Perché Martin Scorsese e i finanziatori hanno rifiutato un posto in concorso per Killers of the Flower Moon?

L’ultimo lavoro del regista vincitore di una Palma d’oro nel 1976 con Taxi Driver verrà presentato in anteprima fuori concorso al festival francese. Non è la prima volta che un grande cineasta rinuncia al palmarès di Cannes

Al festival di Cannes 2023, che comincia martedì 16 maggio, sei titoli – senza contare le proiezioni di mezzanotte o The Idol, la serie tv di Sam Levinson – verranno proiettati “fuori concorso”, cioè con una grande anteprima sul red carpet e tutta l’ampia copertura mediatica che ne consegue, ma senza poter essere candidati ai premi del festival.

Tra i titoli fuori concorso, il film di apertura Jeanne du Barry – La favorita del re, con Johnny Depp (che segue le orme di altri film scritti per un attore specifico, come Mr. Beaver del 2011 e Gotti – Il primo padrino del 2018); il film di chiusura Elemental della Pixar (i film d’animazione non sono quasi mai invitati al concorso); Indiana Jones e il Quadrante del Destino, nuovo episodio dell’omonima saga (anche il film di Indiana Jones del 2008 era stato proiettato fuori concorso, così come Kill Bill, Matrix, Oceans, Star Wars e X-Men); e il titolo più atteso dai cineasti, Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese.

La scelta di Apple e Martin Scorsese

Quest’ultimo è un caso a parte, dato che il direttore del festival Thierry Fremaux ha rivelato ad aprile che il film era – e rimane – invitato al concorso. Ha dichiarato di avergli offerto inizialmente solo uno slot di proiezione fuori concorso, dato che il suo distributore digitale a livello globale, Apple, di solito non concede una lunga finestra di permanenza nelle sale prima di far uscire i suoi titoli in streaming, come richiesto dal festival per partecipare al concorso.

Ma poi Apple ha detto che l’avrebbe fatto per Killers of the Flower Moon (che sarà distribuito nei cinema in Francia e negli Stati Uniti da Paramount). “E così,” ha spiegato Fremaux, “ho detto ‘Beh, in questo caso, siete i benvenuti nel concorso’. Vedremo quale sarà la loro risposta”.

Scorsese ha presentato molti dei suoi film a Cannes, sia in concorso (compreso Taxi Driver, che ha vinto la Palma d’oro nel 1976, e Fuori Orario, per cui ha vinto il premio come miglior regista nel 1985) che fuori concorso (diversi documentari). Lui e Apple, però, hanno deciso di non accettare l’offerta di Fremaux. Il che fa sorgere la domanda: perché un regista leggendario e un importante distributore, armati di quello che Fremaux descrive come “un film estremamente forte”, che l’ha fatto commuovere, non vogliono presentare un film in concorso al festival di cinema più prestigioso del mondo?

Da Scorsese a Wody Allen: i registi che hanno rifiutato il concorso

Alcuni registi sono contrari all’idea del concorso. Woody Allen, per esempio, ha presentato più di una dozzina di film a Cannes, fin dai tempi di Manhattan, del 1979. Tre dei suoi film hanno aperto il Festival, ma nessuno è mai apparso in concorso. Allen l’ha spiegato nel 2016: “Un qualsiasi gruppo di persone non dovrebbe mai giudicare altre persone… Non è una cosa in cui credo, e non voglio partecipare”.

Altri hanno seguito l’esempio. Jacques Audiard, il cui Dheepan – Una nuova vita ha vinto la Palma d’oro nel 2015, ha dichiarato nel 2018 che da quel momento avrebbe rifiutato il posto in concorso, affermando “Non voglio essere in concorso da nessuna parte”. E questa è stata anche la decisione di Stephen Frears dopo essere stato presidente di giuria nel 2007; nonostante avesse presentato in precedenza diversi film in concorso, tenne fuori dal concorso il successivo, Tamara Drewe, del 2010.

Altre volte, la preoccupazione del regista e/o distributore è quella di gestire le aspettative nei confronti di un film. Il New York Times aveva notato, già nel 1974, che “Un numero crescente di registi affermati… rifiuta di partecipare al concorso di Cannes, secondo il ragionamento per cui il rischio di perdere il premio principale, a vantaggio magari dell’ultimo arrivato, con i danni che ne derivano, supererebbe il prestigio di una possibile vittoria”. La docente di Cinema della Columbia University Annette Insdorf, veterana di molte edizioni di Cannes, racconta a THR: “Non ricordo che abbia mai aiutato i ‘maestri’ avere un film in concorso.

Una questione di critica?

C’è meno pressione per i registi quando il loro lavoro viene recensito per conto suo”. Questo è stato uno dei fattori che ha spinto a tenere fuori dal concorso La tigre e il dragone di Ang Lee nel 1999, secondo il co-direttore di Sony Classics Tom Bernard: “Si scrive in modo diverso del film se è in concorso. Volevamo che le persone lo scoprissero senza il contesto del concorso”.

In rare occasioni, un regista veterano si sente semplicemente magnanimo e preferisce dare a colleghi meno conosciuti la possibilità di partecipare al concorso. È così che Steven Soderbergh, il cui Sesso, bugie e videotape aveva vinto la Palma nel 1989, aveva spiegato il suo iniziale rifiuto a partecipare con Dietro i candelabri del 2013 (prima che Fremaux lo convincesse a ripensarci).

Robert Altman, che ha vinto la Palma nel 1970 con M.A.S.H., considerava tutte queste spiegazioni carenti, e aveva detto a Roger Ebert nel 1977: “Se non vuoi partecipare al concorso, significa che o sei troppo arrogante o hai troppa paura. Potresti perdere? Mi è già capitato di perdere; non c’è niente di sbagliato nel perdere”. Detto questo, nessuno nell’ambiente considera Scorsese arrogante o impaurito, semmai il contrario.

THR ha sentito dire che lui e i suoi finanziatori, invece, hanno basato la loro decisione riguardo a Killers of the Flower Moon sul fatto che l’anno scorso due film americani che hanno presentato un’anteprima fuori concorso, Top Gun: Maverick e Elvis, hanno fatto parlare molto di sé al festival, hanno incassato una fortuna al botteghino e alla fine hanno ottenuto lo stesso risultato, nella stagione dei premi, del film che ha vinto la Palma, Triangle of Sadness (tutti e tre hanno ricevuto la nomination all’Oscar come Miglior Film), quindi non c’è ragione di aggiustare ciò che non è rotto.

Traduzione di Nadia Cazzaniga