Nella scena iniziale di Sentieri selvaggi, John Ford inquadra il personaggio della madre Martha, seguendola da dietro. La macchina da presa le si attacca alle spalle, tiene il medesimo passo della donna. Tutto intorno è il nero, è il vuoto.
Poi, a un certo punto, la luce. Martha si immette in un cono luminoso, punta verso il paesaggio, lo osserva e oltrepassa la cornice in cui era inquadrata. Entra nella storia, entra nel cinema. Per la prima volta, con quella sequenza iniziale, la settima arte respira. E, così, anche i suoi formati. Quelli passati e tutti quelli che dovranno venire.
Il film, basato sul romanzo omonimo di Alan Le May, è diretto da John Ford ed è uscito nel 1956. La storia, invece, è ambientata nel 1868, in Texas. Il protagonista è Ethan Edwards, interpretato da John Wayne, di ritorno a casa dopo tre anni dal termine della guerra di secessione.
Gli omaggi a Sentieri selvaggi, da Star Wars a Tarantino
Il veterano confederato lascerà presto la dimora appena ritrovata per andare alla ricerca della nipote Debbie, giovane rapita da una comunità Comanche e impersonata dalla giovanissima Natalie Wood, all’epoca appena diciottenne. Un viaggio per la Monument Valley bruciata dal calore e battuta dal vento. Una pagina del western che è una lezione su come si entra e si esce dalla storia del cinema.
Gli spazi solenni del paese vengono ripresi da Ford al principio, così come avverrà anche alla fine. Nella scena di chiusura, però, cambia il soggetto dell’immagine. Dal personaggio di Martha dell’attrice Dorothy Jordan, il finale chiude proprio sul cowboy di Wayne, rimasto fisso nelle mente del pubblico nel corso dei decenni. Iconico e immortale.
Ethan Edwards ha rappresentato la speranza in una valle desolata che si è illuminata al suo arrivo, e che non può perciò che chiudere su di lui. Un mettere in eterna comunicazioni le due sequenze del film, che continuano a venir omaggiate negli anni da altrettanti classici, andando dallo Star Wars del 1977 di George Lucas e arrivando fino a Bastardi senza gloria del 2009 di Quentin Tarantino.
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