Classe 2000, Dipinto compone musica da quando era bambino. La scrittura, racconta, l’ha accompagnato lungo tutta la sua infanzia, tirandolo inaspettatamente fuori da un destino che per molto tempo ha creduto fosse già scritto.
In Criminali, l’artista parla proprio di questa redenzione avvenuta col tempo, di un passato difficile visto da degli occhi ora più consapevoli e adulti. E lo fa con una fotografia delle strade di Napoli che l’hanno messo alla prova, che l’hanno fatto crescere in fretta e gli hanno mostrato scenari ai quali un bambino della sua età non avrebbe dovuto avere accesso. Racconta l’adolescenza e i suoi sbagli attraverso la musica, l’arte che gli ha consentito di riabilitarsi e che spera possa aiutare tutti i ragazzi in situazioni simili alla sua.
Per la finale di Sanremo Giovani di martedì 19 dicembre, Dipinto si augura di arrivare più avanti possibile per far conoscere la sua vena hip hop e per spiegare a chi è più piccolo che il destino si può cambiare. Il risultato in classifica non è particolarmente importante, “come diciamo a Napoli, com ven’, accussì c’a pigliamm’”.
Criminali racconta un luogo in cui viene a mancare la legalità. Come nasce questa storia?
La legalità mancava, ora non manca più, ed è proprio questo quello che voglio rappresentare nel pezzo, è quello che voglio far sentire a tutte le persone. È un pezzo che parla del mio passato, dei miei disagi e di tanti cambiamenti positivi che sento di aver fatto.
È una canzone autobiografica, dunque?
Sì, lo è. Racconta la situazione in cui sono cresciuto. La mia realtà è la strada, ci ho passato giorno e notte sin da quando avevo quattordici anni. Poi per fortuna ho intrapreso la via della composizione, che ha apportato alla mia vita solo cose positive. Per questo mi sento di dire che la musica mi ha salvato la vita.
In che modo?
La strada mi ha portato solo ad essere emarginato. I genitori dei miei amici non volevano che frequentassi i loro figli, i professori mi sgridavano continuamente, mi dicevano “tanto non farai mai nulla”. La musica, invece, mi ha portato tante soddisfazioni e, cosa più importante, mi ha permesso di vedere mia madre ridere.
Sanremo Giovani è una possibilità di rivalsa?
Sì, esatto. Il mio è un pezzo che definisco sociale, ed ho intenzione di puntare su questo. Siamo arrivati fin qui, che per me è già uno step importantissimo, e posso solo augurarmi di dare il massimo anche nell’esibizione del 19.
A chi si rivolgerà sul palco?
A me stesso e a tutti i ragazzi come me. A quelli che hanno vissuto un passato un po’ burrascoso. A tutti quelli che hanno visto cose che alla loro età non avrebbero dovuto vedere. A quattordici o quindici anni sei affascinato dalla strada perché sei incosciente. Chi nasce scugnizzo può diventare un criminale. Il mio caso, per fortuna, è stato diverso. Io sono nato scugnizzo e lo rimarrò sempre, mi sono salvato e dalla strada ho preso solo il lato positivo.
Si ricorda quando è nata la sua passione per la musica?
Io nasco come autore, scrivo da quando avevo nove anni. Ho scritto Criminali per un’altra persona inizialmente. Poi, quando andai a registrarlo in studio, un mio amico mi disse “secondo me devi farlo tu”. E da lì è nata in me una nuova consapevolezza.
Come ha reagito quando ha saputo che il brano era stato selezionato tra i finalisti della competizione?
È stata un’emozione stupenda. Mi sono messo a ridere perché mi sono chiesto come potesse essere possibile tutto ciò. Dallo stare giorno e notte in giro per il mio quartiere ad approdare a Sanremo Giovani. Per me è già una grande cosa, per quanto riguarda il resto, a Napoli diciamo com’ ven’, accussì c’a pigliamm’.
Se dovesse passare, ha già in mente una canzone da portare sul palco dell’Ariston?
Ne ho più di una. Se mai dovessi arrivarci, avrei l’imbarazzo della scelta.
E con chi le piacerebbe esibirsi alla serata delle cover?
Dico subito Geolier. Lui è il mio preferito, sia come rapper che come persona, perché è vero, esattamente come lo si vede, non è costruito, proprio come me. Sì, è normale cambiare, ma bisogna sempre mantenere il proprio carattere così com’è anche dopo la fama. È qualcosa che cercherò di fare io per primo.
Ha qualche ricordo delle edizioni precedenti di Sanremo?
Sì, ricordo benissimo Sanremo 2009, con Sal Da Vinci e Marco Carta. L’anno scorso, poi, Marco Mengoni con Due Vite mi ha fatto emozionare. Può sembrare strano, perché io nasco con la musica rap e morirò con la musica rap, ma amo tantissimi altri generi e cantanti. Mi piacciono tanto Mahmood, Franco Califano o Peppino Gagliardi.
Quali artisti tra i Giovani farebbe passare direttamente tra i Big?
Mi piacerebbe vedere Nausica, Clara e Jacopo Sol esibirsi sul palco dell’Ariston.
Dove spera che possa portarla questa esperienza?
Mi auguro di rimanere sempre quello che sono, magari ritornando sui passi del rap old school. Poi spero di riuscire a consigliare bene qualcuno che sta vivendo le stesse situazioni che in passato ho vissuto io. Io sono fermamente convinto che il destino si sceglie, il futuro si crea e la fortuna la si cerca. Nella vita si può sempre decidere di cambiare.
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