“Collezionava lettere di ringraziamento di superstar. Per Sabrina i problemi erano solo pretesti per trovare soluzioni.” Daniela D’Antonio. “La persona a cui tutti i produttori e distributori si rivolgevano per gestire un cast internazionale”. Rosa Esposito. “La Mrs Wolf del cinema italiano e internazionale”. Federica Ceraolo. “George Clooney chiedeva solo di lei in Europa”. Emanuela Semeraro. “E così Tim Burton, Danny Boyle, Will Smith, Russell Crowe”, ricorda ancora D’Antonio. “A parlare sono le migliori e i migliori ufficio stampa italiani. E parlano di Sabrina Giambartolomei. Lei si definiva “Event Logistic Coordinator”: in sostanza era la “maga dei junket” come quasi tutti l’hanno definita nel nostro viaggio nel lutto unanime di un settore (l’altra frase che ritorna, continuamente, è il suo marchio di fabbrica “ci penso io”).
Cosa sono i junket? Domanda legittima. Sono quei luoghi bizzarri senza spazio e tempo in cui divi e giornalisti si incontrano, spesso in campo neutro, a volte a casa degli uni o degli altri, dopo aver fatto migliaia di chilometri. Maratone di interviste in alberghi iperlussuosi, cinema avveniristici, ville o set evocativi dell’argomento del film, serie, prodotto che si vuole promuovere. È un circolo chiuso e ora appannaggio soprattutto degli influencer. In un mondo fatto di rivalità, di piccole gelosie, di incomprensioni come quello del cinema, un piccolo popolo si forma in pochi minuti, per rendere omaggio alla regina dei problemi risolti. Un popolo affranto, orfano. E così attori, registi, artisti.
“Il paradiso sarà un posto molto più organizzato e felice d’ora in avanti – chiosa Pierfrancesco Favino -. Grazie di tutte le volte che non c’era neanche bisogno di dirtelo”. E Massimiliano Bruno, attore e regista, aggiunge che “lei a volte non aveva bisogno di sorriderti per volerti bene”. Tra i publicist stranieri, molti la chiamano Super Sabri, le sue colleghe ne ricordano la profondità umana “Sabri era famiglia” dice Alice Palumbo, “ricordo quando abbiamo tenuto aperti gli aeroporti civili oltre il loro orario di chiusura o siamo entrate scortate da quattro volanti della polizia in pista per prendere un talent. Tu che mi dicevi “Eh Rachele, me lo devi davvero fare”. E io che imparavo che volere è potere”, dice Rachele Sacco.
Si sente una vitalità in queste parole, quasi nessuna e nessuno riesce a parlarne al passato, c’è chi, come Francesco Marchetti, ha preso con lei un aperitivo a Ciné, le giornate professionali di Riccione che si sono tenute a inizio luglio 2023. “L’ho conosciuta più di 15 anni fa, quando lavorava ancora per Palazzi. Già al tempo si distingueva per quel mix di professionalità e umanità – rammenta quest’ultimo – che ha fatto di lei una persona fuori dal coro e le ha permesso di diventare la numero uno nel suo lavoro in Italia. Gli americani la adoravano perché li metteva tranquilli, li faceva sentire sicuri… l’ultima volta che abbiamo lavorato insieme (per la visita di Russell Crowe, ndr) abbiamo parlato a lungo di suo padre, che stava malissimo. Cercava di passare quanto più tempo possibile con lui e di far capire al figlio quanto fosse importante anche per lui stare col nonno, perché poi non ci sarebbe stato più. Pensare ora a quelle parole fa venire i brividi. A Riccione era stanca, provata, ma sempre sorridente. Mi mancherà tantissimo”.
A Riccione l’aveva incontrata anche Arianna Monteverdi. “Erano solo poche settimane fa. Tanto lavoro tutto insieme. Ci hai fatto ridere fino alle lacrime. Come da tanto non succedeva. Ora quell’episodio è un ricordo che strazia e le lacrime sono di dolore”. Ancora Alessandro Russo. “Da Palazzi sostituì come coordinator una persona che pensavo insostituibile. La cosa che mi sorprese immediatamente fu la gigantesca ed istantanea capacità, competenza e apparente serenità nello svolgimento di un lavoro che sapevo essere durissimo. Divenne per me, come per moltissimi altri, un’alleata preziosa. Ma era soprattutto una donna gentile, affettuosa e generosa”.
E poi un’altra pezzo da 90 della comunicazione, Giulia Martinez. “Sono grata di averti conosciuta, di aver condiviso così tanto, di aver attraversato la mia vita con la tua forza, la tua amicizia, il tuo sorriso, anche quando eri sopraffatta dalla stanchezza. Donna meravigliosa, eccellente professionista, amica, complice, sorella. Una roccia, una forza della natura e un’assenza che è già un abisso. Ti porterò sempre con me”. “Senza di lei nulla sarà più lo stesso. Ci volevamo davvero bene” – interviene il press agent Alessandro Folador – “l’ultima volta che sono stato insieme a lungo con lei eravamo a Berlino, chiudevamo il festival con L’ultima notte di Amore.
