Sembra assurdo e persino fuori luogo, ma quando è andato in onda la scorsa settimana il primo boot camp X Factor 2023 il mondo era un altro. Poi si è scatenato l’inferno. E questa nuova puntata registrata ha il sapore strano di un passato cristallizzato, di un accogliente spazio senza tempo in cui non c’è l’orrore ma solo l’illusione del gioco (in realtà c’era già un inferno, ma forse ci eravamo abituati) E allora ci proviamo a non pensare a nulla, ad arrabbiarci e ironizzare su Ambra e Morgan che a fine puntata si abbracciano persino, dopo le intemperanze avvenute, secondo alcuni, fuori onda durante le audizioni.
Anna Castiglia 10
Anna, ma che hai fatto? Sei bravissima e te la porti a casa comunque, perché hai voce, acustica e attitudine solo tue, ma Califano era un rischio inutile. Fortuna che l’arrangiamento, soprattutto nella seconda parte, è al limite del geniale. A ripensarci, ti chiedo scusa, hai fatto bene: sei così brava che era giusto dimostrare a Morgan che puoi fare tutto quello che vuoi. Te, ma pure lui. Anna è così brava e mette talmente tanto in crisi Morgan costretto all’ennesimo switch da fargli rischiare una paresi facciale.
Infine, quando pensi che abbia peccato di ubris, ecco che lei, candida, ti confessa: quando ero piccola la cantavo ai piano bar.
Angelica Bove 9,5
Sembrano tre in quel corpo un po’ Charlotte Gainsbourg un po’ Valentina Cervi. E sono tutte e tre brave, una cantante della madonna, un’ottima corista, uno strumento antico e dal suono nitido. Se c’è lei, non serve neanche la base, un’orchestra, basta ascoltarla. E alla fine piange lei, piange Ambra, piangiamo noi, urlano e cantano gli avversari che non ce la fanno a non amarla anche se in quel momento rappresenta la loro condanna.
Sickteens e Isobel Kara 9
I Sickteens sono bravi: lo avevamo capito alle audizioni. Poi ai boot camp portano Justin Bieber rock’n’roll e hanno già vinto. Un pezzo rischioso che declinano con classe, competenza, cazzimma e ritmo. Roba che se il ragazzo la sentisse, cambierebbe genere musicale pure lui. E si permettono pure di dare del nonno stiloso a Morgan. Coraggiosi al limite dell’incoscienza, i nipotini.
Gli Isobel Kara, invece, sono i giovani zii fricchettoni, oltre che due pazzi meravigliosi. Continuo a sostenere che unicamente loro possono pensare di essere solo amici. Nympha di Madame innestata sulla Taranta ti dice che possono fare tutto, pure troppo. Il rischio è solo che nel mashuppare i generi ci si prenda così tanto gusto da esagerare. In ogni caso lei, con quella voce, può farlo.
Niccolò Selmi 8,5
Lui è quello che Ambra pensa sia Barracco, il cantante che riempie di strati, profondità, dolente minimalismo le sue performance. Lo prendi sottogamba finché non ti entra sottopelle, ogni volta. Pure con Elliot’s song. È bravo pure a fare Zendaya, con quella faccetta da film di Caligari. Lui ci scaverà così tanto dentro che finiremo non potremo più farne a meno.
Manifesto 8
Black dei Pearl Jam era una prova durissima, ma loro l’hanno affrontata alla grande. Divertendosi, mettendoci tutto quello che hanno, entrando in trance agonistica e musicale. Quasi vuoi che non finisca più. Chi l’avrebbe mai detto che quel gruppo che avremmo visto maluccio pure al concerto finale di una scuola occupata, si sarebbe rivelato così cazzuto.
Margherita Silvestrini e Melissa Coppola 7,5
Every little thing she does is magic. Sting l’ha scritta prima di noi questa pagella di Margherita. Timbro deciso, limpido, e con le corde vocali arpeggia con la stessa abilità che ha con i tasti del pianoforte. Fa delle imprecisioni superficiali, quasi impercettibili e francamente se una canta e suona non può essere giudicata con la stessa severità con cui si decide il destino di chi viene lì e se la gioca con una base. Incredibile che non vada agli home visit. Fossi uno dei giudici direi ‘mi accontento di quello che scarta Ambra, per vincere”.
Eliminazione inspiegabile anche quella di Melissa Coppola. Se chiudi gli occhi e l’ascolti, è chi dice di cantare. Impressionante come sappia replicare voci, tonalità, interpretazioni ormai mitiche. Bring me to Life degli Evanescence cantata da lei ti restituisce Amy Lee al suo meglio.
