Jennifer Lawrence in passerella, o comunque sfilando in premi o festival, fa sempre notizia. Giusto 10 anni fa cadeva in uno splendido abito bianco, salendo le scale che portavano al palco per ritirare l’Oscar per Il lato positivo, facendo il bis, ma in quel caso sul red carpet, l’anno dopo. E nel 2015, in un tris clamoroso, alla prima di Hunger Games baciava sulla bocca, per errore, la collega Natalie Dormer (la Margaery Tyrell de Il Trono di Spade) nell’anteprima londinese di Hunger Games. Esilarante e irresistibile mentre ridendo dice “mi è piaciuto!”.
Si è superata però presentando al 76esimo Festival di Cannes il documentario sulle donne afgane Bread and Roses di Sahra Mani, un racconto impietoso e doloroso della Kabul riconquistata e dominata dai Talebani e sulla condizione femminile nella capitale e nel paese dopo il loro ritorno al governo. La diva lo ha prodotto confessando di essersi sentita “impotente e frustrata” di fronte alle tante storie di soprusi che ha scoperto.
Lo ha sostenuto nell’inedita veste di produttrice di documentari con la sua società Excellent Cadaver che ha fondato nel 2018 (finora attiva su commedie più o meno romantiche per cinema e tv) e ha solcato la Montée des Marches con uno splendido abito rosso Christian Dior abbinato alle calzature più inaspettate: le infradito o le havaianas o le Flip Flop che dir si vogliano. Infrangendo una regola non scritta dei red carpet cannensi che vieterebbe, per le donne, l’assenza di tacchi e l’indossare scarpe basse.
Così basse, poi.
In realtà nel manuale di Cannes (esiste, qui la chiamano la Bibbia), alla voce dress code non vi è nulla di scritto in proposito, ma sul red carpet di Carol, otto anni fa, furono addirittura allontanate delle donne perché, appunto, avevano al piede delle scarpe basse. Ci fu una sollevazione: Emily Blunt invitò tutte le colleghe a non usare tacchi alti, Josh Brolin e Benicio Del Toro minacciarono di presentarsi con i tacchi alti sul red carpet di Sicario (leggenda vuole che abbiano anche cercato nelle boutique del lungomare e di Rue d’Antibes tacchi 12 della loro misura, non trovandoli) infine Isabella Rossellini indossò delle adorabili ciabattine bianche di velluto sotto un abito di Stella McCartney all’anteprima mondiale di A testa alta.
Ma l’eleganza e il carisma non sono acqua e la reazione dei e delle fashion addicted alla mossa a sorpresa di Jennifer Lawrence è stata la più inaspettata. A partire da uno speciale su Cosmopolitan e footwearnews, infatti, il modello di Flip Flop nere che ha indossato a Cannes è andato a ruba, con ordinazioni su internet salite alle stelle per un articolo che sì viene venduto in quantitativi enormi ma che mai è stato definito chic o sexy (e qui taceremo sui commenti dei feticisti sui social).
Il commento più divertente è stato quello dello sceneggiatore e regista Francesco Bruni, su Facebook: ha suscitato l’ilarità generale chiedendo per lei la cittadinanza onoraria livornese, forse l’unica località in cui le infradito sono considerate eleganti e non, come molte commentatori e commentatrici all’estero l’hanno definite scoprendole sotto quel magnifico Dior, delle “shocking shoes”.
Il gesto di Jennifer Lawrence, comunque, è l’ennesimo di una guerra sotterranea alla tortura dei tacchi alti per le donne qui a Cannes. In passato Julia Roberts e Kristen Stewart e Cate Blanchett sfidarono a piedi nudi sul red carpet di Cannes: la seconda lo rivendicò dicendo “finché non obbligherete gli uomini a farlo, non potrete costringere neanche me” mentre la terza arrivò scalza fino al palco, per consegnare un premio, e cogliere l’occasione con quel piccolo gesto di mostrare solidarietà alle donne iraniane.
Quest’anno, però, la soluzione più fantasiosa l’ha adottata Isabelle Huppert con della Balenciaga che per aderenza e colore simulano il piede nudo.
Una trovata geniale ed elegantissima. E sì, anche femminista.
Detto tutto questo, l’infradito power non si batte.
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