Dopo la proiezione siamo rimasti a chiacchierare fino a tardissimo nella grande camera dove di giorno avevamo fatto le interviste. Mi ha parlato tanto dell’amore per il suo mestiere e ho capito fino in fondo la differenza tra chi lavora bene e i grandi professionisti, categoria minoritaria di cui lei faceva parte”. C’è una foto, sul red carpet di Venezia, che gira nelle chat di cinema in questi giorni. Timothée Chalamet a schiena scoperta, bellissimo. Tutti e tutte lo guardano. Non Sabrina, che è al cellulare, a salvare la vita, la faccia, a chissà chi, chissà dove.
Aveva 50 anni questa donna portentosa e l’ha fermata solo un ictus. Due settimane di coma all’Ospedale Sant’Andrea di Roma, poi, hanno indebolito quel cuore che doveva essere grande. Ed era diventato troppo fragile. Il flusso non si ferma. “Aveva talento, una personalità forte, un’energia vitale straordinaria e sapeva proteggere. Era per ognuno di noi, operatori del cinema, un punto di riferimento insostituibile. Il dolore per la sua perdita – dice un’altra ufficio stampa, Marinella Di Rosa – è grandissimo, il pensiero va ai suoi cari e a suo figlio, che adesso è anche nostro”. Davide, 13 anni, Ferdinando, il suo compagno.
Sapeva proteggere, e lo ricorda Anna Ferzetti, attrice che siamo abituati a vedere sul set e sullo schermo forte, carismatica. E ha la voce spezzata. “Sabrina è stata il nostro dietro le quinte più importante, la faccia amica che tutti avevamo bisogno di vedere nei momenti di tensione, una persona rara, una grandissima professionista, un’amica. Che amava il cinema e voleva bene a noi tutti. È veramente difficile dire qualcosa su una perdita così grande, e poi così giovane. Era famiglia, ero sempre molto felice di incontrarla, sapeva portarmi per mano. Lei ti faceva casa, ed era tutto più semplice”.
Non c’è un pezzo di cinema che non voglia salutarla. “Sapevi dare attenzione a tutti – sottolinea Laura Mirabella di Vision Distribution – sempre. A tutti, in qualsiasi situazione. Anche se eravamo tanti, tantissimi a richiederla. Tu facevi sentire ognuno di noi il tuo unico pensiero. Mi sono sempre chiesta come facessi e quando sei caduta ho pensato che forse l’unica a cui non avevi dedicato abbastanza attenzioni fossi proprio tu”.
Federica Ceraolo aggiunge: “Era l’unica capace di tranquillizzare gli uffici stampa, nevrotici e ansiosi per costituzione. Dire che mi mancherà è riduttivo. Nel nostro mondo ci sarà un prima e un dopo Sabrina”.
E ancora Rosa Esposito. “Sabrina era semplicemente una forza della natura. Una professionista di grandissimo livello, un’amica a cui non mancava mai il sorriso anche nelle situazioni più critiche. Insostituibile”.
“Una persona solare e adorabile, ma anche una maga della logistica, una manager straordinaria – perché dopo Palazzi si era messa in proprio e alla grande – era una garanzia per tutti noi”, ribadisce Gianluca Pignatelli. “È stata capace, cosa non da tutti, di passare con generosità le sue conoscenze a chi lavorava per e con lei. Un festival, un tour promozionale, con lei diventava più facile. Lei era una life saver, direbbero gli americani, l’ultima volta che abbiamo lavorato insieme era per Monica Bellucci a Venezia. Dove lei aveva decine di artisti e non so quanti film, da supportare tra barche, aerei, motoscafi. E c’era uno sciopero a Parigi, lei capisce qual è in quel momento l’aereo migliore da prendere. Un volo di due ore dopo, ma che era più sicuro. Aveva ragione: quello di cui avevamo il biglietto arrivò quasi un giorno dopo, quello scovato da Sabrina fu puntuale. Lei la prese e la riportò all’aeroporto, la mia ultima foto di Sabrina è lei che sale, distrutta, con due cellulari in mano, sulla barca con Monica. E comunque mi sorride. Vorrei che istituissero un Oscar alla logistica in sua memoria. Che lei avrebbe vinto ogni anno”.
È difficile capire se è giusto correggere la consecutio temporum impietosa di una morte così ingiusta e precoce. Emanuela Semeraro non ci riesce. “È una stella luminosa, una strada da seguire, un’amica fidata, la persona a cui vuoi stare accanto. Ti fa sentire bene, sicura, con lei non ti può succedere nulla, e nel caso, lei lo risolverà. Il suo sorriso può sciogliere un iceberg, la sua forza ti contamina, il suo carattere ti influenza, la vitalità è innata e senza fine. Sabri è la persona migliore che conosco, una donna unica”. “Abbiamo fatto mille film insieme – aggiunge Benedetta Lucherini – lavorare con te è sempre facilissimo, per te è sempre tutto possibile si viaggia a mille all’ora, non mi hai mai risposto ‘questo non si può fare’, abbiamo sempre fatto tutto con il sorriso! E oltre a lavorare come una pazza, ascolti, mi chiedi ‘come stai?’ come solo le amiche sincere sanno fare. Parlare all’imperfetto per me non è ancora possibile, ti voglio bene, ti chiamo dopo”.
