Ci sono film per cui l’attesa ha un sapore diverso. Come Mi fanno male i capelli, per tante ragioni. Perché è il nuovo film di Roberta Torre, una delle nostre cineaste più originali e di talento, perché i protagonisti sono due interpreti coraggiosi e dalla cifra stilistica direttamente proporzionale al loro eclettismo, come Alba Rohrwacher e Filippo Timi.
Perché apre il concorso della prossima Festa del Cinema di Roma – è una produzione Stemal Entertainment con Rai Cinema, prodotto da Donatella Palermo e sarà in sala, con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection, il 20 ottobre – e non potrebbe essere altrimenti perché Monica Vitti, a cui la protagonista è ispirata e alla quale, come è evidente dalle foto di scena, ogni riferimento è puramente voluto, è una colonna dell’immaginario del cinema italiano ma anche di una romanità al contempo verace e alternativa.
Mi fanno male i capelli, la trama
La storia è struggente e poetica: Monica sta perdendo la memoria e quindi se stessa. Ma ha un’àncora, la filmografia della sua omonima Vitti. I suoi film, i suoi personaggi, le sue mille trasformazioni da Antonioni a Sordi, diventano un gioco che le consentono di ritrovarsi in un’immagine sognata, desiderata, rivissuta. Ed Edoardo, l’uomo che ama e da cui è amata in modo totale, sta al gioco, perché non vada alla deriva e perché la cosa la rende felice.
È evidente come Roberta Torre abbia voluto costruire un gioco di specchi metacinematografico, in cui il personaggio vive la condizione degli ultimi vent’anni della più grande attrice italiana, scomparsa il 2 febbraio del 2022 (per chi crede nella cabala, quel ritorno ossessivo del numero due, è illuminante), di perdita di memoria accanto a un uomo devoto e innamorato in modo commovente. Lo fa con la delicatezza e la sensibilità di quel titolo che richiama la battuta più famosa del sodalizio di Monica Vitti e Michelangelo Antonioni, pronunciata da Giuliana in Deserto rosso, citando una poesia di Amelia Rosselli. Divenuta un simbolo di un certo cinema d’autore, di una borghesia, da deridere o esaltare.
La parola alla regista Roberta Torre
“Questo film racconta la vita di Monica, che ha cominciato a dimenticare e cerca disperatamente qualcosa a cui aggrapparsi quando sente di perdere parti dei suoi ricordi”, racconta la regista Roberta Torre. “Lo trova nei personaggi dei film di Monica Vitti, la donna che ha potuto essere tutte le donne possibili raccontandole con le loro debolezze e fragilità, nella loro parte comica e in quella tragica. L’attrice che unisce il riso al pianto e permette di mostrare la donna in tutto il suo modo di essere, senza stereotipi, con umanità”.
Ma Mi fanno male i capelli non è solo un tributo emotivo, cinematografico, (po)etico a un’interprete inarrivabile. “Il tema di questo film è anche la perdita della memoria emotiva, storica. La memoria e l’identità sono legate profondamente, cancellando il passato l’identità scompare. Prendere a prestito una memoria è possibile per ritrovare se stessi? Questa domanda mi ha guidato nel racconto del film. E ancora: dimenticare è necessario? Svuotare la cache, fare spazio, ripulire. È un film che parla di fantasmi e, in un certo senso, li evoca, li interroga o più semplicemente vuole passare del tempo con loro, comici o divini che siano. Il cinema mi ha permesso ancora una volta di sentire che solo una sottile parete fatta di luce e fotogrammi ci separa dai sogni. Ed è il motivo per cui continuo a fare i film».
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