Barry Diller, presidente e senior executive di Iac ed Expedia Group ed ex-capo di Studios hollywoodiani, sostiene che i top manager e le star più pagate dovrebbero tagliare i loro compensi del 25% per ridurre il divario tra i loro stipendi e quelli delle persone che si trovano nella parte bassa della scala retributiva.
“Non c’è fiducia”, ha dichiarato Driller in un’intervista andata in onda domenica su Face the Nation della Cbs. “C’è il sindacato degli attori che si lamenta dicendo: ‘Come si permettono queste dieci persone che dirigono queste compagnie di guadagnare tutti questi soldi e non pagarci?’. Mentre, se si guarda la cosa da un’altra prospettiva, i dieci attori più famosi vengono pagati più dei 10 top manager. Non sto dicendo che una di queste due cose sia giusta. Anzi, probabilmente sono tutti strapagati nella fascia alta”.
La sua soluzione? “Come misura, in buona fede, sia i dirigenti che gli attori più pagati dovrebbero subire un taglio del 25% del loro stipendio per cercare di ridurre il divario tra coloro che sono pagati molto bene e quelli che non lo sono affatto”.
Diller sostiene che gli scioperi degli sceneggiatori e degli attori dovrebbero essere risolti entro il 1 settembre per evitare “effetti devastanti”. La Writers Guild of America, sindacato degli sceneggiatori, è in sciopero dal 2 maggio e la SAG-AFTRA, il sindacato degli attori, è entrata in sciopero venerdì 14 luglio dopo che le trattative dei rispettivi sindacati con l’Alliance of Motion Picture and Television Producers (associazione di categoria che rappresenta società di produzione televisive e cinematografiche) sono fallite.
“Quello che succederà è che, se la situazione non si risolverà prima di Natale o giù di lì, l’anno prossimo non ci saranno molti programmi da guardare”, ha pronosticato Diller. “Quindi, si assisterà a una riduzione degli abbonamenti, che ridurrà le entrate di tutte queste società cinematografiche e televisive, con il risultato che non ci saranno più prodotti. E proprio nel momento in cui lo sciopero sarà risolto, quando si vorrà rialzare la testa, non ci saranno abbastanza soldi per farlo. Tutto ciò avrà effetti devastanti, se non verrà risolto al più presto”.
Ha proseguito: “Hollywood è un business enorme sia a livello nazionale che per l’esportazione globale. Le condizioni di questa rivolta hanno tutto il potenziale di portare al collasso assoluto un’intera industria”.
Diller ha poi affrontato il tema dell’IA, che è stato tra i punti dolenti dei sindacati e degli Studios nelle trattative che si sono arenate. L’imprenditore ritiene infondati i timori che l’IA possa prendere il sopravvento, affermando che si tratta di un fenomeno “eccessivamente pubblicizzato”. Non è possibile, secondo lui, che l’IA possa sostituire davvero attori o sceneggiatori.
“Sì, può ingerire tutto il materiale del mondo e tirarne fuori qualcosa di simile a Shakespeare, ma indovinate un po’? Non è il vero Shakespeare”, ha affermato. “Gli sceneggiatori saranno assistiti, non sostituiti. La maggior parte di questi mestieri non è in pericolo per l’intelligenza artificiale”.
L’ex capo ha anche ribadito i commenti fatti ad aprile, quando sosteneva la necessità di far causa all’IA generativa. Diller e alcuni editori intenteranno un processo legale per impedire all’IA di utilizzare dati senza pagare e per tutelare il materiale protetto da copyright. Non c’è ancora una tempistica per la presentazione della causa.
“Non è un’azione antagonistica”, ha detto Barry Driller a proposito del potenziale contenzioso. “Si tratta di mettere un punto sulla questione per stabilire che non è possibile fruire liberamente del nostro materiale senza aver ancora elaborato un modello di business per il futuro'”.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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