Sono le 10:32 di lunedì 12 giugno 2023 quando il Corriere della Sera annuncia la morte di Silvio Berlusconi. Pochi minuti dopo Federica Panicucci e Francesco Vecchi, in diretta su Canale 5, ne danno notizia, in lacrime, sgomenti, cedendo la linea al Tg5. Da quel momento in poi la televisione nazionale, negli ultimi 40 anni indiscutibilmente plasmata, riscritta, formata, indirizzata da Berlusconi, si è tramutata in un infinito omaggio all’ex Cavaliere, morto all’età di 86 anni. Canale 5, ovvero la rete che ha dato il via al regno televisivo del tycoon, ha modificato l’intero proprio palinsesto. 14 ore di diretta senza interruzioni pubblicitarie nella giornata di lunedì, con prime time unificato su Rete 4 e Italia 1. Qualcosa di mai visto prima. Altre 15 ore di diretta martedì 13 giugno e ancora 15 ore di diretta il mercoledì.
Cologno Monzese o Pyongyang?
Un totale di quasi 45 ore in cui le tre reti del Biscione hanno raccontato vita, morte e soprattutto presunti miracoli dell’ex premier, dipinto come colui che tutto e tutti ha amato, il genio visionario, il presidente più vittorioso della storia del calcio, il rivoluzionario della politica, l’imprenditore che ha costruito un impero, il buon padre di famiglia, lo splendido marito, il dolce nonnino. Per riempire 45 ore di diretta Mediaset ha riciclato tutte le agendine telefoniche degli ultimi 40 anni, intervistando la chiunque, tra ex dipendenti, collaboratori politici e imprenditoriali, vecchi e dai più dimenticati volti della tv e dello sport, chiedendo aneddoti di qualunque tipo, affinché il santino berlusconiano fosse completo, totale, mentre il governo Meloni ne ha attinto a piene mani, abusando di una visibilità monster.
Nel corso del mattino di Canale 5 Federica Panicucci ha voluto intercettare anche i dipendenti di Cologno Monzese, quelli che non si vedono mai, che stanno dietro le quinte, come il coordinatore dei vigilanti, l’usciere, Matteo del bar, la sarta Gianna, i montatori Alessandro e Sebastian, la responsabile del settore costumi Antonella, tutti chiamati a raccontarci il loro Berlusconi, puntualmente straordinario, unico, inarrivabile, irripetibile, inimitabile, che “sorrideva sempre, salutava e dava la mano a tutti”. Un santo in terra. In diretta dalla scuola Salesiano di Milano, l’istituto frequentato da Silvio Berlusconi, ha trovato spazio il ricordo di Guido Possa, “l’amico storico nato tra i banchi”, mentre da Napoli si sono collegati con uno dei ristoranti preferiti dell’ex Presidente del Milan, pazzo del “sartù di riso”, con ricetta sviscerata sul momento.
La beatificazione catodica
La beatificazione catodica di Silvio Berlusconi ha preso forma alle 10:33 di lunedì 12 giugno, ovvero un minuto dopo l’annuncio della sua morte, per poi proseguire fino alla sera di mercoledì, quando i funerali di Stato in Duomo, a Milano, sono andati in archivio. L’omaggio di Mediaset al suo ideatore, al suo storico presidente era doveroso, dovuto, ma l’eccesso celebrativo ha presto tracimato, rendendo il tutto giornalisticamente parlando insostenibile, contenutisticamente repulsivo, complessivamente a tratti ridicolo, perché esagerato in tutto. I lati oscuri dell’ex cavaliere, che per oltre 20 anni ha letteralmente diviso il Paese, puntualmente lasciati ai margini, cedendo spazio ad un’unica narrazione possibile, non solo positiva ma miracolosa nella sua straordinarietà. Più che Berlusconi, agli occhi di Canale 5 è morto Ghandi. Neanche la BBC è forse arrivata a tanto con la morte della Regina Elisabetta II.
