Una grande abbuffata estiva. Nel piatto, non crudi e frutta ma trailer a raffica, tra rarissime pause piadina. È il menu di Ciné, le giornate di cinema appena concluse e organizzate dalla Cineventi di Valeria Cosenza e Remigio Truocchio.
Millequattrocento accreditati per un tour di visioni di 4 giorni, in cui 21 società di distribuzione – majors, medie e indipendenti – hanno presentato ad agenti di vendita e agli esercenti (cioè a chi gestisce i cinema sul territorio
nazionale) i film del secondo semestre 2023, più alcuni del 2024. Una carrellata di saluti dai set ancora aperti e di promo appena usciti dalle sale di montaggio: pochi indizi mirati per dare un assaggio dei titoli che costruiranno
i cosiddetti “listini”, cioè i cataloghi delle uscite in sala comunicati alla stampa. Eventi e convegni a parte, una maratona di circa 18 ore, tutta concentrata nella sala più grande del Palazzo dei Congressi di Riccione, con un mega
schermo triplo a tutta parete e intervalli lampo di musica dance roboante, applausi a tempo, eccitazione da convention aziendale.
Alleanze inaspettate
Tra numeri, percentuali, performance e promesse di buon “prodotto”, la giornalista gentilmente ammessa non può non notare che il vero miracolo postpandemico sono le nuove alleanze, inaspettate; in particolare il patto inedito, recente tra le categorie di settore, coalizzate per chiedere e trovare insieme un’armonia di sistema su diversi temi: vuoto della stagione estiva, semplificazione del tax credit, finestre (windows) che diano regole chiare per
lo sfruttamento delle opere su grandi e piccoli schermi.
Ma Ciné – con lo strumento antico ma sempre valido dell’applausometro — è anche un test in diretta, massiccio ed economico, del gradimento di chi ogni giorno annusa e soppesa i film in termini di incassi perché conosce meglio di
tutti il pubblico. A Riccione, in pochi minuti, presidenti, direttori commerciali e responsabili marketing hanno comunicato fili narrativi e parole chiave attraenti, generi e stili per identificare e scegliere i film da programmare. La varietà antropologica e dialettica è avvincente: c’è chi lascia che a parlare siano le immagini, chi racconta le trame, chi stordisce a colpi di anglotecnicismi – reel, boost, sentiment – chi intrattiene, divertendo la platea, perché in fondo, Ciné è uno show che lancia altri show.
C’è chi, come Giampaolo Letta, amministratore delegato e vicepresidente di Medusa lancia un ricordo video di Silvio Berlusconi, “grande amante del cinema italiano”. E chi, come Andrea Roselli, director of theatrical distribution di Warner Bros. Discovery, in completo rosa, omaggio a Barbie, presenta una coreografia di ballerini su Due Lipa e si congeda augurando ai presenti tutto l’amore possibile. Questioni di stile. Altri, più pragmaticamente, suggeriscono strategie di vendita e comunicazione, a vantaggio di chi dovrà consigliare quei film agli spettatori ancora indecisi in fila alla biglietteria. L’offerta è sostanziosa.
Grandi speranze a Ciné
Attorno al cinema italiano si percepisce una nuova qualità, un cambio di passo, l’intento di incontrare un pubblico anche internazionale.
01 Distribution, sezione che accompagna nelle sale i film prodotti o coprodotti da Rai Cinema, ha ben 16 titoli nel prossimo semestre (molti in predicato per la Mostra di Venezia: THR ne ha già scritto, QUI ). Tra questi, Io Capitano di Matteo Garrone – protagonisti Seydou Sarr e Moustapha Fall, due ragazzi che da Dakar partono per l’Europa, scontrandosi anche con la mafia libica, ndr – sarà distribuito il 7 settembre solo in versione originale, sottotitolato in italiano. È un precedente rivoluzionario per 01 Distribution, come ha sottolineato il direttore Luigi Lonigro. Emozionato e sorpreso per la positiva reazione in sala del promo (il trailer è già programmato nei cinema, ndr), Garrone ha dichiarato: “Abbiamo tentato di raccontare questo viaggio da un punto di vista diverso da quello che siamo abituati a vedere. La macchina da presa di solito è dalla parte dell’Occidente, noi l’abbiamo girata dal loro lato. Viviamo i loro momenti di gioia ma anche il momento in cui l’Europa si tinge di nero. Proprio come in Gomorra, volevamo far vivere allo spettatore un’esperienza. Non volevamo che fosse un documentario, ma che ci fosse una verità e al tempo stesso un’astrazione”.
