Sofia Tornambene, Casadilego, Baltimora, Santi Francesi. Chi sono costoro? Gli ultimi e ai più sconosciuti 4 vincitori di X Factor Italia, talent canoro esattamente 20 anni fa ideato da Simon Cowell, ormai scomparso persino nel Regno Unito e in Italia inspiegabilmente ancora in onda, pur non riuscendo a compiere quella che dovrebbe essere la sua unica missione: partorire popstar.
Nel 2008, quando X Factor era su Rai2, Giusy Ferreri arrivò seconda, nel 2009 Noemi addirittura 5a con successivo trionfo di Marco Mengoni, nel 2012 vinse Francesca Michielin con un giovane Mahmood scartato da Simona Ventura, ripescato e infine eliminato alla 3a puntata, seguito nei 3 anni successivi dai trionfi di Chiara Galiazzo, Michele Bravi e Lorenzo Fragola, puntualmente tutti volati all’Ariston. Nel 2017 Lorenzo Licitra, ora finito ad imitare altri cantanti a Tale e Quale Show, vinse a sorpresa davanti ai Maneskin, poi scomparsi, successivamente resuscitati dal Festival di Sanremo e da allora diventati fenomeno mondiale.
Di fatto l’ultimo, vero, casuale successo musicale di un programma che a Sky costa uno sproposito, senza però avere riscontri mediatici né produttivi dal fronte musicale, perché oramai di X Factor si parla solo e soltanto per le eventuali (e continue) gaffes della sua conduttrice e i litigi tra i giudici.
La musica è finita
Di questa diciassettesima edizione, partita con la maledizione di Morgan che alla vigilia della prima puntata si è lasciato andare a indecorosi insulti omofobi al proprio pubblico durante un concerto, nessuno o quasi discute di musica, dei cantanti in gara, di un eventuale loro futuro. E non potrebbe esserci nulla di peggio per un talent che dovrebbe sfornare stelle della prossima discografia.
D’altronde negli ultimi due decenni il genere televisivo ‘creato’ da X Factor si è moltiplicato, come i pani e i pesci al cospetto di un dirigente di rete, affidando microfoni a chicchessia e illudendo giovani ad ampio raggio, tra Amici, The Voice, Io Canto, Ti Lascio una Canzone, All Together Now. Ipotizzare ogni anno una quantità tale di ‘talenti’ in un singolo Paese è pura fantascienza, con ragazzi e ragazze trasformati in carne da macello catodica e discografica, catapultati in tv e inondati di gratuiti, esagerati e tendenzialmente menzogneri complimenti per poi puntualmente sparire, finendo rapidamente in uno di quei cesti “tutto a un euro” che si possono trovare in qualunque autogrill del Bel Paese.
L’eredità di Cattelan
X Factor, oramai, è diventato solo e soltanto produzione televisiva, elogio delle maestranze, sfarzo di luci e coreografie. Televisivamente parlando è un faro puntato in faccia allo spettatore, abbagliato da uno sperpero di denaro che altrove, vedi Rai e Mediaset, appare sempre più inimmaginabile. Ma dopo 12 anni di produzione Sky a tutto questo siamo da tempo abituati. Se all’inizio sbalordiva adesso appare pura e semplice ovvietà. E non può più bastare. Perso Alessandro Cattelan, conduttore per 10 edizioni, c’è stato l’incidente Ludovico Tersigni, finito non si sa come in abiti che non gli appartengono, fino alla doppietta firmata Francesca Michielin, che conduttrice non è mai stata. E si vede.
La clamorosa gaffe della scorsa settimana su Ivan Graziani, deceduto nel 1997 ma miracolosamente resuscitato da Francesca al cospetto di un basito Colapesce, ha collezionato più tweet, meme e pagine di giornale dell’intera edizione del programma. Michielin non ha il piglio della conduttrice, le manca il guizzo, la pronta risposta, l’intraprendenza, il linguaggio, è ancorata a scalette granitiche e ad autori che evidentemente la telecomandano da dietro le quinte, con gli stessi giurati che la trattano con non poca aria di sufficienza, neanche stesse sopra il pizzardone di Piazza Venezia a dirigere il traffico dell’ora di punta.
Volto da brava ragazza, onesta cantata con un podio a Sanremo e un Eurovision nel curriculum e mai una parola fuori posto, si è ritrovata a gestire una macchina enormemente più grande di lei. E se tra Audizioni, BootCamp e Home Visit sia la mancata diretta che il montaggio aiutano, con i live tutto viene inevitabilmente a galla, limitando ulteriormente un ex Talent che è rimasto solo Show al cospetto dei suoi quattro giudici.