Quando in Corea del Nord morirà Kim Jong-un, la tv di stato di Pyongyang recupererà probabilmente queste 45 ore di diretta Mediaset, che ha pianto suo padre preferendo tacere, nascondere sotto il tappeto, gli inciampi e le cadute di un uomo che ha segnato 30 anni di vita politica e costume nazionale. Una scelta precisa, condivisibile o meno che sia, televisivamente parlando discutibile, perché sfibrante nella sua durata, andata avanti per tre giorni, in diretta da studi sgabuzzino con servizi plaudenti e lacrimevoli. Un elogio di 72 ore in parte copia/incollato dalla tv di Stato. Che a differenza di Mediaset che fu Fininvest non ha scusanti.
Rai1 quasi come Canale 5
Perché anche Mamma Rai, da poco diventata TeleMeloni dopo la sfornata di nuove nomine volute dal Governo, ha coperto la morte di Silvio Berlusconi con dirette fiume, quasi interamente dedicate ai successi raggiunti dall’ex premier, tralasciando accuratamente gli anni più discussi, le mille inchieste, gli scandali, gli editti bulgari. Avversari e colleghi politici di vario colore e giornalisti di ogni tipo si sono sperticati nel ricordare commossi Berlusconi, con uno speciale Tg1 che ha coperto quasi interamente la giornata di lunedì, per poi cedere la linea ad uno speciale Porta a Porta condotto da Bruno Vespa, che per l’occasione ha fatto riemergere da chissà quale cantina di viale Mazzini la famigerata scrivania del “contratto con gli italiani”.
Complessivamente, Rai1 ha guardato a Canale5 scegliendo la strada del ricordo panegirico, meno sovraccarico rispetto alla concorrenza ma ugualmente stancante e ripetitivo, con il governo in carica e le più alte cariche dello Stato, vedi il presidente del Senato Ignazio La Russa, a fare incetta di dirette. Il martedì è inspiegabilmente diventata la copia del lunedì, con altri speciali Tg1 e un altro speciale di Porta a Porta, a ripetere stancamente quanto già detto, visto e raccontato il giorno precedente, con il mercoledì ancora una volta interamente berlusconicentrico, tra speciali, funerali e nuova inspiegabile puntata serale di Porta a Porta.
Premiata la pluralità di La7
La7 di Urbano Cairo, ex collaboratore di Berlusconi rimasto a lungo suo amico, ha invece ceduto spazio ad una lettura della notizia più concreta, pluralista, completa. A Otto e Mezzo Lilli Gruber ha avuto come ospiti Michele Santoro e Marco Travaglio, storici ‘nemici’ del Berlusconi premier, mentre in prima serata lunedì sera Enrico Mentana insieme a Paolo Mieli ha ricostruito trionfi e rovinose cadute dell’ex presidente del Milan, soffermandosi anche sulle mille gaffes, le polemiche con i partner europei, i processi, il bunga bunga, l’affair Ruby Rubacuori. Mentana, che fu il primo storico direttore del Tg5 berlusconiano, ha mantenuto una posizione giornalisticamente parlando impeccabile, riuscendo a tenere alta l’attenzione dello spettatore pur andando in onda da uno stanzino con una sedia e una tv attaccata al muro, in cui proprio Cairo ha ricordato i tempi in cui appena 24enne iniziava a lavorare con un Berlusconi giovane imprenditore. Nella serata di martedì, dopo un’altra puntata di Otto e Mezzo orientata alle reazioni in arrivo dall’estero, spazio all’ultima puntata di DiMartedì, con Giovanni Floris che ha intervistato Corrado Augias, Concita De Gregorio e Giuseppe Giannini, straordinariamente lucidi nel ricordare chi fosse l’ex premier, per oltre 20 anni volutamente e quasi orgogliosamente divisivo eppure andato incontro ai funerali di Stato e ad un giorno di lutto nazionale. Una pluralità di voci che ha premiato La7, con ascolti record.
