Brunello Cucinelli, “L’intelligenza artificiale sarà la nuova ancella dell’uomo”

Lo stilista e imprenditore italiano scrive una "Lettera della artificiale de umana intelligenza" e preconizza, in controtendenza rispetto al panico dilagante in merito, una intelligenza artificiale che aiuterà l'essere umano a esprimere tutti i suoi talenti

Di THR ROMA

“Come tante invenzioni che hanno accompagnato la storia dell’umanità favorendone il progresso, mi piace pensare all’intelligenza artificiale come una nuova ancella che affianchi l’essere umano per ispirarne e rinnovarne genio e creatività”: a dirlo è Brunello Cucinelli, in una riflessione intitolata Lettera della artificiale e umana intelligenza.

“Immagino questa nuova realtà simile a un soffio che possa ravvivare il fuoco vitale della nostra mente” sottolinea l’imprenditore di Solomeo. “Recentemente – ricorda Cucinelli – è stata presa una grande iniziativa etica volta ad ottenere proposte per una progettazione condivisa dell’intelligenza artificiale. Guardo a tale intenzione con fascino, trepidazione e speranza”.

Brunello Cucinelli si dice quindi “convinto che il valore del testo scritto, la materia antica della sua realtà fisica, fatta di carta e di profumo di inchiostro, di polvere e di legno antico, diverranno utili suggeritori dell’intelligenza artificiale, perché in tali aspetti risiede, mi sembra, il valore della fonte, la possibilità penso unica di dialogare con gli antichi”.

“Sembra quindi, se non è tale da essere temuta – scrive ancora Cucinelli -, che l’intelligenza artificiale sia da stimare per tutte quelle utilità che può apportare al mondo nella misura in cui potrà liberare l’uomo dagli affanni materiali della attuale vita, restituendogli in un ambito contemporaneo la dimensione, il tempo e lo spazio di un’esistenza vissuta in armonia con la natura, quale il genere umano ha vissuto dai tempi più antichi fino almeno al secolo scorso. Per questo non è facile immaginare, invece, un automa o un sistema artificiale che possano provare emozioni o sentimenti profondi e veri; potrà mai un robot alzare gli occhi al cielo, provare commozione, o veder sgorgare dai propri occhi lacrime vere?”.

(ANSA)