Sulle barricate di Hollywood arrivano gli attori. Dopo gli sceneggiatori, che il 2 maggio hanno chiuso taccuini e computer per la prima volta in 15 anni, e dopo i registi, che la settimana scorsa hanno cominciato una tesa contrattazione per il rinnovo del contratto con gli Studios, nella guerra interna all’industria dello spettacolo più ricca e prolifica del mondo scendono in campo gli attori. Da quindici giorni, molti di loro partecipano ai picchetti degli scrittori, li appoggiano sui social network e nelle dichiarazioni a margine degli eventi ancora in programma.
La protesta cresce
Ma da oggi la loro solidarietà si alza di tono. La sigla che riunisce gli interpreti del grande e del piccolo schermo, la SAG-AFTRA – nata nel 2012 dalla fusione della Screen Actors Guild e dell’American Federation of Television and Radio Artists – chiederà nei prossimi giorni ai suoi 160.000 iscritti di autorizzare un eventuale sciopero contro i produttori e le piattaforme di streaming. Anche il contratto degli attori, infatti, è in scadenza. I delegati della SAG-AFTRA si siederanno con le major e gli streamer dal 7 giugno.
“In previsione del negoziato sul prossimo contratto televisivo/teatrale con l’Alleanza dei produttori cinematografici e televisivi, il consiglio nazionale SAG-AFTRA ha concordato all’unanimità di raccomandare ai suoi membri di votare per autorizzare uno sciopero”, si legge sul sito dell’ordine professionale.
Clima di tensione
Il voto si svolgerà online dal 18 maggio al 5 giugno, ma il risultato è scontato: la serrata sarà appoggiata dalla stragrande maggioranza. “Un voto affermativo non significa per forza che incroceremo le braccia – si legge ancora nel comunicato – ma consentirebbe al comitato negoziatore di indirne subito uno qualora la contrattazione non sarà soddisfacente”. Si tratta di una precisazione doverosa da parte del sindacato, ma più di stile che di contenuto nel clima di tensione che si respira. I delegati degli attori di Hollywood vogliono sedersi davanti ai rappresentanti di Warner, Fox, Sony, Paramount, Disney, Universal, Netflix e Amazon, con il massimo potere di contrattazione. E la minaccia dello sciopero è l’arma più potente.
(Ansa)
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma