Desidero innanzitutto esprimere il mio ringraziamento a tutto il team e ai partner che, in tempi brevissimi, sono riusciti a rimettere in piedi l’infrastruttura di THR Roma, nonostante un attacco violentissimo che si inserisce nei profili del ‘social engineering’, tecnica manipolativa che sfrutta le dinamiche sociali e psicologiche per infliggere danni digitali.
Nel corso della mia vita, ho avuto la fortuna di sperimentare l’alchimia che unisce gli esseri umani attraverso passioni condivise, quali la musica, lo sport e l’arte, con la ‘A’ maiuscola.
Un percorso che mi ha portato al privilegio da editore di guidare un brand autorevole e internazionale quale THR che mira a fornire una voce informativa aggiuntiva nel metalinguaggio dell’audiovisivo, del cinema e delle serie TV, incapsulando un universo di passioni.
Da appassionato di sport, desidero utilizzare in parte la metafora del rito pugilistico per illustrare meglio ai lettori l’origine e la destinazione di questo progetto, o perlomeno ciò che desidero al momento.
Questo KO temporaneo mi ha insegnato molto. Sono grato a tutto l’eccezionale team internazionale che ci ha supportato, all’incredibile team italiano, ai partner, alla Polizia Postale e al Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica, presso cui abbiamo presentato una denuncia mirata contro i potenziali responsabili dell’azione.
Ho sempre riposto grande fiducia nelle istituzioni.
Perché, sia chiaro, ho, abbiamo lavorato giorno e notte per quasi una settimana per restituire a una comunità, la nostra, di centinaia di migliaia di lettori e appassionati, il loro strumento preferito di informazione e conoscenza. Il luogo con cui abbiamo provato, iniziato a rivoluzionare un mondo, quello dell’editoria italiana, in grande crisi di numeri e contenuti.
Circa 3 anni fa riflettendo nello spogliatoio delle mie visioni, mi soffermai a riflettere sullo sviluppo esponenziale del mercato degli streamer durante il COVID-19. A voi lettori sembrerà che THR Roma sia un progetto dell’altro ieri ma in realtà ha radici lontane. E come direbbe il grande regista Paolo Sorrentino, “le radici sono importanti”.
Notai subito che, nonostante la rapida crescita del mercato degli streamer in termini di servizi, abbonamenti e, più in generale del business, i prodotti editoriali a supporto dell’informazione audiovisiva e cinematografica sembravano non ricevere l’impulso necessario per un cambiamento significativo. Stavamo vivendo un corto circuito in cui il contenuto era più veloce dell’informazione. La piattaforma era più forte di ciò che proponeva.
Di conseguenza, ho collaborato con una società di consulenza per esplorare le potenzialità di un nuovo brand internazionale sul mercato italiano, in grado di incarnare i valori italiani oltre i cliché, e di fungere da ponte informativo ‘made in Italy’ verso l’America e altri continenti. Era necessario partire con un nuovo punto di vista, con un nuovo brand anziché acquisire dei prodotti già esistenti sul mercato.
Nel dicembre 2021, ho dato il via a questo progetto ‘da zero’, creando un team attraverso consulenti con i quali ho stretto un’eccellente relazione. Questo ha permesso di consolidare la cosiddetta ‘torre editoriale di controllo’. Durante il primo round, abbiamo analizzato il mercato come se fosse un avversario, mettendo alla prova l’intero team. In pugilato, sebbene l’atleta sul ring sia solo, dietro di lui c’è un team di circa 10-15 persone, invisibili ma fondamentali, dall’angolo del ring fino allo spogliatoio e la palestra.
Il secondo round è iniziato il 21 aprile 2023, quando siamo andati online presentandoci come ‘The Hollywood Reporter Roma’, sfruttando il Natale di Roma. Includere Roma nel marchio ‘The Hollywood Reporter’ è stata per me una vittoria personale, quasi come se avessi regalato alla Città Eterna i Giochi Olimpici o l’Expo.
Nel secondo round, dicevamo, gli atleti iniziano a ‘toccarsi’ dopo essersi studiati. È un momento cruciale perché segna la vera partenza del match e al nostro angolo c’era l’ex direttrice Concita De Gregorio che ringraziamo ancora per l’apporto decisivo dato in questa ripresa del match.
Abbiamo intrapreso un’importante attività di presidio su tutto il territorio italiano, partecipando a festival cinematografici – e a Roma e a Venezia con due speciali cartacei “premium”, con un livello di qualità, a giudizio degli addetti ai lavori, mai raggiunto prima – ed eventi culturali, costruendo passo dopo passo una vera community digitale. E anche fisica, nel quartiere dell’Esquilino.
È stato interessante studiare un modello di sostenibilità che ci garantisse un’indipendenza editoriale vera e avviare un modello di business completamente differente non solo fondato su ricavi provenienti dall’industry – che saremo felici di coinvolgere secondo logiche differenti dagli investimenti pubblicitari fatti finora – e facendo una grande attenzione nel prediligere l’esperienza di voi lettori in assenza di pubblicità cosiddette programmatic, tecniche pubblicitarie invasive che spesso rendono la fruibilità di una notizia di approfondimento difficile.
Una visione che va incontro a chi legge, come la scelta di un THR Roma leggibile senza la sottoscrizione di un abbonamento.
Oggi, con questo messaggio, entriamo nel terzo round. Passiamo a un contatto più diretto con l’avversario, utilizzando il termine non in senso ostile ma, secondo la tradizione pugilistica, come preludio a un abbraccio alla fine del match. In questo spirito, desidero estendere un’offerta di alleanza al mercato e ai partner. Sono stato cresciuto dalla mia famiglia e in particolare da mio padre Valentino con valori tradizionali, credo che l’alleanza crei valore, specialmente in un mercato instabile.
Dopo aver discusso a lungo con il direttore Boris Sollazzo, che guiderà questo terzo round, possiamo affermare di essere entrati nella fase più vivace, in cui THR Roma non solo internazionalizzerà il mercato dell’informazione italiana sull’audiovisivo, ma si addentrerà anche in segmenti quali inchieste e servizi speciali, offrendo ai consumatori una visione chiara e trasparente del backstage di un settore industriale cruciale per il nostro paese che ancora non è stato completamente svelato.
Qualcuno mi ha chiesto “Come ti senti in questa nuova veste di editore? Hai paura? Cosa provi?”.
Io ho risposto: “Non lo so, ma farò del mio meglio naturalmente, mi chiuderò giorno e notte nello spogliatoio delle mie visioni per poi realizzarle in squadra. Non posso esprimere tutto ciò che provo ma so che dentro ho il giusto timore di non riuscire a realizzare tutto ciò che vorrei e la consapevolezza, la gioia e l’orgoglio di quanto già fatto”.
Per ora, vi lascio con un abbraccio sportivo, come direbbe una persona che stimo moltissimo, a tutti voi lettori.
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