Altrettanta curiosità, dati il budget e il posizionamento nelle feste natalizie, è stata accesa dalle prime immagini di Finalmente l’alba di Saverio Costanzo, imponente produzione in costume di Wildside e Rai Cinema. L’impressione è
di un film grandioso: ambientato a pochi giorni dallo scandalo di Wilma Montesi (aspirante attrice trovata morta nel 1953 sul litorale romano, ndr), evocata dalla quasi esordiente Rebecca Antonaci, che interpreta Mimosa, comparsa pedinata nell’arco di una notte brava. Tira anche un’aria un po’ di Babylon, perché a Cinecittà si sta girando uno sfarzoso peplum. Per Costanzo è il ritorno a una sceneggiatura originale, dopo l’esposizione internazionale de L’amica geniale. Chissà che ruoli avrà immaginato per Alba Rohrwacher e Michele Bravi. Non vediamo l’ora sia Natale.
Fics & Pics, genitori, scrittori e poeti
Dalla presentazione che Salvo Ficarra e Valentino Picone (o “Fics & Pics”, come si legge sul ciak del loro videomessaggio dal set) ha fatto capolino uno spunto potenzialmente provocatorio, che ha a che fare con la religione e le capacità generative. Per Santocielo, che Medusa porta in sala il 14 dicembre, si attendono forti reazioni, probabilmente da più di un ministero. Polemiche già certe in arrivo anche per Nata per te di Fabio Mollo (prodotto da Cattleya e Bartleby), ispirato alla vera storia di Luca Trapanese (Pierluigi Gigante), single cattolico e omosessuale, popolare sui social, che ha ottenuto in affido Alba, una bambina con sindrome di Down.
Il più bel secolo della mia vita di Alessandro Bardani invece si addentra, complici Valerio Lundini e Sergio Castellitto (nel ruolo di un centenario), nell’incubo burocratico dei tanti figli adottati, che in Italia solo a certe condizioni possono conoscere l’identità dei genitori. Dal 7 settembre nelle sale con Lucky Red, che coproduce con GoonFilms e Rai Cinema, in collaborazione con Amazon Prime.
La letteratura continua ad alimentare il nostro cinema: Laura Luchetti trae La bella estate dalla raccolta di romanzi brevi di Cesare Pavese. Girato interamente in Piemonte e ambientato nel 1938, prodotto da Kino Produzioni, Rai Cinema e 9.99 Films, ha come coprotagonista Yile Ara Vianello e Deva Cassel, figlia di Monica Bellucci e Vincent Cassel; dopo il passaggio in Piazza Grande al Festival di Locarno, sarà al cinema dal 24 agosto con Lucky Red. Dopo Lacci e Scherzetto, Daniele Luchetti (produce Indiana con Vision) mette in immagini, anche lui col sostegno di Film Commission Torino Piemonte, Confidenza di Domenico Starnone, Storia di un segreto che tiene incatenato Elio Germano a Federica Rosellini per tutta la vita. Nel cast anche Vittoria Puccini, Pilar Fogliati, Isabella Ferrari, in uscita tra la fine di quest’anno e il prossimo. Curiosità: tra le produzioni Fandango annunciato anche il documentario Patrizia Cavalli – Le mie poesie non cambieranno il mondo di Annalena Benini, neodirettrice del Salone del libro di Torino, e Francesco Piccolo, scrittore e sceneggiatore. Dedicato alla poetessa di Todi scomparsa nel 2022, data d’uscita ancora da definire.
