L’industria cinematografica italiana riflette sul suo futuro, sulle produzioni che verranno, sugli orizzonti e sulle nuove opportunità aperte da uno scenario in costante trasformazione. Più di venti personalità dell’industria audiovisiva italiana si sono date appuntamento oggi a Venezia, presso lo spazio della Fondazione Ente dello Spettacolo, in un evento organizzato in collaborazione con Audiovisivo Italiae per immaginare alleanze e strategie.
Aperto dai saluti del direttore della Mostra Alberto Barbera ( “Non abbiamo ancora dati ufficiali, che arriveranno lunedì, ma la mia impressione – ha detto ai cronisti – è che stiamo superando come presenze quelle dell’edizione 2022”), l’incontro – organizzato in collaborazione con Audiovisivo Italiae (in sala anche Angelo Argento, presidente di Cultura Italie, e Leonardo Paolillo, segretario generale di Audiovisivo Italie) e Fondazione Ente dello Spettacolo – ha preso le mosse da una fotografia molto accurata dello scenario audiovisivo italiano, realizzata dall’analista di mercato Robert Bernocchi.
I numeri del presente
Il punto di partenza è la diminuzione della portata dell’investimento degli streamer in Italia, con il costo per minuto delle serie in deciso calo: dai 113.754 euro di The New Pope e i 106.337 di We are Who We Are di Luca Guadagnino si è passati nel giro di quattro anni a un investimento dimezzato (55.393 per The Bad Guy di Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi, 61.445 per La vita bugiarda degli adulti di Edoardo De Angelis).
Tra i generi su cui puntare nell’immediato futuro, il “procedural” è quello con maggiori possibilità: 16 delle 20 serie americane più viste nella stagione 2022 e 2023 sono procedural, così come il successo Rai Doc- nelle tue mani e quello Netflix La legge di Lidia Poet. Venti i film italiani del 2023 con un budget superiore ai 6 milioni di euro, con Finalmente l’alba di Saverio Costanzo “in testa”, seguito da Comandante di Edoardo de Angelis, Rapito di Marco Bellocchio e Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti – che compare anche nella classifica dei maggiori incassi, dominati dagli youtuber Me contro te con Missione Giungla, con 4,8 milioni di incasso (a fronte di un budget di 4,1 milioni) e Tre di troppo di Fabio De Luigi con 4,7 milioni (budget: 5,7).
Interessante anche il dato sulla presenza femminile nel cinema italiano: dei 20 film sopra i 6 milioni di budget, solo due (Finalmente l’alba, C’è ancora domani di Paola Cortellesi) hanno protagoniste donne, e altrettanti sono diretti da registe (C’è ancora domani e La Chimera di Alice Rohrwacher).
La tutela del prodotto italiano
Il tema dell’alleanza “oggi più che mai necessaria” è tornato nell’intervento di Paolo del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema: “Serve una tutela dei produttori indipendenti italiani, quelli che più facilmente realizzano contenuti identitari raccontando il nostro paese. Nessuno vince da solo. Che futuro ci aspetta? Non possiamo chiedere di più al governo perché sarebbe francamente imbarazzante, se non di mantenere gli attuali provvedimenti”.
Per l’altra voce dell’azienda pubblica, quella di Maria Pia Ammirati direttrice di Rai Fiction, “la Rai deve aiutare l’impresa audiovisiva italiana e lo sta facendo. Non facciamo solo un lavoro di distribuzione, ma di propulsione della creatività. Dall’inizio di quest’anno abbiamo incrementato le nostre vendite all’estero del 43%. Il tema fondamentale è non lasciare indietro nessuno e considerare il mercato fonte di vitalità, senza averne paura”.
Tra gli obiettivi indicati dalla direttrice di Rai Fiction c’è “la caccia al rapporto con i giovani. La platea della tv generalista sta diminuendo e dunque serve ritrovare un rapporto sano con le nuove generazioni, cercando di realizzare prodotti che siano per loro interessanti. Non fermarsi a Mare Fuori, insomma”.
Un tema fondamentale, sollevato per primo in mattinata da Benedetto Habib, presidente dell’Unione Produttori – Anica, è quello della competizione: “Anche in Italia devono essere raccolte le risorse economiche necessarie per competere nei contesti europei e internazionali. La nostra debolezza è patrimoniale, non creativa: su quel piano siamo competitivi”.
D’accordo Nicola Maccanico, amministratore delegato di Cinecittà: “L’Italia è cresciuta da un punto di vista creativo, con buoni prodotti che hanno l’ambizione di conquistare il mondo. La nostra industria è tornata ai livelli degli anni Sessanta. Lo dico con una battuta: noi non dobbiamo fermare lo straniero ma dobbiamo conquistare lo straniero. Quanto a Cinecittà, è sistemica per creare un pilastro italiano in grado di conquistare il mercato mondiale. Cinecittà oggi funziona bene, sta facendo bilanci record, ma nei nostri studios c’è posto per tante produzioni. Attendiamo nuove produzioni italiane e straniere”.
Lo sciopero di Hollywood
Lo sciopero di Hollywood che ha fermato molte delle grandi produzioni americane, e la possibilità che si trasformi in un’opportunità per l’industria italiana, è stato il cuore della seconda parte del panel, moderata dalla direttrice di The Hollywood Reporter Roma Concita De Gregorio.
“Se diminuisce l’offerta con Hollywood in sciopero, noi dobbiamo essere pronti con i nostri prodotti anche per il mercato internazionale – ha detto Francesco Rutelli, presidente di Anica – Abbiamo bisogno di interpretare i cambiamenti del mercato in tempi reali. E abbiamo bisogno che il governo emani regole certe rispetto a questi cambiamenti. Non si tratta di cambiare la normativa di sistema, ma di aggiustarla in tempi rapidi ai mutati e rapidi cambiamenti in corso”.
Alla domanda di partenza del panel, “cosa aspettarsi dal futuro”, risponde direttamente Giampaolo Letta, vice presidente e amministratore delegato di Medusa: “Cosa fare nell’immediato futuro? Un’alleanza per lavorare tutti insieme nella stessa direzione: organi dello Stato, associazioni e aziende. I prossimi mesi saranno difficili per l’industria: i costi per realizzare i film sono aumentati anche del 30%, i titoli italiani che fanno fatica ad affermarsi in sala, minori investimenti e quindi una minore propensione al rischio. Da qui la necessità di lavorare insieme, nella stessa direzione, magari sotto l’ombrello delle associazioni dei produttori – ha detto Letta – E la sfida non è solo una questione di budget; più che di budget è una questione di qualità, di creatività. Ben venga anche gli investimenti stranieri ma si deve giocare tutti con le stesse regole, anche i produttori indipendenti italiani”.
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