È eseguita in modo sopraffino, non virtuosistico e vezzoso come la scorsa Amy Winehouse. Sul palco tira fuori grinta, sembra essersi guadagnata gli home visit poi Ambra (che un problemino con le donne ce l’ha, qui si è tenuta solo quella per cui avrebbe meritato l’arresto se non le avesse dato una sedia) le preferisce Jacopo Martini. Come se per fare Aldo Moro Marco Bellocchio avesse preferito Amedeo di Pio e Amedeo a Fabrizio Gifuni.
Sedeyp, Monarchs e Vittoria Gado 7
Pennyroyal tea, Nirvana. Già a rifarla, ci vuole coraggio. Se poi hai un timbro così simile a Kurt e hai le palle di tenere il palco e il confronto, allora un’opportunità la meriti. Troppo emulativi e classicamente rock i Sedeyp – fanno le mosse giuste, prendono le note giuste, sbagliano pure quelle giuste, tutto è troppo archetipico – ma forse un terzo ascolto se lo meritavano.
Che dire di Vittoria Gado? La sua versione di Seven Nation Army fa venir voglia di rivincere i mondiali.
Sembra più sciolta, meno imbronciata, leggermente più a suo agio. Ma il dubbio che continui a essere tutta Winehouse e grattato-graffiato negli acuti c’è. E Ambra l’ha capito, è una di quelle situazioni terribili in cui lei ha fatto il massimo, ma il giudice non ha sbagliato. Un po’ come quando l’operazione è perfettamente riuscita ma il paziente è morto.
Monarchs: è già la seconda volta che li sento e penso siano bravi, preparati, in palla. Poi quando si alzano ricordo che hanno messo insieme Led Zeppelin e Harry Styles ma non quale fosse il loro sound. Forse questo qualcosa ci dice. Il punto è che le band arrivano tutte con un’identità precisa. Troppo, e raramente fuori da quei tre o quattro modelli che l’iconografia consueta dell’immaginario collettivo propone da decenni. Inizialmente passano perché sono preparati in storia della musica. Pure troppo, forse. Poi, come spesso accade alle band di X Factor, durano quanto un gatto in tangenziale.
Animaux Formidables e Morgan 6,5
Lui spacca, lei pure, almeno per la violenza con cui percuote il suo strumento sembra più fatta per Masterchef. Anche perché ha il vizio Sono fighissimi, la maschera dà loro charme e sensualità, su quel palco sanno stare, ma dar loro una sedia è esagerato. Anche perché hanno un sound ben definito pure perché sono bitonali. E così il repertorio rischia di essere limitatissimo. In Italia pare che se porti una maschera, puoi anche campare di rendita.
Il buon Castoldi per ora è in surplace, ma anche così mangia in testa a tutti. Piace quando prova a innervosire gli altri giudici (il primo commento ad Ambra), meno quando vuole fare il buono. Sembra già avere un’idea precisa di squadra, fa meno fronzoli degli altri e quei pochi li fa meglio. L’incognita è capire come si comporterà quando il gioco si farà duro.
Matteo Pierotti e Simona Bonura 6
Già uno che ha l’animo, il tempo e la sensibilità di consolare quello che si è esibito prima di lui che non è stato preso ha qualcosa di speciale. Soprattutto perché lo fa un attimo prima di salire sul palco con un suo inedito, con un gran bel testo e qualche cambio di ritmo inaspettato e coraggioso. Il pezzo non è riuscito, non lo canteremmo sotto la doccia, ma ti dice che testa ha il suo autore. Non ho ancora capito se mi piace come artista, ma so che mi piace come persona.
Idem per Simona Bonura: la voce c’è eccome, lo sguardo è dolce e lo senti che ha un bel mondo dentro. Ma già per la seconda volta sembra incerta, impaurita anche se quelle corde vocali tengono eccome. Il punto è che quante ne abbiamo sentite così brave? Tante, e a quel punto ti chiedi: lei, chi è davvero? Doveva passare solo per come aveva fatto, alle audizioni, Giuni Russo. Su Beyoncé, sbaglia pezzo.
Gaetano De Caro 5,5
Pensiero stupendo è un pezzo difficile ma non impossibile, e lui l’ha messa in scena prima ancora che cantata. Scelta strategica ottima, ma il dubbio che sia tanto fumo e poco arrosto c’è. Detto questo se così giovane riesce a bluffare così bene, comunque merita pure la terza opportunità. Potrebbe pagare una presenza scenica non soddisfacente, della serie “dimmi che sei ancora un bambino, senza dire che sei ancora un bambino”, ma il punto è che non è banale il presentarsi a X Factor e sapere essere competitivo mantenendo una personalità timida ma decisa.
