È tutta colpa del Canada. Da giorni gli enormi incendi della regione del Quebec – si parla di 4,3 milioni di ettari già bruciati – stanno avvolgendo la costa orientale degli Stati Uniti tra cui anche la città di New York in una nuvola di fumo. Ma non una nuvola di fumo qualsiasi: è una coltre spessa e scura che mercoledì ha avuto il suo picco verso le due ora locale quando improvvisamente Manhattan è diventata prima tutta gialla e poi tutta rossa o arancione. Dell’Empire State Building non si vedeva la fine, la punta a scomparire tra le nuvole. Del ponte di Brooklyn si vedeva solo un pezzo e così per tutti i landmark della città. Persino la Statua della Libertà era mezza sparita. Cittadini e turisti hanno incominciato a scattare foto con i nostri che però non rendevano giustizia, non erano abbastanza drammatiche.
Fotografi professionisti hanno avuto vita più facile, riuscendo a cogliere nella sua interezza l’incredibile fenomeno.
Foto dalla fine del mondo
Sul sito del New York Times un video in time lap mostra come la visibilità mercoledì sia peggiorata con l’andare delle ore, cambiando colore allo skyline più famoso del mondo. Il commento più letto sui social e scambiato nelle varie chat è stato: sembra di stare dentro a Blade Runner, oppure nella prima scena della serie Extrapolations. Improvvisamente quell’immagine di New York come città di un futuro distopico dove il sole se ne è andato da tempo, dove non si sa che ore sono e che stagione sia, dove anche distinguere tra il giorno e la notte diventa un problema, ecco quell’immagine lì vista tante volte in film apocalittici improvvisamente era diventata reale. A Manhattan sembra spesso di essere dentro un film, ma di solito è una commedia romantica con Meg Ryan o un vecchio film di Woody Allen o una puntata di Sex and the City. Questa volta sembrava invece di essere dentro a una pellicola da fine del mondo.
L’altro commento più citato è stato che sembrava di stare dentro a un film ambientato nel medio oriente. Una specie di filtro “guerra del golfo”. Un po’ come le riprese di The Hurt Locker, film di Kathryn Bigelow del 2008 – vincitore dell’Oscar come miglior film e come miglior regia, prima donna nella storia – talmente realistico che solo a guardandolo si sente la sabbia del deserto negli occhi.
A New York è lotta tra paradiso e inferno
Per altri ancora il filtro seppia che ha ammantato la città ricorda il modo in cui Hollywood ci fa di solito sapere che un film è ambientato in Messico. Alla mente viene subito Traffic, capolavoro del 2000 diretto da Steven Soderbergh, ma anche la serie tv Breaking Bad con quelle scene nel deserto. “È la tavolozza dei colori che qualunque aderto alla fotografia usa per indicare i luoghi a sud del confine”, ha scritto qualcun altro, chiedendosi anche se tutto questo non fosse semi razzista.
L’account “images that could be album cover” ha postato una foto di Times Square con gli edifici illuminati dalle pubblicità multicolori che si stagliano contro a un cielo rossastro. Ian Bremmer, politologo americano conosciuto anche in Italia, ha postato una foto in cui si vede il cartellone pubblicitario per Diablo IV – videogioco che si basa sulla lotta tra paradiso e inferno – stagliarsi contro il cielo rosso fuoco di Manhattan. Il suo commento: quello dell’ufficio marketing che ha avuto questa pensata merita un aumento.
Ridateci Meg, tenetevi Rutger
Purtroppo è tutto vero. Martedì New York City ha avuto l’aria con la qualità peggiore del mondo, una cosa piuttosto insolita visto che almeno a Manhattan l’aria è di solito buona. Quella sensazione che i newyorkesi hanno di vivere sempre dentro a un film, sarà anche bella, affascinante, unica, ma va bene fino a un certo punto. Quando il film in cui ti ritrovi a vivere è un incubo post apocalisse dove gli zombie potrebbero sbucare da un momento all’altro, allora no, grazie, facciamo anche a meno.
Detta altrimenti: ridateci Meg Ryan, tenetevi Rutger Hauer e pure Harrison Ford.
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