Gli attori e i registi fanno a gara per ricordarla. Toni Servillo. “Sabrina, poche le parole in tutte le occasioni che in questi anni ci hanno visto lavorare insieme, tanti i grazie, gli abbracci, i baci, le strette di mano, gli sguardi di intesa, gli occhiolini che stanno per i tuoi “ci penso io!”, la prima boccata di sigaretta dopo averti sentito dire “è fatta!”, “risolto!”, “tutto a posto!”, “tranquilli!”, “voi non vi preoccupate!”, “andate sereni!”, “vi raggiungo dopo!”, “io mangio dopo andate pure!”. Si abusa di questa parola, tu la meriti tutta: fenomeno. Sei stata un fenomeno”. Paola Cortellesi.
“Chi non conosce il dietro le quinte di questo lavoro non può immaginare quanta concentrazione e resistenza siano necessarie per coordinare centinaia di persone e comporre a velocità massima il puzzle che porta alla buona riuscita di un evento, in cui tutto è programmato nel dettaglio e tutto può sempre andare storto. Con Sabrina ogni cosa funzionava alla perfezione. Con lei c’era la professionalità di chi conosce bene il mestiere, la dedizione di chi lo ama, la calma gentile degli esperti, il talento di pochi. E una meravigliosa propensione al cazzeggio, la capacità di condividere delle gran risate, che di solito sono piacevoli ma a pochi minuti da una presentazione in cui ti giochi il risultato di due anni di lavoro, hanno un valore inestimabile. L’ultima è stata meno di un mese fa. Non la dimenticherò mai”. Lillo “Sabrina era una donna che amava la vita e il suo lavoro che ne era parte integrante. Ci siamo frequentati e con mia moglie abbiamo deciso di diventare suoi amici. Sul suo profilo whatsapp c’è scritto “ogni secondo di vita è un regalo subilme” e, avendola frequentata, rispecchia esattamente la persona che era e quello che sarà sempre nei ricordi di chi l’ha conosciuta bene”.
Dalla Warner Bros, Cinzia Fabiani, che non avrebbe “mai immaginato di doverti dire addio. Mi manchi terribilmente e vorrei tornare indietro per ritrovare di nuovo il tuo abbraccio, il tuo sorriso e la tua gioia di vivere. Porterò sempre nel cuore il tuo ricordo, ti terrò sempre nei miei pensieri, non smetterò mai di parlare di te e in questo modo proverò ad annullare la terribile distanza che ci separa”. Che Maria Grazia Cucinotta, in uno struggente post su Instagram annullava ogni volta in abbracci “in cui ritornavi bambina e ti stringevo forte. Ho aspettato che ti svegliassi e tutto ricominciasse tra le tue risate, ma hai continuato il tuo viaggio fuori da questo mondo dove lasci tutti con un vuoto infinito amore mio, amica del cuore, Ti voglio bene per sempre”. Paolo Sorrentino. “Non ricordo precisamente quando ho conosciuto Sabrina, ma ricordo perfettamente quando l’ho riconosciuta. ‘Riconoscersi’ nel senso di sapere di essere dalla stessa parte e di provare, senza schemi e senza forzature, un senso di amicizia immediato, facile, spontaneo. L’inclinazione al sorriso e al riso, la bonaria e scanzonata idiosincrasia per i capricci dei divi e degli aspiranti tali, l’ambizione di evitare di risolvere i problemi perché i problemi è meglio non crearli affatto, la comune necessità di isolarsi dal mondo che sproloquia per andare a fumare. Il fumo inteso non come vizio, ma come rifugio. E infatti di lei ricordo nitidamente certi incontri fortuiti in quei non luoghi dei festival, dei cinema, degli alberghi, dove condividevamo senza sforzo una sigaretta, affianco a improvvisati posaceneri ricolmi, ridendo di niente. Sembra poco e invece è stato moltissimo”.
Alessandro Borghi, che prima si scusa, dolcemente, “perché non trovo le parole, anzi il giusto modo per metterle insieme”. E poi dice “Quello che mi ha regalato in questi anni ha un posto preciso nel mio cuore. La andrò a cercare lì. Mi mancherà profondamente”. Infine Riccardo Milani: “Ci sono visi del cinema che, nel percorso che tenti di fare negli anni, ti rassicurano. Con gentilezza, discrezione e determinazione. Cercherò Sabrina come continuo a cercare Raffaella Fioretta e Pietro Coccia. Tentando tutte le volte di essere bravo a ingoiare amarezza e dolore”.
Indiana Jones, Mission Impossible 7 – anche e soprattutto grazie a lei Trinità dei Monti è diventata il set di uno dei junket più clamorosi della storia del cinema, l’evento annuale di una delle piattaforme più potenti del mondo, queste le ultime tre fatiche di quella che appare come una supereroina. Una Ethan Hunt che alla fine di ogni giornata non si faceva mai mancare con le sue amiche un gin tonic, una sigaretta e una chiacchierata mai banale. E che ha riunito un popolo che ora la piange, tutto.
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