Il conduttore più chiacchierato della calda estate televisiva italiana è stato un comico straordinariamente prestato al doppiaggio, celebre voce italiana di attori come Will Ferrell, Viggo Mortensen, Liev Schreiber, Michael Shannon, Jamie Foxx, Sacha Baron Cohen e Mark Wahlberg, poi reinventatosi presentatore tv. Pino Insegno, grande amico nonché sostenitore di Giorgia Meloni, più volte visto a Palazzo Chigi una volta insediatasi la leader di Fratelli d’Italia e ora prepotentemente tornato in Rai a due anni da Voice Anatomy, talk ai più sconosciuto apparso in seconda serata su Rai2 per 10 settimane tra il 2020 e il 2021, con share tra l’1,90% e il 5,6%.
L’anacronistica Gatta Nera
Per l’occasione Insegno ha riciclato Il mercante in Fiera, game show di Italia 1 del 2006 riesumato dal nulla e certamente non a grande richiesta durante il preserale di Rai2. Nel 1996 fu Jocelyn Hattab a trarre spunto dal celeberrimo gioco di carte solitamente natalizio, ma su TMC, con Il grande gioco del Mercante in Fiera. Ibernato tra la naftalina insieme a tutto lo studio, alla scenografia e ai suoi autori, Insegno è ripartito 17 anni dopo l’ultima volta come se nel frattempo la tv generalista tutta non fosse mutata, evoluta, cambiata radicalmente.
Dopo aver definito l’ex storica Gatta Nera del programma Ainett Stephens “un po’ troppo grande” per poter tornare al suo fianco, con annesse polemiche infinite per il gratuito age-shaming nei confronti della showgirl oggi splendida 41enne, il 64enne Insegno si è affidato a Miss Italia 2022 Lavinia Abate per l’ambito ruolo, a dir poco inutile e soprattutto anacronistico nella sua rappresentazione forzatamente sexy. Il conduttore chiama la 19enne romana “micia”, mentre la diretta interessata si muove sinuosa, accigliata e silente come una valletta dei primi anni ‘2000, quando il titolo di “Velina” era più ambito di una laurea in ingegneria spaziale.
Perché riesumare il Mercante in Fiera?
Il “nuovo” Mercante in Fiera ha il pregio di durare poco più di mezz’ora, senza perdersi in esagerati sproloqui né spiegoni, con i concorrenti già al tavolo catapultati da chissà dove e nuove carte da “generazione Z” ad illudere gli autori di aver rinfrescato un format che pareva irrecuperabile, vecchio in tutto. Abbiamo quindi sia i tiktoker che i trapper fino ad arrivare agli anime, ovvero i cartoni animati giapponesi che Insegno per tutta la prima puntata ha continuato a chiamare “le anime”, certificando così il suo essere più boomer dell’eventuale carta boomer.
Immancabile, per la gioia del governo Meloni, la carta “mamma e papà”, a voler quasi ribadire ogni sera la necessità di un’unica famiglia umanamente accettabile e politicamente parlando riconoscibile, ormai non più tradizionale neanche in casa Mulino Bianco dove una gallina ha da tempo soppiantato tutto e tutti dividendo il letto con Antonio Banderas. Chissà se Esselunga potrà diventare sponsor ufficiale del programma, con la carta della “pesca” novità dell’ultima ora.
Nel dubbio il caos regna sovrano, perché come in Affari Tuoi canzoni su canzoni si accavallano ad ogni carta scoperta a volume criminale, mentre il rumoroso pubblico in studio e l’inutile “muro” di concorrenti partecipano animosamente all’assai poco coinvolgente gioco, contribuendo sensibilmente all’inquinamento acustico dell’intero globo terracqueo. Fa più danni acustici una puntata del Mercante in Fiera che un’intera settimana di lavoro di un qualunque arrotino per le strade di Roma.
Insegno e la carta della sua celebre voce
Insegno, che ha passato tutta l’estate a rigettare l’etichetta di “raccomandato politico” di Giorgia Meloni perché a suo dire meritevole di un ritorno in Rai con un game show a 10 anni da Reazione a catena, empatizza poco o niente con i concorrenti, provando faticosamente a strappare sorrisi. ”
Il mio nome in inglese è John I Teach”, risponde al debutto ad un’insegnante di inglese nel quasi imbarazzo generale, mentre da buon Mercante che deve provare a far inciampare i suoi sfidanti sfrutta la propria celebre voce per non lasciar mai intendere cosa celi dietro le sue carte, in un gioco allo scambio che difficilmente si fa incessante, interessante, banalmente intrigante. Superati i primi due step si arriva al gioco finale, dove si possono vincere 30.000, 10.000 o 5.000 euro, oltre a 4 premi farlocchi che valgono meno di un caffè.
