Vittorio Sgarbi, critico d’arte e politico, è un personaggio da film. Piaccia o non piaccia, dalla festa dei suoi 70 anni in barca fino alle sue intemerate in tv come negli agoni politici, ha saputo catturare l’attenzione di un paese che lo ha reso celebre più per il suo carattere che per la sua competenza, seppure altissima. D’altronde da sempre fanno più effetto i suoi Sgarbi quotidiani – il nome della sua mitica trasmissione Mediaset diurna, uno stracult mitico della storia della tv – che la sua abilità nell’analisi, nell’oratoria, nella divulgazione culturale e scientifica, nelle sue lotte a favore del patrimonio artistico italiano.
Siamo sinceri, nella comunicazione distorta di questo paese, tira più una litigata con Morgan Castoldi che un libro bellissimo come Le meraviglie di Roma, uno dei tanti della sua sterminata produzione (forse solo le querele che ha subito superano il numero di volumi che ha scritto).
Tutto ci saremmo immaginati, però, fuorché di raccontarlo come un novello Carlo Verdone.
Ricordate la mitica scena dell’attore e regista capitolino in Compagni di scuola? Carlo cercando villa Scialoja (nella realtà Villa Quintili sull’Appia Antica a Roma) arriva a Villa Trebazia, dove si stanno celebrando le nozze d’argento di una coppia di alto borghesi romani. “Corrispondeva tutto, er cancello, er chioschetto, tutto. Ma poi entro e vedo 200 teste bianche, piene de rughe, e me so’ detto “ammazza come se semo ridotti”, eh eh”.
Così è successo a Vittorio Sgarbi, aspettato per una masterclass al festival della Luce Lake Como a Villa Olmo, sul Lago di Como appunto? Serata iniziata, in realtà, con un ritardo di più di un’ora.
Per quale motivo?
Il nostro ha sbagliato cancello ed è entrato a Villa del Grumello. Dove si stava tenendo un matrimonio. Solo che Vittorio non ha fatto battute inopportune come il Patata e ha dimostrato, in realtà, di essere davvero “molto fine, di gran classe”.
Tanto da meritarsi una recensione positiva dalla sposa Barbara Ferrari, peraltro anch’essa in politica e candidata nel 2017 per Svolta Civica dell’imprenditore Maurizio Traglio, area centrosinistra.
“Confermo, è arrivato nel bel mezzo della festa: è stato galantissimo e cortese”. Così tanto che ha voluto intrattenersi un’ora, non dimostrandosi altrettanto cortese con chi lo aspettava per ascoltarlo sul tema “La luce nell’Arte” ad appena 280 metri di distanza. Di sicuro a Barbara e consorte non avrà rivelato che in un editoriale del 2017 per QN ha scritto che “il matrimonio ha rivelato la sua umiliante natura di contratto, fatto passare come conquista di civiltà da parte di un Parlamento di conformisti senza idee asserviti a ridicoli luoghi comuni”, sebbene la novella sposa ci ha contattato per dirci che comunque una stilettata l’ha tirata affermando “che è cosa da preti, ma se a voi va bene, va bene così”. Comunque non credete a chi paragonerà l’onorevole sottosegretario a Keanu Reeves: l’attore è sì andato a un matrimonio di sconosciuti del Nortamptonshire, ma perché invitato.
Peraltro, a dirla tutta, il nome completo del politico e critico d’arte sembra tirato fuori da un altro film di Verdone, Bianco, Rosso e Verdone. E sembra dato da Furio: Vittorio Umberto Antonio Maria Sgarbi. Chissà che nella sua tumultuosa vita non si sia aperta una nuova opportunità di lavoro: l’ospite di matrimoni. D’altronde se Beyoncé fa miniconcerti agli sposalizi di ricchi imprenditori, perché Vittorio non dovrebbe riciclarsi con eleganza come ospite d’onore alle nozze altrui?
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