“Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra”. Gli autori di Ciao Darwin hanno subito messo le mani avanti, nel costruire la nona e ultima edizione di un programma che ha fatto la storia di Canale 5, aggiungendo un inedito sottotitolo, ovvero Giovanni 8,7, celebre passo tratto dal Vangelo. Non a caso la prima puntata dello show di Canale5 ha visto sfidarsi Angeli e Demoni, capitanati da Elena Santarelli e Malena, con Paolo Bonolis mattatore indiscusso e Luca Laurenti sempre più ai margini, eterna spalla comica in un programma che da un quarto di secolo si ripete, come se vivessimo nel Giorno della Marmotta di Harold Ramis.
La donna bambola
Una copia carbone sfacciatamente reiterata, nella scenografia, nell’impianto di gioco, nella struttura registica, con inquadrature ferme al 1999, quando su Canale5 era ancora “normale” mostrare la donna come puro oggetto sessuale, seminuda a danzare tra il pubblico composto da uomini fieramente allupati, con gli occhi di fuori e la bocca aperta, come Marcello Mastroianni al cospetto di Sophia Loren. Ma quello era un capolavoro del cinema, Ieri, oggi, domani, i due ironizzavano da soli in camera da letto, e soprattutto era il 1963.
È avvilente, sconfortante e anacronistico dover continuare a vedere tutto ciò ancora oggi, a fine 2023, in prime time su Canale5, con Madre Natura costretta immobile e silente in bikini per 3 ore di programma a far roteare un mappamondo. Nella settimana in cui si è finalmente tornato a parlare di educazione affettiva nelle scuole, per 10 settimane su Canale 5 continuerà ad andare in onda uno show con l’immagine di una donna equiparabile ad una bambola gonfiabile, con insistiti e insistenti primi piani stretti su glutei e gambe chilometriche, seni e pose ammiccanti.
In bilico tra pop e trash
Ciao Darwin non è certamente l’unico longevo programma della tv italiana a non cambiare mai, a sembrare sempre una replica qualsiasi del passato, vedi C’è posta per te, ma a differenza di tutti gli altri continua a cavalcare idee che negli anni chiunque altro ha finalmente archiviato, perché consapevoli di un’evoluzione sociale che ha doverosamente portato anche certa rappresentazione tv al cambiamento. E non perché “non si possa più dire niente”, ma molto semplicemente perché tutto evolve.
Cinismo e irriverenza sono sempre stati i punti forti dello show, perennemente in bilico tra pop e trash, ma è a dir poco surreale rivedere simile programma nella medesima rete in cui il suo editore, Pier Silvio Berlusconi, ha proprio quest’anno provato a trasformare il Grande Fratello in un’oasi monacale e cacciato Barbara D’Urso perché accusata di aver fatto precipitare la credibilità giornalistica dell’azienda con le sue buste shock e le telerisse. Segno evidente di un’ipocrisia di fondo che culla figli e figliastri, tra chi può (citofonare anche a Uomini e Donne) e chi non deve.
Il sottoutilizzo di un campione
Paolo Bonolis, che è un fuoriclasse assoluto, il numero uno tra i numeri uno del tubo catodico, non ne può chiaramente più di questo circo da lui ideato nel lontano 1998, ormai condotto con la mano sinistra mentre idealmente con la destra fa zapping su altri canali. Negli ultimi 5 anni il 62enne conduttore è stato lautamente pagato da Berlusconi per registrare solo Avanti un altro e Ciao Darwin.
L’ultima edizione de Il senso della vita, autentica perla, è del 2011. Tolti i due programmi sopra citati, negli ultimi 12 anni Bonolis ha condotto due edizioni di Scherzi a parte, un’unica dimenticabile edizione di Music e nient’altro. È come se Pep Guardiola chiedesse ad Erling Haaland di giocare in porta. È come se in semifinale di Coppa Davis il ct. Volandri tenesse Jannik Sinner in panchina contro la Serbia di Novak Djokovic. Tutto ciò è banalmente illogico.
Il gran cerimoniere Bonolis
La prima puntata della nona edizione di Ciao Darwin ha visto il conduttore tornare ad indossare gli abiti del gran cerimoniere, di colui che dirige il traffico nel caos totale di un programma che puntualmente tracima nei decibel con l’immancabile Macchina del Tempo, le relative difficoltà audio con l’esterna e la prova coraggio. Spedita una “content creator porno” nella giungla, i doppi sensi si sono chiaramente sprecati, con banane di ogni dimensione da mangiare, maneggiare e cavalcare. Avanguardia pura di comicità direttamente dagli anni ’70 delle commedie sexy con Edwige Fenech e Lino Banfi.
Poco prima dei mitici “cilindroni” finali, puntuale il défilé con uomini e donne chiamati a sfilare in intimo tra le urla eccitate del pubblico, ugualmente composto da persone di ambo i sessi, evidentemente accolte sulla Tiburtina con cibi afrodisiaci e bibitoni di Viagra.
Ad ogni edizione di Ciao Darwin la polemica è facilmente servita, perché – noncuranti di un mondo che muta – Bonolis & co vanno avanti spediti per la medesima strada, rivendicando anzi con orgoglio la possibilità di poter deridere chiunque, calcare la mano, denudare modelle e tramutare ballerine in cubiste del Cocoricò, chiuso per fallimento nel 2019. Ciao Darwin invece prosegue, nella sua eterna macchina del tempo che lo vede orgogliosamente fermo a fine anni ’90, trincerandosi dietro il paravento degli ascolti, da sempre elevati, costanti e quasi immutabili, tanto da convincersi che se il proprio pubblico quello vuole quello continuerà ad avere, sempre e comunque, nei secoli dei secoli. Amen.
Bonolis e la sentenza Auditel
Anche la nona edizione, non a caso, è partita forte: 3.987.000 telespettatori, con il 25% di share e The Voice Kids sconfitto, seppur di poco. Antonella Clerici ha infatti debuttato su Rai1 con 3.944.000 telespettatori e il 22,4% di share, nonostante l’effetto Io Canto Generation di 48 ore prima. Venerdì sera una tv su quattro in Italia era sintonizzata su Ciao Darwin.
Quattro anni fa, era il 2019, l’ottava edizione aveva esordito con 4.150.000 telespettatori, pari al 22,40% di share, chiudendo pochi mesi dopo al 23,27%. Mai fino ad oggi si era scesi sotto la soglia dei 4 milioni di telespettatori al debutto, ma la fidelizzazione è tanto evidente quanto incredibile.
Il picco storico del programma 20 anni or sono, nel 2003, quando l’ultima puntata venne vista da 7.688.000 di italiani, con il 34,09% di share. Cinque anni prima il programma era partito ‘basso’, da un preoccupante 19,71%, per poi schizzare al 31,08% finale.
Da allora Ciao Darwin è diventato vero fenomeno pop di Canale5, ogni tot anni spedito in soffitta da un Bonolis evidentemente esausto per poi riemergere dalla polvere. Dopo 4 anni d’attesa il carrozzone darwinesco è tornato ad illuminare il venerdì sera di Mediaset, con la consapevolezza assoluta che una decima edizione non andrà mai in onda. O almeno questo è quel che ha assicurato il suo indiscusso protagonista.
D’altronde, se proprio qualcuno dovesse sentirne la mancanza, basterebbe replicarne un’altra a caso delle otto precedenti. Siamo proprio sicuri che lo spettatore medio se ne renderebbe conto?
Il programma della settimana è stato Propaganda Live, su La7.
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