Fattore Morgan
Il richiamare Morgan dopo 10 anni d’assenza, d’altronde, aveva chiaramente quest’unico obiettivo. Sparigliare le carte, affidarsi ai suoi chiari di luna, buttare una mina disinnescata in mezzo all’arena, lasciargli condurre una Nave alla deriva facendola finire in una puntuale tempesta di polemiche. L’ultima puntata andata in onda è stata a tutti gli effetti il Morgan Show, un Castoldi contro tutti, in grado di litigare con Dargen d’Amico (“Ti sei venduto al music business”), Fedez (“Sei troppo depresso per farmi da psicologo”), Ambra (“Bella la retorica delle lacrime”), e la produzione tutta (“Contesto l’iniquità delle esibizioni”), in diretta, deridendo la sua esterrefatta presentatrice con un irrisorio (“Ti aspetta Ivan Graziani, di là”). Michielin, piena come neanche il 26 dicembre dopo cena della vigilia e pranzo di Natale, ha mantenuto un invidiabile self control, limitandosi ad un’espressione che ha detto tutto pur non spiccicando parola.
Piaccia o meno, e giovedì sera a pochi è piaciuto, Morgan ha fatto esattamente quello che la produzione tutta si augurava prima o poi facesse. Notizia. Non avendo chissà quale materiale artistico tra le mani da poter plasmare come avvenuto in passato (Noemi, Mengoni, Galiazzo, Bravi, tutti suoi), ha percorso l’unica altra strada alternativa, chiamata “via della caciara”. Dopo due mesi di niente X Factor è tornato a fare rumore, ma certamente non per i suoi concorrenti.
Nella puntata live del 16 novembre sono stati eliminati due cantanti, Selmi e i Sickteens, ma nessuno parrebbe essersene accorto. Perché i cantanti di X Factor sono ormai diventati contorno di X Factor, apostrofo rosa tra le parole “e sticazzi”. A 3 settimane dalla finale chi è rimasto in gara e con quali giudici? Alzi la mano chi ne sa qualcosa, a meno che non si sia tra i fedeli telespettatori di un programma che non fa più breccia sui quotidiani, sui siti di musica e della tv generalista.
Negli ultimi 10 anni abbiamo visto giurati farsi spazio ad X Factor senza lasciare alcuna traccia di sè. Skin, Alvaro Soler, Levante, Victoria Cabello, Lodo Guenzi, Samuel, Malika Ayane e Sfera Ebbasta tripletta da incubo nella 13esima edizione, fino a Rkomi lo scorso anno. Tutti durati quanto un gatto in tangenziale, ovvero un’unica stagione. Con l’edizione 17 c’era bisogno di ribaltare il
tavolo perché tutti chiaramente consapevoli di non aver più niente da dire, ed ecco allora il coniglio Morgan, uscito da un cappello a cilindro che non ha comunque realmente pagato. Perché X Factor 17 ha deluso anche sul fronte Auditel.
… e gli amici se ne vanno
Chiaro è che per una tv satellitare come Sky, che deve principalmente regalare prodotti ‘esclusivi’ ai propri abbonati, il riscontro Auditel lascia il tempo che trova. Laddove risulta fondamentale sul fronte della raccolta pubblicitaria, vedi Rai e Mediaset, in casa Sky si guarda con meno pressione e ossessione alla guerra quotidiana degli ascolti, ma da qui ad accettare la quasi totale indifferenza ce ne dovrebbe passare. La scorsa edizione aveva chiuso con una media di 624,000 telespettatori e il 3,06% su Sky Uno/+1 e on demand, da aggiungere ai 517.700 telespettatori con il 3,24% di share in chiaro su Tv8.
Questa 17esima edizione sta facendo addirittura peggio. I primi 3 live in chiaro su Tv8, ad una settimana dal live su Sky, hanno rispettivamente collezionato il 3,60%, il 3,10% e il 2,60% di share. Numeri da un qualsiasi film d’archivio in replica. Meglio non va su Sky Uno/+1 e on demand, con i 4 live che si sono fermati al 3,10%, 3,30%, 2,60% e al 2,40 di share del 16 novembre, con appena 433.000 telespettatori per la puntata Far West. Volendo fare una sorta di confronto, il match delle ATP Finals di Jannik Sinner contro Novak Djokovic ha fatto su Sky il 4.5%, pur essendo in diretta in chiaro su Rai2 (al 14.6%).
La successiva partita di un Sinner già qualificato alle semifinali contro Rune sempre su Sky ha toccato il 3.5%, pur essendo nuovamente in diretta e in chiaro anche su Rai2 (13,4%). Pur non volendo paragonare mele con pere, in contemporanea l’ultimo live X Factor ha fatto oltre 200.000 telespettatori in meno. Segno che anche l’abbonato satellitare, oramai, guarda sempre più con semi indifferenza ad un format che a quasi 20 anni dalla sua nascita, e a 15 anni dal suo arrivo in Italia, meriterebbe un sincero,
onesto e meritato pensionamento. Se non ora, quando?
Il programma della settimana? Le ATP Finals di Torino, su Sky.
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