvicina e gli prende la mano. Era una cosa che faceva sempre, ed è dal tatto della mano che lo riconosce. E’ lui, questo vagabondo, il suo benefattore.
“Potete vedere ora?”, chiede Charlot. “Sì, ora posso vedere”, risponde la fioraia. Fine.
Luci della città (City Lights, 1931) è da molti considerato il capolavoro più grande di Charlie Chaplin, il più amato dalla critica. Ed anche un film “contromano”, nel senso che il cinema sonoro era già la realtà dominante a Hollywood e non solo, ma Chaplin era determinato a non abbandonare il muto (solo nel 1940, con il Grande dittatore, accetterà di passare alla nuova invenzione, peraltro con uno dei discorsi più clamorosi della storia, quell’Hitler-Hinkel pacifista e sconvolgente che in modo paradossale era riuscito a mettere a nudo l’orrore nazional-socialista).
In City Lights, la protagonista femminile – la fioraia – fu Virginia Cherrill, che, così raccontò lui, Chaplin aveva conosciuto ad un incontro di boxe.
Scritto, prodotto, diretto e interpretato da Chaplin, Luci della città è ultimo personaggio con il personaggio di Charlot. Acclamato dalla critica e da molti registi come una delle migliori pellicole mai prodotte, è tra i film più famosi di Chaplin. Nel 1991 è stato scelto per la preservazione dal National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Ma anche senza questo riconoscimento (tra i tantissimi), è una pellicola immortale. Anche per quella struggente scena finale.
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