Sciopero di penna.
E’ in corso da settimane un lungo sciopero a oltranza degli scrittori di cinema e televisione, a Los Angeles e New York. La richiesta di base riguarda le paghe. L’adesione allo sciopero è totale, le produzioni stanno esaurendo le scorte di quanto preparato prima e devono sospendere l’attività. Gli scrittori fanno picchetti di sbarramento davanti agli ingressi degli Studios, sostenuti da attrici, attori, registi.
In nessun altro luogo gli scrittori hanno fatto corpo comune. Il Pen Club esistente in vari paesi è un’evanescenza. Un’attività individuale come la scrittura non stimola aggregazioni. Negli occasionali festival letterari ognuno di loro parla per sé.
Ma a Los Angeles e dintorni le grandi case di produzione impiegano una consistente quantità di scrittori al servizio di soggetti e sceneggiature. Questi hanno coscienza del proprio numero e delle comuni condizioni di lavoro. Le due cose insieme, consapevolezza della propria funzione e della raggiunta massa critica sono le condizioni necessarie per la consistenza dell’agitazione, delle rivendicazioni e della durata a oltranza. Forse nello spirito di squadra c’entra anche il ricordo della lista nera del maccartismo, che nel dopoguerra impedì a molti autori di cinema di lavorare, sotto l’accusa di attività antiamericane.
Svolgo attività di scrittore e non m’iscriverei neanche a una bocciofila. Ma provo stima per l’unità degli scrittori in sciopero di penna a Los Angeles e New York. Da lontano esprimo loro la mia ammirata solidarietà.
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