Il riscontro Auditel
L’interminabile elogio funebre a reti unificate ha infatti avuto inevitabili ricadute sul fronte Auditel. Lunedì sera Porta a Porta su Rai1 (10,5%), lo speciale Tg5 (8,3%) andato in onda anche su Rete4 (3,5%) e Italia 1 (2,3%) e lo speciale di La7 (5,8%) hanno complessivamente accumulato il 31% di share, con 4.631.000 telespettatori interessati. Questo vuol dire che 7 italiani su 10 davanti alla tv hanno preferito guardare altro che non fosse legato alla morte di Silvio Berlusconi.
Ad approfittarne, non a caso, la concorrenza. CSI su Rai2 ha raggiunto il 6%, Report su Rai3 ben l’8,1%, Baywatch su Tv8 addirittura il 5,3% e l’ennesima replica di Ex su Nove il 4,1%. Metà platea della prima serata, ovvero 8 milioni di teste pari al 46,2%, ha scelto altro che non fossero i primi nove canali del telecomando, piattaforme streaming in testa. Uno scontato effetto saturazione che non ha comunque evitato a Canale5 e a Rai1 di bissare il tutto anche nella giornata di martedì, con altre dirette sempre più apologetiche a sfiancare lo spettatore medio e un riscontro Auditel ancor più impietoso.
Lo speciale Porta a Porta si è fermato all’11.9% di share, lo speciale di Canale5 ad un misero 8.6% di share, superato dal boom di DiMartedì che è volato al 9.8%. Un premio ad una narrazione diversa, anche se non soprattutto critica nei confronti dell’ex Cavaliere, dalle due principali reti nazionali evitata per 48 ore. Bene anche Carta Bianca al 6.5%, con Otto e Mezzo in access prime time addirittura al 10.3%. Segno di una platea televisiva più interessata alla pluralità che alla beatificazione.
I funerali di Silvio Berlusconi
Arriviamo così alla giornata di mercoledì 14 giugno, ore 15:00, con i funerali di Stato in Duomo, a Milano, trasmessi in diretta tv su Rai1, Canale5, Italia1, Rete4, La7, 20, Iris, canale27, La5, Cine34, Focus, Top Crime, RaiNews 24, Italia2, Sky Tg 24, Tgcom24 e Mediaset Extra.
Una copertura simile non si era mai verificata nella storia della televisione italiana. Presente l’intero governo Meloni e quasi tutta l’opposizione, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’ex premier Mario Draghi, il commissario europeo Paolo Gentiloni e capi di stato stranieri come Victor Orban, presidente ungherese. Su Canale5 sono state Cesara Buonamici ed Elena Guarnieri, visibilmente commosse, a commentare le esequie, mentre Mario De Pizzo, Cecilia Primerano e Paolo Mieli ha dato voce alla diretta del Tg1 e Alessandra Sardoni ha accompagnato i funerali su La7.
Tutte le dirette hanno seguito il lungo viaggio del corteo funebre da Arcore a piazza Duomo, dove il feretro è stato accolto da scroscianti applausi e decine di bandiere rossonere al grido “un presidente, c’è solo un presidente”. Elena Guarnieri, dinanzi al coro “chi non salta comunista è”, si è commossa. In prima fila la famiglia Berlusconi, compresa l’ex moglie Veronica Lario e l’ultima compagna Marta Fascina, con Maria De Filippi di bianco vestita tra le prime ad essersi accomodata, lontana da occhi indiscreti, Barbara D’Urso in preghiera e Silvia Toffanin in lacrime.
Alle ore 16:10, a funerali conclusi, 5000 palloncini azzurri si sono levati in cielo da Cologno Monzese, con Barbara Palombelli che ha impreziosito la diretta di Canale 5 con un laconico: “A Roma diluvia e su Milano c’è un cielo azzurro, nessun meteo l’aveva previsto”, a voler far quasi intendere un intervento divino, mentre Cesara Buonamici, dopo tre giorni di diretta, ha aggiunto: “Si è così concluso l’ultimo viaggio terreno di Silvio Berlusconi”. Andate in pace.
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