La carica degli attori registi
Sempre più interpreti decidono di passare alla regia: in una scena mostrata in anteprima da Mur, il suo documentario, Kasia Smutniak è a bordo di un aereo privato e sorvola insieme a un copilota e connazionale il territorio che separa Polonia da Bielorussia. Un confine che l’attrice conosce molto bene, perché ci ha trascorso gran parte della sua infanzia, e che oggi è zona rossa, teatro di soprusi verso i migranti. Prodotto e distribuito da Fandango, non ha ancora una data d’uscita.
Il debutto di Micaela Ramazzotti, Felicità, è invece un film di finzione prodotto da Lotus, Leone Film Group e Rai Cinema, distribuito da 01. “Sono tanto emozionata e onorata di presentarlo agli amici esercenti. È grazie a voi se noi
attori siamo “grandi”. Felicità racconta una famiglia disfunzionale, ho cercato di raccontarla in modo tragicomico. È anche una storia d’amore tra fratello e sorella, inadeguati a vivere in una società difficilissima”. Nel cast, Max
Tortora, Anna Galiena, Sergio Rubini e Matteo Olivetti.
Con L’ultima volta che siamo stati bambini Claudio Bisio si finge fascista ispirandosi al romanzo di Fabio Bartolomei sulle conseguenze delle leggi razziali in Italia: tre bambini in viaggio, tra cui Carlotta De Leonardis di
L’arminuta, nell’Italia del 1943. Dopo l’anteprima al Festival di Giffoni, Medusa lo porta nelle sale il 12 ottobre.
Anche Michele Riondino firma una storia che gli sta da sempre a cuore, di lavoro e politica: in Palazzina Laf interpreta un operaio dell’ILVA di Taranto, e dirige oltre a se stesso, Elio Germano e Vanessa Scalera. La palazzina
(laminatoio a freddo) era il parcheggio per lavoratori costretti dalla proprietà al demansionamento. In sala con BIM, ancora senza data, con un possibile passaggio festivaliero.
Enea è invece la seconda regia, dopo I predatori, per Pietro Castellitto. Ciò che si è visto suggerisce un’estetica esplosiva, a effetto, e toni corrosivi e antiborghesi. Prodotto da The Apartment, Con Sergio Castelitto e Benedetta
Porcaroli, probabilmente in uscita con Vision nel 2024. Hanno già debuttato, come lui, Marco D’Amore, che ha pronto Caracas con Toni Servillo (Vision) e Fabio De Luigi, con 50 km all’ora, una produzione Colorado con Sony
Pictures International Productions.
Ciné, la sorpresa Paola Cortellesi
Risate e applausi molto calorosi degli addetti ai lavori hanno accolto – e colto di sorpresa – Paola Cortellesi, al suo esordio da regista con C’è ancora domani. Mix di comico e drammatico (prodotto da Wildside con Vision, anche distributore) e ambientato in un sobrio bianco e nero nella Roma del secondo dopoguerra, vede nel cast Valerio Mastandrea, Emanuela Fanelli, Giorgio Colangeli, Vinicio Marchioni. “È un film contemporaneo ambientato nel passato, una storia familiare”, ha detto Cortellesi, nei panni di Delia, “moglie e madre che accetta la sua vita, non spensierata. Pensa solo a far sposare la figlia e ha come unica amica l’emancipata Marisa (Fanelli). È un po’ la storia delle nostre nonne, spero non tutte, ed è dedicato alle ragazze”. Laura Mirabella, direttrice marketing di Vision, presentando Cortellesi e Fanelli in sala, ha aggiunto: “mi fanno notare che siamo tre donne sul palco, è l’unica volta” (è vero). Per il carattere popolare e capitolino degli interpreti, C’è ancora domani – che, a scanso di equivoci, non è stato presentato ai selezionatori di Venezia – si candiderebbe naturalmente alla Festa del Cinema di Roma (uscita prevista: 26 ottobre).
E se fosse la sorpresa del nostro box office d’autunno? L’applausometro ha già detto la sua.
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