Nato comico insieme alla Premiata Ditta, Pino Insegno è inspiegabilmente diventato poco simpatico, per non dire proprio antipatico, rivendicando a più riprese il suo essere indubbio professionista, al cospetto di non pochi colleghi che da anni anche in Rai continuano a condurre trasmissioni senza motivi apparenti. Perché a Viale Mazzini Un amico in me di Riccardo Cocciante, storica canzone portante di Toy Story, riecheggia in ogni dove, suonando dai caloriferi come neanche Radio Maria in via della Conciliazione.
Insegno, ma è inevitabile vista le reiterate e rivendicate esposizioni degli ultimi anni, con tanto di kermesse politiche da lui condotte, paga lo scotto di una presunta “raccomandazione” istituzionale, perché da tempo amico dell’attuale premier. Ma il pubblico da casa, che ha da sempre l’ultima parola su tutto e tutti, come ha reagito al suo chiacchierato ritorno?
La sentenza Auditel
Insegno è talmente pieno di sé dall’aver predetto ad AdnKronos un 5/6% di share medio per il suo programma, partito con appena 638.000 telespettatori e il 3,4% di share. Sette giorni prima, alla medesima ora, Rai2 calamitava 653.000 telespettatori con il 3.6% di share per un episodio della serie tv Castle. Il lunedì precedente altri 659.000 telespettatori e share al 3.89%. Il Mercante in Fiera ha quindi fatto peggio di una puntata di una serie finita nel 2016. E il resto della settimana non è propriamente andato meglio. Anzi, è clamorosamente andata peggio.
Martedì 26 settembre gli ascolti sono precipitati al 2% di share, con appena 364.000 telespettatori. In 24 ore Insegno ne ha persi 274.000, ovvero quasi la metà. Mercoledì 27 settembre altro calo, persino al cospetto di una vincita di 10.000 euro da parte del concorrente di turno, con 357.000 telespettatori e l’1,9% di share. Giovedì 28 settembre leggera risalita al 2,3%, con 400.000 telespettatori. Venerdì 29 settembre chiusura con 399.000 telespettatori e il 2.4% di share.
La media per la prima settimana di programmazione è stata di 431.600 telespettatori, con uno share del 2,4%. Peggiore inizio per Il Mercante in Fiera non si poteva immaginare né prevedere, con gli inserzionisti in fuga e i dirigenti Rai a dir poco spaventati, visto quanto già deciso da qui a pochi mesi.
Un futuro chiamato Sanremo?
Pino Insegno dovrebbe infatti dormire comunque sonni tranquilli, anche nel caso in cui il Mercante in Fiera dovesse fare la fine del prefisso romano e precipitare allo 0,6%, perché il 2024 per lui sarà ancor più roseo di questo autunno 2023.
Flavio Insinna, che ha condotto con enorme successo per cinque lunghi anni l’Eredità, è stato accompagnato alla porta dalla nuova dirigenza Rai a trazione meloniana proprio per lasciar spazio all’ex comico della Premiata Ditta, chiamato a condurre una macchina che da 21 anni e 5112 puntate va avanti praticamente con il pilota automatico.
Farla uscire fuori strada parrebbe essere praticamente impossibile, con Pino Insegno dal giorno alla notte promosso a conduttore del game show più amato e visto del preserale italiano, in grado di trasformare due dei suoi storici volti, ovvero Amadeus e Carlo Conti, in colonne di Rai1 nonché in direttori artistici e conduttori del Festival di Sanremo. Che l’improvvisa incoronazione di Insegno possa asfaltare la strada del diretto interessato verso l’infinito e oltre chiamato Ariston? D’altronde come sentenziava il suo Aragorn ne Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re, “Ricorda… c’è sempre speranza…”. Soprattutto se hai una vera, grande amica a Palazzo Chigi.
Il programma della settimana è stato Splendida Cornice, su Rai3.
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