Un misto di amarezza, confusione e stanchezza serpeggia tra gli studenti del Centro Sperimentale il giorno della visita alla scuola del regista Matteo Garrone, il cui film, Io Capitano, sul viaggio di due ragazzi africani verso l’Europa, è stato annunciato oggi in concorso a Venezia. Un evento programmato prima dell’approvazione dell’emendamento al dl Giubileo – volto al controllo politico del CSC da parte del governo (il voto alla Camera venerdì, al Senato la prossima settimana) – al quale gli studenti ancora in presidio si sono preparati allestendo una sala da 80 posti per il dibattito pubblico e un piccolo servizio d’ordine.
Il sostegno di Garrone
“Io vi sostengo, e penso che sia giusto quello che state facendo. Cercate di lottare. Mi verrebbe da dire che è importante farlo e che questa è un’ingiustizia – ha detto Garrone – Ma ognuno di voi ha la sua passione, e sono sicuro che troverete il modo di esprimerla anche in un sistema che non vi piace. Non vi farete manipolare. Troverete la vostra indipendenza anche in una situazione negativa. Sono momenti storici che passano. Certo, viviamo un’epoca in cui esistono tante forme di dittatura del pensiero: avete mai sentito parlare di appropriazione culturale? Sentirti dire che tu, perché sei italiano non puoi fare un film sull’Africa, per esempio, è inverosimile. Si tratta di un film (Io Capitano, ndr) che parla di migranti: noi italiani siamo un popolo di migranti. Io Capitano in America non sarebbe potuto nascere mai, perché non ha i requisiti del politicamente corretto. C’è una certa quantità di demenza là fuori e mi dispiace che voi, che siete in una fase di formazione, vi ritroviate a combattere contro una forma di dittatura del pensiero”.
La conversazione con il regista si è svolta prima della proiezione del suo terzo film, Estate Romana, del 2000. “Mi sento in imbarazzo a parlare di cinema qui. Magari vorreste discutere di altre cose oggi – ha detto, prima di ripercorrere davanti agli studenti il suo percorso artistico. “Ho iniziato da autodidatta, non ho fatto scuole di cinema. Giravo in maniera libera e incosciente. Una libertà che oggi, ogni tanto, rimpiango. Estate Romana è un film che mi fa pensare a mio padre, al mondo dell’avanguardia teatrale romana. Lo abbiamo girato in sei o sette persone, il protagonista era un mio amico, Salvatore (Sansone, ndr), di indole molto pigro. Facevamo una spaghettata da me a pranzo, poi lui schiacciava un pisolino, si svegliava e insieme andavamo in piazza a vedere se c’era qualcosa da ‘pescare’. Sono molto legato, affettivamente, a quel periodo”.
Una fiaba nera sull’infanzia
Sul suo prossimo film, Io Capitano, Garrone ha detto di vedere “molte cose in comune con Gomorra, che al tempo mi sembrava un film di fantascienza, una fiaba nera di violazione dell’infanzia, e Pinocchio. Cosa lega tutti i miei film? Il desiderio di raccontare per immagini, perché la mia formazione è stata da pittore. Cerco di partire sempre dall’osservazione della realtà per poi trasfigurarla: a volte ci sono riuscito, a volte meno. L’imbalsamatore partiva da un fatto di cronaca, ma poteva essere benissimo un racconto di Basile (Giambattista, l’autore del barocco Lo cunto de li cunti, ndr), grottesco, tragico e comico”. Quanto ai progetti futuri, dopo Venezia, Garrone se l’è cavata con una battuta: “Intanto devo uscire illeso da questo film nuovo, che è pieno di insidie”.
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