In molti considerano l’inizio del #metoo nel 2017 il momento in cui l’industria cinematografica è cambiata. In parte è così: l’ondata di denunce e proteste, appoggiata da attrici e attori di Hollywood, ha segnato un cambio di rotta senza precedenti nel mondo del cinema. Anni e anni di abusi celati, di tendenze scorrette spacciate per consuetudine hanno portato alla necessità di una nuova presa di coscienza. Figli di queste innovazioni sono prodotti cinematografici in cui l’intimità viene esplorata con trasparenza ed in maniera più accorta, con un’attenzione particolare alle percezioni, agli approcci e alle sensazioni di tutti, come Sex Education e Euphoria. Di pari passo con l’aumento di prodotti culturali che fanno dei rapporti intimi una parte fondante della loro sinossi, si rende necessario l’inserimento nell’ambiente di figure mirate, che sappiano instradare l’intera troupe verso una gestione corretta e pacifica della sessualità sul set. Queste figure esistono. Si chiamano coordinatori d’intimità, e la Fondazione Anica Academy ETS ha lanciato il primo corso di formazione nel nostro paese. Il loro è un profilo sempre più richiesto, emblema di un importante rinnovamento cinematografico e, in senso più ampio, culturale.
Basti vedere la nuova serie Netflix Supersex di Francesca Mazzoleni, Francesco Carrozzini e Matteo Rovere, che vedrà Alessandro Borghi vestire i panni del porno divo più famoso al mondo: Rocco Siffredi. Per una produzione che fa dell’erotismo il suo cardine, è imprescindibile creare un punto d’accordo tra tutti i membri del cast, affinché si distinguano nettamente gli scopi personali da quelli recitativi. “Il rischio di una produzione del genere è quello della non chiarezza. Si cammina ovviamente con gli attori e con tutte le figure professionali in un territorio profondamente delicato. È fondamentale che dai copioni fino al set ci sia tantissimo dialogo tra tutte le figure professionali, oltre che con gli attori e con le attrici. Bisogna avere un’attenzione profonda verso il significato del testo e delle scene intime” ha spiegato la regista Mazzoleni.
Nella lavorazione di Supersex (che secondo alcune voci potrebbe uscire il giorno di San Valentino 2024) si è reso necessario l’inserimento di un coordinatore d’intimità, per garantire massima sicurezza a tutti durante le riprese. “Quella dell’intimacy coordinator è stata una presenza indispensabile e necessaria sul set: abbiamo fatto un grande lavoro preliminare con lei. Prima di iniziare, si studiava attentamente la rappresentazione di tutte le scene più intime, doveva esserci sin da subito molta chiarezza degli intenti e del modo di recitare. Il coordinatore d’intimità serve a mettere nella condizione di capire perfettamente il tipo di carnalità che vuoi mettere in scena. Il suo ruolo è utile perché permette di porsi tutte quelle domande sulle quali spesso si sorvola. È una forma di rassicurazione pura per l’attore”.
In disaccordo con i pareri contrari di chi sostiene che una figura come quella dell’intimacy coordinator potrebbe minare la libertà degli attori o la creatività artistica dei registi, Mazzoleni aggiunge: “Non è assolutamente così, anzi, ti permette di lavorare in tranquillità, in un territorio comune in cui tutti hanno tutto chiaro. Non ci possono essere colpi di scena emotivamente sgradevoli per nessuno, che è la cosa che va più evitata in un set che tratta argomenti delicati come Supersex”.
L’articolo originale è stato pubblicato sul magazine The Hollywood Reporter Roma di agosto.
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