Ambra Angiolini 5
Ha lavorato meglio di quanto sembrasse, anche con un colpetto basso a Morgan, in sede di scelta della sua dozzina per i boot camp. Ecco perché si ritrova una buona cinquina alla fine della sua selezione che raggiunge vette demenziali. Fa fuori almeno un paio di talenti cristallini, riesce forse a fare peggio dell’anno scorso (ma tocca vedere cosa succederà agli home visit) ma qualche colpo in canna (come Angelica Bove) gli è rimasto comunque. Ma solo perché essendo arrivata per ultima non poteva fare danni.
Comunque bello il look che la fa sembrare un incrocio tra un Tony Manero cattivo e Diabolik.
Samuele Barracco e Filippo Ferro 4,5
Per Samuele meglio la seconda parte della prima, risolta con una voce quasi nasale che vuole essere intensa. Sembra bravo, ma Brunori Sas devi farlo con tutta la semplicità complessa dell’originale, altrimenti è solo un’esecuzione. Neanche ottima, di sicuro poco originale. Si fa fatica a capire come abbia potuto sedersi lui, anche per poco, e non Margherita Silvestrini. Pensavamo di aver trovato il ragazzetto sopravvalutato della squadra di Ambra, quello di cui si innamora senza motivo, poi fortunatamente gli ha tolto la sedia.
Su Ferro possiamo dire poco, nel senso che di concorrenti simili a lui negli anni ne abbiamo visti troppi: azzecca la canzone, sembra farla benissimo, ma non ci senti dentro l’anima.
Alessandro Antonini e Filippo La Piana 4
Bella voce Alessandro, ma non ti viene voglia di andare a un suo concerto. Certo, per giudicarlo bene dovresti essere una liceale molto romantica, direi stucchevole. E pur desiderandolo tanto, non lo sono.
Su Filippo, c’è da dire una cosa: a volte ti chiedi, quando scrivono le loro barre su canzoni di altri, come scelgono queste ultime? La sua strofa è bellissima, ma cosa c’entra col pezzo dei Coma Cose?
Matteo Martire 3,5
Big City Life cantata sotto voce, la sua strofa non regge, né armonicamente né per contenuto. Ma ha la faccia e la sfrontatezza per ricordare a Morgan di eliminare Filippo Ferro, che a quel punto stava per passare avanti perché ce l’eravamo scordati tutti.
Spazio Calmo 3
Fare scolasticamente Discoteca Labirinto sbagliando il ritornello è quasi da giustizia penale. Davanti a chi l’ha scritta, poi. Se ne sarebbero accorti, degli errori, persino gli invitati ubriachi di un matrimonio.
Pasquale Arpaia 2
Paolo Conte, Via con me. Sono quei pezzi che devi maneggiare con cura. E se non hai la voce per farlo, va anche bene, perché inizialmente lo domi e in qualche modo gli dai una temperatura diversa. Poi decidi di puntare su virtuosismi insensati in generale e per un pezzo così ancora di più, una scelta incomprensibile e suicida. Di quelle che di solito si fanno a Sanremo Giovani.
Jacopo Martini 1
Non comprerei un suo album neanche sotto tortura, sembra Alan Sorrenti che ha ingoiato Seal, ma veste peggio di entrambi. E Dispetto è tra i peggiori inediti mai sentiti a X Factor. Come ha fatto ad arrivare qui? Forse perché tra lui e Barracco, comunque sembra meglio lui, che ha un’idea. Sbagliata, ma magari lavorandoci può diventare accettabile. Il problema è che ha fatto alzare Melissa Coppola, quella che ci ha fatto pogare e rimanere a bocca aperta. Con lui capisci che Ambra è brava negli switch quanto Rudi Garcia nelle sostituzioni.
Felicity Lucchesi ng
Non giudicabile, è come se non si fosse esibita. Eppure sembra così serena con il suo sorriso, all’inizio. Ma canta con un filo di (bellissima) voce, cerca un inspiegabile zero a zero, si esibisce in difesa, non si muove. Probabilmente ha ragione Morgan, che ha ignorato l’esibizione impaurita e si è ricordato che ha una voce eclettica e piena di colori per farla sedere e alzare poco dopo, proprio quando ero irrimediabilmente innamorato. Se ne va, soave, con quel sorriso irresistibile.
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